Reggio piange Mimmo Morace: un giornalista d’altri tempi
Con il suo “Eroici” il Corriere dello Sport ha battuto il record di vendite dei quotidiani. Addio Mimmo Morace, Signore del giornalismo
20 Novembre 2025 - 08:53 | di Redazione

Mimmo Morace, il più grande giornalista sportivo calabrese e tra i più famosi in Italia di tutti i tempi, è morto oggi in una casa di cura di Cinquefrondi, dove era stato ricoverato da due giorni dopo una lunga degenza nel reparto rianimazione del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.
E’ quanto riporta giornalistitalia.it.
Nato a Reggio Calabria il 1° febbraio 1943, giornalista professionista iscritto all’Ordine della Calabria dal 1° gennaio 1966, Domenico Morace, è stato direttore del quotidiano sportivo Corriere dello Sport – Stadio dall’11 ottobre 1986 al 28 febbraio 1991 ed è stato anche direttore del settimanale Guerin Sportivo dal marzo 1994 al luglio 1996 e nel 1998 del Domani della Calabria di Guido Talarico. Su proposta dell’allora segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, era stato nominato per acclamazione presidente onorario dell’Ussi Calabria.
Giornalista sportivo di grande tradizione, Mimmo Morace aveva iniziato la carriera prima con alcune collaborazioni al quotidiano Il Mattino di Napoli, poi come corrispondente locale del Corriere dello Sport da Reggio Calabria. Ma il ragazzo è così bravo e così sveglio che lo chiamano ben presto in redazione come cronista di calcio, nella sede centrale a Roma, col compito di seguire le vicende della Lazio. Da qui il passaggio a caporedattore nella redazione milanese del quotidiano, dove negli anni si è occupato prevalentemente del calciomercato internazionale.
Una carriera sempre in crescita, costellata da successi e da riconoscimenti unici nella storia del giornalismo sportivo, che lui viveva con grande nonchalance, come se il fatto non lo riguardasse. Inseguiva passioni ed emozioni e raccontava tutto questo con una freschezza e una modernità che i più grandi cronisti sportivi gli invidiavano pubblicamente.
Iconico lo sfogo che affida al Guerin Sportivo nel maggio del 1994 a proposito degli eccessi dello sport:
«Si discute da sempre se i campioni debbano essere tali anche fuori dal campo, per i tifosi che li adorano – feticismo sportivo – e che a loro si ispirano. Personalmente credo che si debba essere campioni sul campo ma non di cattivo esempio nella vita. Ritengo anche che ognuno, dal proprio mestiere, debba trarre il massimo della soddisfazione e dei guadagni. Ma c’è, o dovrebbe esserci, un confine tra l’interesse e l’ingordigia, tra l’amore per il mestiere e quello per il denaro. Ci deve anche essere rispetto per gli altri […]. Quanti lavoratori disoccupati ci sono e quanti guadagnano appena un milione al mese? Essere campioni di calcio, amati e coccolati, non autorizza a scordare tutto questo».
Dopo la sua esperienza forse più importante nella redazione del Corriere dello Sport di Milano, Mimmo torna alla sede centrale romana nel 1981, sempre come caporedattore, per poi diventare dal 1983 vicedirettore e responsabile della cosiddetta edizione “verde” del quotidiano, quella che veniva distribuita nel Centro-Nord del Paese, ovvero nella vecchia zona d’influenza di Stadio (testata che si era fusa col Corriere sei anni prima.
Mimmo Morace è stato soprattutto un leader che ha continuato ad occuparsi di cronache sportive anche dopo aver lasciato la carta stampata, chiamato e corteggiato in questa sua seconda giovinezza dal mondo della televisione, Mamma Rai, per 90º minuto, a caccia di grandi commentatori sportivi.
Profondo il cordoglio del sindacato dei giornalisti Figec che si stringe attorno alla famiglia tutta con un commosso abbraccio ai figli Daniele e Luciano, colleghi giornalisti, alla figlia Laura che, fino all’ultimo l’ha assistito assieme alla mamma Patrizia, al fratello Aldo Maria.
Il segretario generale Carlo Parisi ricorda Mimmo Morace come «una stella di primaria grandezza nel firmamento del giornalismo sportivo, ma soprattutto un gran signore d’altri tempi che disarmava tutti con il suo garbo, la sua gentilezza, il suo rispetto nei confronti di tutti».
Mimmo Morace – perché non dirlo? – ha sempre considerato il Corriere dello Sport il suo giornale e al Corriere dello Sport ha dedicato i suoi anni migliori.
«Faccio un mestiere bellissimo, quello del giornalista – raccontava Mimmo Morace a Reggio in occasione di uno dei tanti premi ricevuti alla Carriera – un mestiere che ho fatto per 50 anni e che ogni volta che mi fermo ricomincerei a fare da capo, anche se personalmente non mi ritrovo più a mio agio nel giornalismo di oggi. Ci sono giornali che si fanno la guerra quasi fosse una competizione tra bande. Ci sono giornalisti che sembrano aver dimenticato le due regole basilari per chi ha scelto di fare questo mestiere: la sintassi e la “consecutio”. Come si può leggere un giornale in cui il congiuntivo è un lusso?».
La redazione di CityNow si stringe al dolore della famiglia.


