Gambarie, che spettacolo! La montagna arricchita dell’arte di Aspromondo – FOTO

La descrizione e le foto di tutte le opere realizzate nel territorio reggino da artisti professionisti con la collaborazione dei cittadini

Aspromondo

Un’esplosione di energia e bellezza che ha avvolto la natura con amore e rispetto verso l’Aspromonte.

La prima edizione di Aspromondo ha contagiato tutti di entusiasmo. Istituzioni, artisti, partner e soprattutto cittadini e turisti.

A loro e al pubblico era rivolto l’esperimento Aspromondo (pienamente riuscito) ideato dal direttore artistico Paolo Giosuè Genoese e realizzato in sinergia tra Comune di Santo Stefano in Aspromonte e Accademia di Belle Arti. Sparsi nel territorio di Gambarie, dieci artisti hanno immaginato e realizzato, alcuni con l’aiuto dei residenti e senza neanche troppa difficoltà, dieci opere, una più bella dell’altra.

A supporto degli artisti, centinaia di persone tra adulti e bambini, hanno interagito in un rapporto di fiducia reciproca nella creazione delle stesse opere.

Il bosco si racconta attraverso un filo

Aspromondo

Come nel caso della lunga sciarpa di Deborah Correnti, realizzata dalle anziane signore del luogo, che con pazienza e amore hanno offerto il proprio contributo nella realizzazione dell’opera, presente nella pineta di Gambarie. Un legame tra natura e uomo creato dall’intrecciarsi dei fili di cotone e lana lavorati all’uncinetto.

Il respiro della foresta, tronchi dorati in pineta

Aspromondo Il Respiro Della Foresta (4)

Sempre in pineta, a pochi passi dalla ‘sciarpa colorata’ spiccano due tronchi dorati. Il lavoro è di Victoria Cojocaru che ha utilizzato due legni di circa 2 metri di altezza ed un diametro di 30cm. Forati entrambi e legati da un filo metallico, permettono di guardarci attraverso.

Sul filo inoltre è collocata una piuma vera che sollecitata dalle vibrazioni del vento si sposta in maniera naturale all’interno dello spazio rivelando appunto “Il respiro della foresta”.

Spazio onirico in pineta

Acchiappasogni Pineta Gambarie

Ma l’installazione che più colpisce, quanto a impatto visivo, è certamente ‘Spazio onirico‘ di Roberta Cuzzola.

Immersi nella natura sono stati collocati 13 acchiappasogni che hanno abbellito l’intera area.

L’opera, quindi, riprende ed esalta il concetto di sogno, caro al mondo della psicanalisi, riportando questa dimensione simbolica, immaginativa, spirituale e metaforica nel contesto reale.

Chi è stato più “cattivo” l’uomo o il lupo?

Aspromondo Lupo

C’è poi la scultura di Tonino Denami. E’ forse la più rappresentativa e quella centrale che spicca e si fa ammirare più delle altre. Il lupo di legno si trova nel cuore di Gambarie, in piazza Mangeruca.

Davanti agli occhi incuriositi dei passanti, tra turisti e cittadini esperti conoscitori del legno, Tonino Denami ha scolpito, attraverso un processo di sottrazione del materiale, un lupo.

Un’opera simbolica che ne condanna l’uccisione dell’animale che da secoli viene visto dall’uomo come una minaccia.

“Ho deciso di rappresentare un lupo mentre ulula, per rivendicare la sua quasi scomparsa dal territorio montuoso. Quest’opera scultorea monumentale, vuole riportare e valorizzare la figura del lupo nel territorio, non solo fisicamente, ma soprattutto idealmente e concettualmente. Possa l’ululato silenzioso di questa meravigliosa creatura, sensibilizzare le anime e le coscienza di noi uomini”. Queste le parole dell’artista Tonino Denami.

Koíta me, una grande maschera in montagna

Aspromondo (5)

Dal greco guardami, Koita me, è l’opera di Antonio Viglianti.

Koita me è una maschera che rappresenta il volto della natura, in cui lo spettatore coricandosi all’interno completamente al buio può osservare e concentrarsi solo sulla natura vista dai suoi occhi, ascoltare tutto ciò che lo circonda per comprendere la bellezza e capire cosa stiamo perdendo.

“Mind the gap”

Mind The Gup

L’idea di Ninni Donato si sviluppa in un progetto fotografico.

Mind the gup è una frase resa popolare dall’uso nella metropolitana di Londra. Fu introdotta nel 1969 per avvertire i passeggeri dello spazio presente in alcune stazioni fra la banchina e le porte del treno. La frase è diventata così famosa da essere spesso stampata anche su souvenir e gadget turistici londinesi. In epoca Covid “Mind the gap” diventa il nome di una app che serve a ricordarci di fare attenzione alla prossimità di un altro essere umano.

Nel progetto diviene lo spazio vuoto, ottenuto con la tecnica del green screen, alle spalle dei soggetti fotografati. Un vuoto che ciascuno può facilmente riempire con lo sfondo che preferisce.

Talea, ‘porta d’accesso’ in Aspromonte

Talea Aspromondo

Francesco Finotti è un’artista originario di Bologna che ama il bosco e la natura. Non conosceva l’Aspromonte e con ‘Talea‘ si è immerso totalmente entrando in contatto con la nostra montagna.

Talea è una grande pelle di mucca che ho voluto riportare all’interno del suo ciclo naturale di decomposizione. E’ una pelle che nutrirà il sottobosco come sarebbe in natura se un animale morisse nel bosco”.

Una sorta di innesto che riporta alla tridimensione queste piatte, bidimensionali conce di animale, tentando sempre un’utopica rianimazione della bestia e che si trova all’ingresso di uno dei sentieri principali, porta d’ingresso in Aspromonte.

Siate calmi! Qui siete già al sicuro!

Michele Giangrande Aspromondo

Siate calmi! Qui siete già al sicuro! è il monito di Michele Giangrande, già amico del Face Festival negli anni precedenti, riproduzione fedele della targa murale rinvenuta nel bunker del Monte Soratte a Sant’Oreste, in provincia di Roma.

L’opera è un invito alla calma e al trovare una dimensione in cui essere al sicuro.

Giangrande, in linea con la sua ricerca, riporta e ricontestualizza questa frase attraverso la collocazione di un’opera muraria facente parte di un’installazione diffusa poiché già situata in maniera permanete in diversi spazi pubblici.

“E’ una frase che racchiude tutta la speranza o forse la rassegnazione rispetto all’apocalisse sociale che stiamo vivendo: un virus ci ha messo in ginocchio, il pianeta non ne può più, il mare è un cimitero, la precarietà regna sovrana, la cultura è al collasso, l’economia pure, ma continuano a invitarci alla calma rassicurandoci che andrà tutto bene”.

Regalo albe come nuove

Angela Pellicanò ha ideato invece due opere ibride che si avvalgono degli elementi naturali del territorio e che traggono entrambe origine dalla cronaca recente dell’inferno in Aspromonte derivato dalle fiamme che tutto ha distrutto, specie sul versante jonico.

Le opere sono discrete e quasi nascoste.

La prima è una ‘spina dorsale’ adagiata su un tronco senza vita in una faggeta che introduce alla piazza di Gambarie tra Tre Aie e la piazza Mangeruca.

Aspromondo (2)

Su quel tronco Angela Pellicanò ha deposto dei piccoli coni che diventano metafora di una morte forzata ovvero quella degli incendi boschivi.

C’è poi un grumo bianco di ceramica che naviga in un laghetto, all’avvio di uno dei più importanti sentieri di accesso alla montagna, con annessa boa riempita di cibo per animali.

Una zattera al servizio di tutti quegli animali scappati dagli incendi.

Aspromondo (3)

happening “VOX TERRAE”

Aspromondo (4)

Quella di Angela Varvara è l’unica performance di Aspromondo. Ha emozionato tutti e alcuni si sono messi anche a piangere.

L’idea progettuale pensata per Aspromondo, si sviluppa su un’azione performativa in divenire che si muove in dialogo col luogo circostante. In un anfiteatro naturale è andato in scena ‘Vox Terrae‘ che ha coinvolto attori anche non professionisti e musicisti operanti sul territorio, specializzati nel suono di strumenti tipici del luogo.

Terra è origine, presenza, materia che prende forma e si tramuta in vita.

Una vera occasione celebrativa, che ha esaltato e celebrato il prezioso valore e l’importanza fondamentale della Madre di tutte le madri, colei che dà vita agli esseri viventi, una divinità che oggi meno di ieri non è più vista come tale, un mano onnipotente che non dovrebbe subire leggi ma imporle.

Attraverso la musica e le voci dei partecipanti, la terra assume un corpo nuovo, acquisisce parola, si annuncia e pronuncia al cospetto del genere umano dando così un suono al suo silenzio. Uomini e donne diventano nient’altro che un mezzo d’espressione al suo servizio.

Aspromondo dunque si è rivelato un successo in termini di emozioni e partecipazione. Del resto quando ti trovi immerso nella natura dell’Aspromonte ed incontri artisti professionisti che ti guidano mano per mano alla scoperta di altra bellezza attraverso l’arte, diventa tutto naturale lasciandosi andare alle emozioni e all’istinto primordiale.

L’organizzazione di Aspromondo ringrazia il sindaco di Santo Stefano in Aspromonte Francesco Malara ed il consigliere Luigi Belmonte per aver creduto fortemente nel progetto artistico culturale.

QUI LA MAPPA ED IL TOUR DELE OPERE

VISITA IL SITO FACEFESTIVAL.ORG