Quando il vino è donna, la storia dell’azienda reggina Nesci: ‘Qui è tutto legato alla famiglia’
"Non ho dubbi quando dico che il vino è più donna che uomo", spiega Alberta, con una passione travolgente, ai microfoni di CityNow
03 Dicembre 2021 - 12:38 | di Eva Curatola

Anche secondo voi il vino è donna? Ne è assolutamente certa Alberta, titolare dell’azienda di famiglia “Nesci“.
Sarà per il suo profumo che sembra ricondurvi a casa, sarà per la dolce promessa nascosta dal vetro della bottiglia, sarà per il sapore inebriante o per quella capacità di rendervi brilli se si esagera. Non dimenticate che il vino nasce dall’uva. È una promessa, una garanzia di spensieratezza e convivialità, un modo per mandar giù le cose che non vanno e per celebrare ciò che, invece, non potrebbe andare meglio.
La storia dell’azienda Nesci
Una passione di famiglia divenuta prima avventura e poi un fantastico lavoro. La prima vendemmia dell’azienda Nesci è stata organizzata nel 2015, grazie all’intuizione di Francesco Saverio Nesci. Il prof. universitario, rinomato nella comunità reggina, aveva infatti deciso di voler contribuire a rendere il territorio ancor più ricco. Da qui la decisione di occuparsi dei terreni di famiglia insieme alla figlia che, sin dal primo giorno di attività, si è presa cura della cantina.
“Con il passare del tempo abbiamo iniziato a ricevere diversi riconoscimenti – ci spiega Alberta che, oggi, ha preso in mano l’azienda di famiglia dopo la scomparsa del padre. Siamo partiti da Palizzi – dice con il cuore gonfio di emozione – da quell’angolo di provincia grazie al quale il vino reggino, oggi, è conosciuto a livello nazionale”.
L’azienda Nesci si è così dedicata alla produzione di vini IGT rossi, bianchi e rosé. La trasformazione del prodotto avviene all’interno di un’area identificata dal marchio IGT in una struttura moderna ed efficiente che consente, oltre all’aumento dei vini in bottiglia, una maggiore integrazione con le attività connesse allo sviluppo rurale, quali agriturismo, itinerari enogastronomici, attività culturali.
Negli storici terreni della famiglia Nesci non ci sono solamente i vigneti, ma anche uliveti e bergamotteti. Il fulcro dell’attività, però, risiede nella realizzazione del vino che ha conquistato, da Nord a Sud, tutto lo Stivale.
“Prima in questi stessi campi si lavorava solamente il terreno. La svolta l’ha data mio padre che, essendo docente di agraria, ha voluto realizzare qualcosa in più, dando una nuova vita ai nostri vigneti. Al centro della nostra attività c’è sempre il prodotto locale. Abbiamo una particolare “politica del vino”, quella di essere artigiani del settore e lavorare sempre e comunque con le nostre uve, a prescindere dall’anno buono o meno e sarà quello che gli amanti del vino troveranno poi in tavola”.
Il potere dell’imprenditoria al femminile
“Non ho dubbi quando dico che il vino è più donna che uomo – spiega Alberta, con una passione travolgente, ai microfoni di CityNow – Le donne in questo settore si sentono spesso scoraggiate, pensano di non riuscire ad emergere, proprio perché accerchiate da un mondo arroccato alla convinzione che unicamente l’uomo possa occuparsi del bere. Attraverso l’azienda Nesci vogliamo sfatare definitivamente questo mito. Nonostante l’età moderna, la società non è ancora al passo con i tempi e non si è capito che risultati è in grado di portare l’imprenditoria al femminile all’economia”.
L’azienda Nesci è solo uno dei tanti esempi di imprenditoria femminile reggina.
Una cantina davvero speciale: da Chapeaux a Olimpia
Da Chapeaux ad Olimpia, la cantina dell’azienda di vini locali è davvero speciale e tutta da scoprire.
“I nomi dei nostri vini – ha raccontato Alberta – nascono da una storia sempre legata alla famiglia. Tutto è iniziato da alcuni disegni di un prozio di mio padre trovati nella biblioteca di casa. Per hobby disegnava personaggi stravaganti, quasi caricature da cui nascono Chapeaux e Olimpia“.
Della cantina fanno parte anche:
- Frà Antonio, l’unico gran riserva, un vino elencate dedicato ad uno zio;
- Frasané, un elogio al creatore dell’azienda, diminutivo di Francesco Saverio Nesci;
- Totocorde, l’unico rosato, a cui è stato dato un nome latino che vuol dire “con tutto il cuore”;
- Esperanto, dalla la lingua che tutti parlano e che tutti accomuna;
- Meet, un incontro a tavola con un buon vino ed allo stesso tempo la soddisfazione del prodotto realizzato con due vitigni locali;
- Maga, l’unione di consonanti e vocali che compongono i nomi delle tre sorelle Nesci, Maria Grazia, Annamaria e Alberta.
Uno sguardo al futuro ed a nuovi, ambiziosi progetti
L’obiettivo dell’azienda Nesci non è solo quello di crescere:
“Vogliamo dare un continuum ai nostri terreni biologici, ma vogliamo anche instaurare nei reggini la cultura dell’acquisto dei prodotti locali. Con un occhio diverso alla produzione di vini la cui pronuncia territoriale è sempre in grande evoluzione”.
