Basket, Recalcati: ‘Reggio Calabria è nel mio cuore e della mia famiglia’
Una reunion delle glorie neroarancio in occasione della produzione del docufilm "Charly" dedicato allo storico coach
01 Ottobre 2025 - 13:07 | di Domenico Suraci

Un’occasione importante per ricordare i tempi migliori della Viola Reggio Calabria, la presenza di Carlo Recalcati e dei protagonisti della prima metà degli anni ’90 del basket a Reggio Calabria. Insieme a lui, giocatori del calibro di Sasha Volvok, Roberto Bullara, Hugo Sconocchini, Donato Avenia, Marco Spangaro, Lucio Laganà e Rocco Famà circondati da altrettanti personaggi che hanno segnato la pallacanestro nella nostra città con la presenza anche del nuovo corso, ovvero il capitano Fernandez. Il motivo? Il docu-film “Charlie” realizzato prodotto dal reggino Alessandro Nava, dedicato ad uno dei più importanti allenatori della maggiore compagine cittadina abbia avuto: Carlo Recalcati.
Ai microfoni di CityNow, Coach Carlo Recalcati, ci parla della reunion importante, in virtù di questo documentario per ritornare ai ricordi del cuore, soprattutto dei tanti trascorsi qui a Reggio Calabria.
“Sì, è sempre piacevole avere occasioni di questo tipo perché ti permettono di ritrovarti con tante persone con cui hai condiviso momenti belli, magari anche momenti non piacevoli, che però ti hanno comunque permesso di avere un legame di amicizia, oltre che professionale. È chiaro che qui mi sono ritrovato con tanti ragazzi che non vedevo da tantissimo tempo ed è stato appunto il bello proprio questa occasione, vederli crescere, perché adesso sono diventati tutti uomini, capi famiglia, qualcuno è diventato nonno e quindi è stata una cosa effettivamente piacevole”.
La presenza di Volkov
“Con Sasha Volkov c’eravamo visti grazie alle attività delle reciproche nazionali in occasione dei campionati europei di tre anni fa, quindi è stata più la sorpresa di ritrovarsi con Bullara, Famà e Spangaro. Avenia l’avevo visto in un’altra versione e non l’avevo riconosciuto perché era diventato enorme, adesso si è asciugato e quindi è tornato a essere Donato. Queste occasioni sono piacevoli, sono belle perché si hanno anche le occasioni di scambiare qualche battuta, oltre che aggiornarci sui progressi che hanno fatto le famiglie”.
C’è un rapporto particolare con Reggio?
“Sì, non può non essere così, sono stato un professionista e la mia vita cestistica è legata prevalentemente a Cantù. Tra giocatore e allenatore ho fatto 24 anni di attività con Cantù, mi sono trasferito a Cantù quando avevo 17 anni, vivo ancora a Cantù, le mie figlie sono andate a Cantù. Quindi è chiaro che il legame che ho con Cantù è particolare, però Reggio ha non solamente per me, ma soprattutto per la mia famiglia, un posto particolare nel nostro cuore perché è stata un’esperienza formativa”.
Altri piacevoli ricordi
“Sicuramente dal punto di vista professionale, ma anche dal punto di vista umano, perché le mie ragazze sono venute a Reggio, una aveva 16 anni, l’altra aveva 18 anni, quindi un momento che poteva essere anche critico della loro vita. Gaia ha terminato gli studi al Piria, quindi ha avuto modo di avere tante amicizie, compreso il compianto Professor Calafiore, che era il Presidente del Piria in quel periodo, e solo tutte amicizie che hanno poi mantenuto e che tuttora hanno una frequentazione, perché ogni tanto capita qualcuno che ha studiato, ma soprattutto, tornando un po’ al noccio della questione, la mia famiglia è cresciuta umanamente in quei cinque anni di Reggio, quindi devo ringraziare Reggio perché ho visto veramente le mie ragazze fare uno step dal punto di vista della maturità”.
Qualcuno manca purtroppo, no?
“Più di uno, perché chiaramente i ricordi vanno a Gustavo Tolotti, vanno a Gaetano Gebbia, l’ingegnere Scambia, il giudice Viola. Avevo avuto l’occasione di vedere Gustavo un paio d’anni prima, perché io ho organizzato per anni dei camp con ragazzi e ragazze a Cutro, e quindi trovandomi lì mi era facile arrivare a Catanzaro Lido, dove lui aveva aperto un bar, ci eravamo trovati con lui e con Angela, sua moglie. L’avevo trovato anche contento, al solito Gustavo, cordiale, eccetera. Poi è successo quello che è successo.
Con Gaetano ci siamo visti due anni fa, tre anni fa massimo, a Milano, perché un amico comune che era il Guido Saibene, che tra l’altro sapendo che sarebbe venuto a Reggio proprio ieri mi diceva di portare ancora la sua amicizia per Gaetano. Avevo organizzato un clinic a Milano proprio perché voleva che tutti gli amici di Gaetano del nord avessero avuto un’occasione per poterlo salutare. Chiaramente la speranza era quella che ci potesse essere un’altra occasione di quel tipo lì, però purtroppo non c’è stata. Quindi abbiamo perso due persone che prima che il giocatore e il tecnico erano due uomini fantastici”.
Un’occasione, un vissuto, tanti ricordi che meritano un documentario?
“Innanzitutto non posso che ringraziare la produzione, la persona di Alessandro Nava che ha avuto questo desiderio di farmi un regalo perché è un regalo. E devo dire che io sono già soddisfatto, sono già soddisfatto al di là di quello che sarà l’opera conclusiva che sono convinto che sarà altrettanto positiva, ma sono già soddisfatto perché percorrendo questo documentario Alessandro Nava mi ha costretto a ripercorrere la mia vita e quindi ripercorrendo la mia vita mi ha costretto ad andare a trovare dei ricordi che magari erano dentro di me che però avevo quasi rimosso. Quindi lo ringrazio soprattutto per questo e lo ringrazio perché sono convinto che grazie alla passione che Alessandro sta mettendo in questo prodotto ne scaturirà anche una buona cosa”.