Calabria, museo del rock mai nato: Tyler denuncia tutti. Tra gli indagati anche due ex sindaci

Una diffida del frontman degli Aerosmith è all’origine dell’indagine che ha scoperchiato truffe, appalti truccati e episodi di corruzione e concussione nel piccolo borgo calabrese

Steven Tyler calabria

Appalti pilotati, corruzione, concussione e un finanziamento pubblico ‘perso’ da 1,3 milioni. Due ex sindaci, più una serie di funzionari e dipendenti comunali di Cotronei, indagati.

E’ quanto riporta repubblica.it sul caso scoppiato dopo formale diffida di Steven Tyler, leader degli Aerosmith. Oggi l’inchiesta della procura di Crotone rischia di mandare a giudizio due amministrazioni è un museo del rock che mai ha visto la luce.

Non tutti sanno che Steven Victor Tallarico — vero nome del cantante — ha origini italiane e il nonno Giovanni negli Stati Uniti ci è arrivato da Cotronei.

Tyler riceve una proposta: creare un museo del rock a lui dedicato, con annessa scuola di musica per i meno abbienti. L’idea gli piace, promette addirittura un concerto per l’inaugurazione e di portare con sé per l’occasione la figlia Liv, fra i volti più famosi di Hollywood. Però — racconta il cugino, che oggi lo assiste legalmente — il cantante pone una condizione: che il museo fosse realizzato a Palazzo Bevilacqua, vecchia residenza di famiglia nel borgo storico.

Secondo quanto riporta Repubblica.it il progetto piace anche alla Regione Calabria che ci mette su 1,3 milioni di euro.

Ma iniziano ad arrivare i primi problemi che interessano la location. Il palazzo è abbandonato da tempo, ma ha dei proprietari, con cui non si riesce a trovare l’accordo. In realtà, ha svelato l’inchiesta della procura di Crotone, le procedure per l’esproprio non sono mai partite, la proprietà mai contattata, e il museo quasi subito dirottato su un altro immobile, comprato a peso d’oro. Quando Tyler viene informato, non gradisce e diffida il Comune dall’usare il proprio nome e giura che non metterà a disposizione neanche uno dei suoi vecchi cimeli.

Nel frattempo si procede con il museo, inanellando — si legge nelle carte — falsi su falsi. Per non perdere i fondi, nonostante lo stravolgimento del progetto e il ritardo monstre, l’amministrazione cerca persino di scaricare la responsabilità sulla Soprintendenza dei beni culturali, in realtà mai contattata.

I pm lo scoprono quando iniziano a spulciare la valanga di carte allegate all’esposto presentato dall’avvocato Grassi.

Si sviluppa così un’inchiesta dei Carabinieri che vede oggi 15 indagati fra cui l’attuale sindaco Antonio Ammirati e il suo predecessore Nicola Belcastro, più assessori, consiglieri e dirigenti comunali.