Calcio – E’ bello tifare Reggina…


In quel periodo, la strada per arrivare allo stadio era strapiena di bancarelle che vendevano gadget amaranto di ogni genere: magliette (taroccate naturalmente), bandiere, sciarpe, cappelli di ogni tipo, fascette e polsini e poi trombette, fino ai pratici impermeabili usa e getta nelle giornate di pioggia Si partiva dal Calopinace fino ad arrivare alla fine della via Galilei e poi naturalmente nei pressi degli ingressi dei vari settori.

Non erano solo gadget amaranto però, c’erano naturalmente maglie e vessilli delle squadre più forti, Juventus, Milan, Inter, Roma, ma, più la Reggina vinceva e faceva sognare, più la macchia amaranto sovrastava tutte le altre. Ricordo in particolare che la maglia taroccata di Possanzini era la più gettonata in assoluto. La compravano tutti adulti e bimbi, non c’era Totti o Del Piero, Vieri o Weah che potessero battere la concorrenza del Pelé amaranto. Ed era bello vedere, durante la settimana, per le strade, nei campetti improvvisati, nei cortili e, per chi riusciva, nei campetti di calcetto, quella maglietta correre e segnare addosso a questo o a quel bambino.

Già, i bambini tifavano con orgoglio REGGINA, si identificavano anche loro in una curva che trascinava tutto e tutti e in un gruppo di eroi che lottava e sputava sangue per quella maglia, che inseguiva un sogno cominciato 4 anni prima con dai Aglietti facci un gol e proseguito con l’aeroplano di Dionigi e con nella Reggina c’è un giocatore che dribbla come Pelé Possanzini alé alé.

Era bello tifare Reggina, portare con orgoglio quel vessillo, crescere amaranto.

Oggi, all’alba dell’ennesima nuova era amaranto, di bambini che indossano maglie amaranto se ne vedono pochissimi nei vari campetti di calcetto (le strade e i cortili sono ormai un ricordo). Le maglie di Dybala, Hamsik, Icardi, Messi, Ronaldo, stravincono per distacco e, ancor più triste, molti la Reggina non la conoscono nemmeno visto che la televisione non la trasmette quasi mai.

Identità, orgoglio, appartenenza sono valori persi in un passato che ci vedeva poveri ma sognatori. Questi valori possono e devono essere tirati fuori, ogni bambino dovrebbe avere una maglia amaranto, insegnare ai grandi che si può e si deve sognare e che, sognando insieme si scrivono nuove pagine di storia da vivere e raccontare ai bambini che verranno, sogni amaranto…

Ugo La Camera (giornalista di Leggende Amaranto)

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