Capodanno 2020, il cibo porta fortuna sulle tavole calabresi

La tavola di Capodanno dei calabresi fra tradizione e fortuna

Sono proprio tanti gli alimenti che, secondo la tradizione popolare, dovremmo consumare durante le feste di fine anno perché, si dice, portino fortuna, ricchezza, prosperità, fecondità ecc. a noi, alle nostre famiglie, ai nostri cari. Dopo tutto le feste sono belle anche per questo. Ma quali sono i cibi o le pietanze che non possono mancare sulla tavola delle feste.

A tavola con la fortuna

Pomegranate

Secondo la leggenda, Proserpina, dopo aver mangiato questo frutto, fu condannata a passare il resto della vita nell’Ade, insieme a Plutone suo sposo. Anche mangiare uva passa la notte di Capodanno pare porti soldi in abbondanza nel nuovo anno.

Tra i frutti, altro simbolo di prosperità e benessere è il mandarino e l’immancabile uva. Bianca ma va bene anche nera o rosata, con gli acini dolci, porta con sé la buona sorte. Dolcezza e benessere sono presenti anche nei significati legati al miele, ai fichi, all’alloro e persino all’avocado dal colore brillante e dal sapore riccamente burroso.

Per scacciare la cattiva sorte, non possiamo scordare i peperoncini rigorosamente rossi e anche il ribes, con le sue scarlatte perle traslucide. Infine noci, nocciole, castagne ma anche decorazioni con ghiande e pigne che simboleggiano una sorta di ‘scudo di protezione’ contro i mali della vita che l’anno nuovo potrebbe in qualche caso presentare.

Sicuramente la tradizione delle lenticchie, che anche per questo Cenone assume un particolare significato perché portano soldi, è la più diffusa in tutta Italia. Immancabile, poi, il brindisi con champagne e/o spumante a seconda dei gusti, ma…. ricordatevi, anche il botto del tappo della bottiglia è importante in quanto pare scacci il malocchio. Il melograno è il simbolo della fedeltà coniugale ed è di buon auspicio mangiarlo proprio per Capodanno.

In Calabria, ma ormai diffusa in altre regioni, importantissime le “13 cose”

Prodotti tipici

13 pietanze diverse, di più e mai di meno! Tutti sanno che essere in tredici seduti allo stesso tavolo porta sfortuna al tredicesimo ospite. Le origini di questa superstizione risalgono all’ultima cena. Il tredicesimo era Cristo che finì crocifisso. In alcuni paesi il ”13” viene associato a San Giuseppe. Nei tempi addietro, regnava una grande miseria tra la gente e solo le famiglie economicamente più agiate si prestavano a dare qualcosa da mangiare ai poveri durante le feste.La notte di Capodanno era infatti un giorno di abbondanza per tutti i poveri del paese in quanto le famiglie in questo giorno invitavano tre persone povere rappresentanti la sacra famiglia: un ragazzo celibe che impersonava Gesù, una donna la Madonna, ed un uomo sposato S. Giuseppe; queste persone prima della festa dovevano confessarsi e comunicarsi.

Dopo aver recitato in ginocchio le preghiere, la Sacra Famiglia sedeva a tavola, in una stanza separata nella quale veniva addobbato un altarino in onore di S. Giuseppe. Terminato il pranzo veniva donato ai Santi un cesto contenente 13 alimenti diversi già gustati a tavola, compresa la pagnotta di pane. Dalla Calabria alla Francia anche lì il ”13” porta bene. Ricchezza e prosperità per chi mangerà 13 tipi di frutta secca diversa.

Se in prima linea ci sono le classiche lenticchie, anche il grano con i suoi chicchi dovrebbe, secondo varie credenze, portare abbondanza per il prossimo anno, quindi controllate che ci sia e se nessuna delle vostre pietanze lo contiene appoggiatene 13 chicchi sulla tavola. Per motivi simili il riso è consigliato in almeno un piatto del menù oppure crudo in una ciotolina.

Non resta a questo punto che augurare un buon anno a tutti.