Reggio Calabria vuole vincere, la Reggina fa già sognare

Reggio Calabria e la Reggina sono nuovamente una cosa sola. Siamo ai primi capitoli di una storia già bellissima, da raccontare e vivere

C’era una volta la Reggina… I numeri non mentono mai: i 15819 spettatori totali dell’ultimo Reggina-Catanzaro rappresentano il punto più alto degli ultimi 8 anni, secondo nell’ultimo decennio soltanto ai 18387 spettatori di Reggina-Novara, sfida play-off del 2 giugno 2011.

I numeri sono chiari, scritti nero su bianco. Ma sono freddi e impalpabili. Possono raccontare solo in parte quello che sta accadendo a Reggio Calabria, qualcosa che merita un’attenzione particolare.

In riva allo Stretto è tornata una passione, una voglia di respirare e masticare calcio, che fa spostare le lancette ancora più dietro rispetto alla gara con il Novara.

Se la serie A è stata una psicosi collettiva che ha portato al Granillo un’intera provincia, persone catapultate improvvisamente nell’universo amaranto, sono invece gli anni ’80 a restituire un immagine di confronto più fedele e coerente rispetto a quanto sta accadendo in questi mesi.

La seconda metà degli anni ’80 rappresentano per la Reggio calcistica l’anima inestirpabile, il faro che ha guidato un ventennio vissuto in un unico e lungo respiro, come un sogno ad ogni aperti. La Reggina era fiera espressione della città e viceversa, ‘il cielo era amaranto sopra Reggio Calabria’ per parafrasare le notti mondiali del 2006.

Grandi Uomini hanno scritto una impossibile da replicare, difficile da raccontare, unica da vivere. Nostalgia e malinconia le ‘dolci nuvole’ che si sono parcheggiate sopra lo Stretto per tanto tempo, allegate ad un pensiero triste e ineluttabile che poi è la narrazione della vita: Ah, non potranno più tornare quei tempi…”.

Probabilmente è vero, quei tempi non potranno più tornare. Del resto il mondo del calcio è semplicemente rivoluzionato rispetto agli anni ’80, del tutto diverso il modo di viverlo. Del tutto cambiato il modo di vivere.

Questa Reggina però, la sensazione è netta, ha dei tratti in comune con quella che ha solcato inesorabilmente l’esistenza del popolo amaranto.

A partire dalla serie C, girone dantesco fatto di un perfetto mix (per gli amanti del football di una volta) tra calcio e calci.

Ma un’analisi più approfondita, seppur parziale, permette di cogliere segnali di percorsi paralleli più importanti.

Anche questa Reggina infatti è plasmata (anche) da uomini con l’amaranto nelle vene. Come definire altrimenti il condottiero Mimmo Toscano, o il direttore sportivo Massimo Taibi, per citare i due esempi più eclatanti.

Anche questa Reggina è composta da un gruppo di giocatori che pare ‘in missione’ per conto e mandato della città.

Gli abbracci collettivi, il furore e la determinazione messi in campo dalla squadra, quel cocktail fatto di garra sudamericana e una sincera voglia di rivalsa tipica del sud Italia, non può che riportare con la memoria agli anni ’80.

Reggio Calabria è piazza difficile, complicata, ma non stupida o insensibile. La città ha percepito quanto sta accadendo, contribuendo a scrivere pagine di un romanzo ancora ai primi capitoli, ma già avvincente. Un romanzo dal finale più che incerto, quasi fosse un giallo di Agatha Christie.

L’epilogo, nel calcio, è tutto. Se passione e desiderio proseguiranno il loro percorso a braccetto nel corso della stagione con questa intensità, Reggio Calabria farà ancora una volta eccezione.

Di custodire gelosamente nell’album dei ricordi più cari anche squadre che alla fine hanno mancato il salto, è già capitato a queste latitudini.

Il viaggio era stato troppo bello, troppo denso di significato per sminuirne il valore per colpa di una destinazione sbagliata. Erano gli anni ’80…