CityWine - Il greco di Bianco, quella “di” che fa la differenza

CityNow Cucina vi propone una nuova rubrica dedic

CityNow Cucina vi propone una nuova rubrica dedicata al mondo dei vini a cura del sommelier Francesco Rando, restaurant manager presso l’Accademia Gourmet di Reggio Calabria. Il primo appuntamento è dedicato al ‘greco di Bianco’.

“Bianco, ridente paese della provincia di Reggio Calabria, patria del greco di Bianco, vino presente in un’area limitata del territorio calabrese.

Indagini molecolari effettuate sulle uve, hanno consentito di riscontrare in questo vitigno la stessa identità di altre malvasie italiane, come quella delle Lipari e della Sardegna e altre ancora prodotte al di fuori dei confini dell’Italia; confermando così la sua ampia diffusione nel mediterraneo centro-occidentale.

L’antico metodo di produzione riecheggia dai versi di Esiodo nel poema didascalico “Opere e giorni” del VII secolo a.C.  che cita : “Quando poi Orione e Sirio giungono a mezzo del cielo e l’aurora dalle dita di rosa vede Arturo, allora, o Perse, raccogli e porta a casa tutti i grappoli: li terrai al sole per dieci giorni e per dieci notti, per cinque invece all’ombra; al sesto giorno, poi, porrai nei tuoi vasi i doni di Dioniso giocondo.” E’ incredibile, constatare che ancora oggi, i tempi scelti dai produttori di Bianco per fare appassire le uve, siano gli stessi di quelli citati dal poeta.

Generalmente la vendemmia non va oltre la seconda decade di settembre e le uve vengono stese al sole su graticci di canne, per circa dieci giorni, per essere fatte vinificare successivamente. In Calabria troviamo due tipi di greco, il greco bianco ed il grecodiBianco, il primo più diffuso è la base del Cirò bianco, uno dei vini calabresi più conosciuti ; il secondo, il greco di Bianco è quello dello specifico territorio del comune di Bianco.

La distinzione è una questione di preposizione, quella “di” che fa la differenza. Il passito di Bianco è riconosciuto D.O.C. dal 1980, ed è considerato uno dei vini più antichi d’Italia, ottenuto dal vitigno che si ritiene essere stato portato sulla sponda ionica calabrese dai greci  nel VII secolo a.C., durante la colonizzazione che condusse alla straordinaria civiltà della Magna Grecia. Questo vino, conosciuto come “nettare degli dei” viene prodotto  solo, ed esclusivamente, nei comuni di Bianco e Casignana.

La posizione geografica consente alle uve un’esposizione al sole privilegiata ed i vigneti crescono su uno strato di terra costituito da argilla bianca. L’unione che viene fuori da questi due elementi, clima e suolo, da frutto ad un prodotto dolce, caldo, morbido e armonico che si può abbinare a pasticceria secca, dolci a base di pasta di mandorle, formaggi piccanti a pasta dura;  ma anche da solo è un ottimo vino da meditazione. La produzione è limitata e l’offerta è strettamente di nicchia, rivolta ad intenditori e degustatori, sia nei mercati interni che esteri, anche se i produttori oggi stanno cercando di offrire maggiore visibilità a questo vino affinché sia conosciuto e non rimanga un “gioiello nel deserto”, ma possa essere apprezzato da intenditori e appassionati fuori dal territorio calabrese”.

Francesco Rando