Vietati baci, abbracci e strette di mano: il 'dramma' dei reggini

Le relazioni interpersonali del reggino ai tempi del Covid-19

“Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute e comunque evitare abbracci, strette di mano e contatti fisici diretti con ogni persona“. 

Se dovessimo stilare un elenco delle azioni che etichettano un reggino doc, al primo posto ci sarebbe, indubbiamente, il saluto. In tutto il sud, e dunque anche a Reggio Calabria, tutto dipende dal modo di salutare. Per ‘noi’ non è sufficiente un ‘Ciao’ detto da lontano. Assolutamente no. I reggini hanno bisogno di fermarsi a coltivare i rapporti umani, dimostrare la buona educazione con una salda stretta di mano, l’affetto con un doppio bacio (mai fare l’errore di darne solamente uno) o con pacche sulla spalla.

Infrangiamo, praticamente, ognuno dei punti sopracitati.

Ai reggini il contatto piace, e anche tanto. A tal punto da non riuscire a sostenere una semplice conversazione senza ‘appoggiare le mani da qualche parte’. Braccia, spalle, viso sono le ‘aree’ maggiormente coinvolte. Si sa, noi reggini sono giocosi. Ci piace pizzicare, strofinare, tirare, qualsiasi motivo è buono per stuzzicare i nostri interlocutori.

Cosa fare dunque se il Governo ci vieta di mettere in pratica i nostri riti di interazione personale?

Il Ministero della Salute è stato chiaro sin dall’inizio di questa emergenza. Il Coronavirus ha portato con sè un’ondata di stravolgimenti della nostra quotidianità:

  • mantenere in ogni contatto sociale una distanza interpersonale di almeno un metro;
  • evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, anche durante l’attività sportiva.

Queste alcune delle norme del decalogo che ognuno di noi dovrebbe applicare per evitare il rischio di contagio.

Ma come fare a dire addio alle cattive abitudini?

Semplice, basta rispolverare quei ‘riti’ che fino ad ora abbiamo ritenuto poco ‘consoni’ alla nostra persona. Ad esempio, salutare con un cenno del capo: così facendo eviteremo, di certo, il contagio dato che non è necessario parlare nè toccare. Anche alzare la mano da lontano potrebbe essere una soluzione, l’importante è non pensare che l’altro ci stia mandando a quel paese.

In un momento di estrema delicatezza come quello in cui vive l’Italia adesso, è bene non prendersi troppo sul serio e ricordare l’importanza delle piccole cose, come una simpatica descrizione di quelli che, in questo preciso momento, sono i difetti più ‘eclatanti’ della maggior parte dei reggini. Torneremo presto agli abbracci ed alle strette di mano vigorose, nel frattempo dovremo avere un pò di pazienza.