Coronavirus, la testimonianza dell'artista reggina Marily Santoro: 'Più bene comune contro l'individualismo'

Un racconto che giunge dal profondo del cuore, una lettera da chi osserva il cambiamento del proprio mondo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un’artista reggina. L’ennesima testimonianza di una nostra concittadina che vive, come tutti noi, il dramma del coronavirus.

“Al momento dello scoppio dell’emergenza Corona Virus, mi son ritrovata in Toscana dove mi ero recata per faccende personali, avendo sciaguratamente condiviso, come tanti miei colleghi in altri teatri, la disdetta della produzione teatrale de “Il Trovatore” al Sofia Opera Ballet di Sofia per via del rischio contagio. Ospite nel Convento delle suore ‘Congregazione Missionaria Sorelle di Santa Gemma’ di Lucca le quali, con grande generosità, mi hanno ospitata durante questa settimana e continuano ad ospitarmi, avevo programmato la mia discesa in Calabria, nonostante il grande desiderio di stare vicino alla mia famiglia mi son ritrovata a dover rinunciare pur essendo sana e negativa al CoronaVirus per evitare di contrarre il Contagio viaggiando e recando quindi danno non solo ai miei familiari ma a chi avrei incontrato lungo il percorso di ritorno”.

L’artista reggina continua il suo racconto:

“Premetto che con me ho una valigia da weekend, presa alla sprovvista, il fido IPad per poter eventualmente scaricare gli spartiti per studio e la casualità di un pianoforte parzialmente scordato dove cercherò di continuare a studiare per portarmi avanti nel lavoro. Siamo di fronte sicuramente ad un’emergenza importante e non mi metto al posto di chi ha dati alla mano e conosce bene pericolosità, possibilità di contagio e danni collaterali. Ho scelto di partire dalla Calabria ben cinque anni fa per costruire il mio percorso e chiunque parte sa benissimo chi e cosa lascia. Viaggiare ed incontrare persone di diverse culture pone delle domande forti su cosa oggi significhi avere senso civico nei confronti del prossimo. Non posso non sottolineare la compostezza con cui le persone di nazionalità asiatica in Emilia Romagna, regione dove vivo e lavoro, siano corse immediatamente ai ripari senza colpo ferire cercando nel loro piccolo di limitare i danni fatti da altri. Per un Calabrese oggi avere senso civico significa, rispettare le regole, scegliere o di rimanere e rispettare la quarantena oppure scendere ma fare prima gli opportuni controlli e raggiungere i propri cari in sicurezza per non peggiorare ancora di più la situazione, perché comprendo benissimo che le emergenze della vita alle volte, devono affrontare, fronteggiare e superare anche la barriera del Corona Virus. Sento di voler condividere questa esperienza personale perché come tutti, sono una lavoratrice autonoma, fuori casa ed in balia degli eventi come molti di noi”.

Infine la giovane artista Marily Santoro conclude:

“Voglio esprimere un forte messaggio di coraggio e di determinazione ed un suggerimento di imporci uno stile magari più ristretto e severo di quello a cui siamo abituati per poter fronteggiare al meglio questa emergenza e tutti insieme vincere i più grandi nemici di questo periodo storico, lo sfrenato individualismo che porta a gesti avventati e poco pensati e la psicosi che blocca la mente e la sopravvivenza. L’auto responsabilità nasce e si coltiva in chi crede, nella Conversione del cuore e nella piena Fiducia in Dio e per chi, invece, non crede, in quel razionale pensiero che ci richiama alla salvaguardia del bene comune e alla piena collaborazione della collettività”.

Ulteriori sviluppi:

“Gli ultimi accadimenti di natura familiare mi hanno costretta a prendere la decisione di ritornare nella mia casa Calabrese dove sto osservando scrupolosamente la Quarantena. Lascerò le finestre aperte durante le ore di studio affinché il silenzio del mio quartiere si possa riempire di Musica e di Speranza”.