Corruzione nella sanità reggina: due psichiatri garantivano 'pensioni miracolose'

Secondo le indagini, il rilascio da parte di alcuni indagati di certificazioni sanitarie attestanti diagnosi non corrispondenti alla realtà sarebbe avvenuto dietro la pattuizione di somme di denaro o di altre utilità

Undici misure cautelari per casi di corruzione nella sanità, in particolare nell’ospedale di Locri. È questo il bilancio dell’operazione annunciata nella giornata di ieri dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che vede indagate 90 persone.

L’indagine che ha smantellato un sistema di corruzione all’interno del sistema sanitario ha portato all’esecuzione di diverse misure cautelari: dalla restrizione in carcere per un dirigente medico, ai domiciliari per un primario, passando per l’obbligo di firma per tre indagati e l’interdizione dall’esercizio della professione per cinque medici e un avvocato per un anno.

Falsi certificati per ottenere benefici assistenziali

Il sistema illecito, sventato dalle Fiamme Gialle, prevedeva il rilascio di falsi certificati medici, finalizzati ad ottenere benefici assistenziali non dovuti o rimborsi assicurativi non spettanti, inabilità temporanee al servizio o indebiti trasferimenti per motivi di studio e lavoro. Il rilascio da parte di alcuni indagati di certificazioni sanitarie attestanti diagnosi non corrispondenti alla realtà sarebbe avvenuto dietro la pattuizione di somme di denaro o di altre utilità.

Secondo quanto riportato da SkyTg24, il gip Federico Casciola, su richiesta della Procura, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il medico psichiatra Filippo Lascala, il quale è accusato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici. Antonio Bombara, primario del reparto di psichiatria, è stato posto ai domiciliari.

Entrambi avrebbero reimpiegato la professione medica “a vantaggio dei privati per conseguire pensioni miracolose, agendo come veri deus ex machina, ognuno dei due trattando la sanità locrese come fosse cosa sua”.

Tra gli indagati figurano non solo medici e avvocati, ma anche tecnici di laboratorio e altri pubblici ufficiali. I fatti contestati sarebbero stati commessi a Locri ed in altri Comuni della provincia di Reggio Calabria, tra il 2021 ed il 2022.