Reggio, disagi e malessere tra i carabinieri nucleo investigativo: la denuncia di NSC

Il sindacato punta i riflettori su un "clima di tensione e di diffidenza da parte dei vertici del Comando nei confronti dei militari"

Un anno fa la segreteria provinciale di Reggio Calabria del Nuovo Sindacato Carabinieri era intervenuta per chiedere un intervento del Comando Generale per migliorare le difficili condizioni in cui opera il personale in servizio presso il Nucleo Investigativo di Reggio Calabria, fiore all’occhiello dell’Arma territoriale reggina ed esempio per moltissime realtà investigative operanti su tutto il territorio nazionale. NSC Calabria aveva acceso le luci sul clima lavorativo diventato tossico a seguito di atteggiamenti illogici e poco urbani dei dirigenti di quel Reparto, in particolar modo nei confronti del personale con maggiore permanenza ed esperienza nel proprio bagaglio professionale.

“Con rammarico prendiamo atto – si legge una nota di NSC Reggio Calabria – che l’intervento di un anno fa ha generato nell’immediato un clima di tensione e di diffidenza da parte dei vertici del Comando Provinciale di Reggio Calabria nei confronti dei militari del Nucleo Investigativo. Piuttosto che comprendere meglio le cause e le condizioni di malessere segnalato è stata legittimata una sorta di caccia alle streghe, con la ricerca con ogni mezzo del personale di quel Reparto che aveva rappresentato sindacalmente le criticità segnalate dai colleghi”.

Dopo un anno sembrerebbe che la situazione di quei lavoratori dell’Arma non sia migliorata, anzi si è assistito ad un vero e proprio esodo del personale più esperto, che ha preferito trasferirsi in altri reparti, ritrovando così una serenità ambientale oramai dimenticata. Avviene ormai sempre più frequente una deliberata revisione al ribasso delle valutazioni del personale da parte del Comandante del Nucleo Investigativo che manifesta semplicemente perplessità sulla più totale mancanza di confronto e condivisione. Tutto ciò sembrerebbe aver causato un generale senso di turbamento dell’intero ambiente lavorativo, fino a doversi giustificare anche per le più banali esigenze personali, ormai consumare un caffè scambiando due chiacchiere con un collega sono bandite perché ritenute una perdita di tempo dalla scala gerarchica.

“Il clima tossico generato ha originato una percezione di reciproca diffidenza tra il personale del Nucleo Investigativo e i propri vertici – precisa NSC Reggio Calabria – e a questo punto ci interroghiamo: “cos’altro deve accadere, prima che vengano presi dei seri provvedimenti? Devono accadere quei frequenti e tragici eventi che spesso portano gli operatori di polizia a dei gesti estremi, prima che qualcuno si accorga del malessere di un Reparto?”.

Il Nuovo Sindacato Carabinieri continuerà a vigilare per evitare che quanto esposto possa degenerare ulteriormente, ma occorre che i vertici dell’Arma intervengano con urgenza per interrompere la proliferazione di un’altra Arma nell’Arma, perché la conseguenza è senz’altro una fuga verso altri Reparti di quei carabinieri non più disposti a vivere il proprio lavoro nella tossicità.