Il dialetto reggino si fa rock con gli Uvì!


di Alessio Ciccolo – Gli Uvì! band emergente di Reggio Calabria associa ai testi cantati in dialetto reggino un sound energico che ricorda il rock anni 90’. Attivi dal 2014, dopo diversi cambi di line-up pubblicano lo scorso 2 luglio il loro primo EP dal titolo omonimo e composto da tre brani inediti. Li abbiamo incontrati per far luce su questo interessante microcosmo musicale.

 “Gli Uvì! sembrano porsi al centro di un crocevia sonoro inusuale ed interessante: quale germe unisce i musicisti di questo progetto?”  

Bisogna premettere che ogni membro del gruppo ha il proprio bagaglio culturale proveniente da esperienze e background di ascolti molto diversi, e che influisce profondamente sul sound globale della band.

Antonio Campolo, “Lello”, suona la chitarra acustica  ed è l’autore dei testi delle canzoni. La sua scrittura, rigorosamente e volutamente in dialetto reggino, affronta e tratta con libertà,  schiettezza e un po’ di ironia gli argomenti più vari, da quelli più scottanti e provocatori a  quelli più umani, semplicemente osservando il quotidiano.

Chiara Rinciari, voce, chitarra elettrica ed effetti, influenza il sound tingendolo anche di tonalità  grunge e noise, passando da atmosfere rarefatte a suoni più sporchi e pesanti che si vanno a sposare alle linee di basso semplici ma efficaci di Roberto Mandica (Bob), poche note suonate al punto giusto.

Infine c’è poi Matteo Zema che attraverso i ritmi, i suoni e i timbri della sua batteria, contribuisce ad amalgamare meglio il sound e a rendere ulteriormente più originali le nostre creazioni.

 “Grande personalità musicale ma soprattutto certosina attenzione al testo: che storia si nasconde dietro il primo brano, 28 dicembre?”

“28 dicembre” è una storia.

Il brano descrive perfettamente quanto accadde in quel non proprio lontanissimo 28 dicembre del 1908, quando un forte terremoto e il conseguente maremoto colpirono Reggio Calabria e Messina, provocando gravissimi danni e numerose vittime.

Il brano apre con un esplosivo e potente riff di chitarra, quasi a evocare la brutale potenza del terremoto/maremoto che si abbatté sulla nostra città, mentre il testo “fotografa” le prime ore dell’ immane tragedia, la paura e la disperazione dei tanti che si accalcarono sulle spiagge per sfuggire ai crolli ma vennero inghiottiti dal mare. La canzone si conclude con atmosfere rarefatte e leggere volte a rappresentare “la quiete dopo la tempesta”.

 “La sagace Lavuru Non ‘nci ‘ndè sembra scattare una foto della disoccupazione nel nostro paese, e in particolare al Sud.”

Il secondo brano mira appunto a descrivere con ironica allegria la tragica situazione lavorativa in cui riversa particolarmente il sud ma che ormai coinvolge tutto il paese. La disoccupazione è alle stelle, e il lavoro quando c’è spesso è “in nero”, senza le opportune misure di sicurezza e soprattutto precario, da ogni punto di vista.

 “A chiudere il vostro primo lavoro discografico troviamo una ballad dal sapore agrodolce: parlateci di Non Mi Ndi Futti Nenti.”

Canzone dai suoni più leggeri e delicati, affronta la tematica dell’amore e di quanto potente possa essere questo sentimento, tanto da renderci disposti a tutto pur di stare vicini alla persona amata. Sentimenti a volte molto sofferti, a volte controversi, ma autentici e quindi difficili da osteggiare, specie se per motivi futili. Evidentemente non ricordano o non vogliono ricordare quel famoso e antico detto che recita: “Si ddui si vonnu, centu non ponnu” (“Se due persone vogliono amarsi, neanche la forza di cento persone può fermarli…”).

 “Dalla copertina del nuovo EP traspare una certa filosofia “artigianale”: secondo voi può essere questa la vera arma di contrasto alle grandi industrie discografiche?”  

Crediamo che in Italia ci sia poco spazio per la musica indipendente, a meno che non si stia a determinate condizioni che spesso ne limitano la libertà espressiva.  Le radio commerciali e i media in genere, hanno abituato la gente a canzoni banali e di facile presa, spesso senz’anima, quindi non all’arte ma allo spettacolo e al puro intrattenimento. Inoltre l’avvento dell’mp3 e delle nuove tecnologie se da un lato hanno favorito il nascere e la crescita di un numero sempre maggiore di nuove proposte, dall’altro lato quella che ne paga il prezzo è la qualità dei progetti in circolazione.

Per quel che riguarda Il nostro primo EP abbiamo deciso di affidarci ad Alessio ( LeX ) Mauro per quanto riguarda la registrazione e il  missaggio ( Lm Recording Studio e SAAN Records ) mentre per la stampa e la masterizzazione abbiamo fatto interamente da noi. Ci siamo inventati persino le confezioni, realizzate con materiali provenienti da riciclo e realizzate a mano. E’ stata una bella e piacevole fatica, ma pensiamo ne sia valsa la pena. Oggi è difficile vendere i propri dischi, anche per questo abbiamo cercato di offrire un motivo in più per invogliare l’acquisto, con originalità e fantasia.

Chiaramente ci sono stati molti amici ed amiche ad aiutarci e sostenerci in questo progetto mettendo a nostra disposizione la loro  professionalità: Dario Fiumanò che ha realizzato il disegno per il “posterino” all’interno dell’EP, Giuseppe Ventura che ha realizzato il logo e le grafiche e Giovanna Catalano che ci ha immortalato in diverse e splendide foto, fra cui quella stampata sul CD dove di sfondo abbiamo una delle più obbrobriose incompiute della nostra città, quello che doveva essere il “museo del mare” del parco lineare sud. Crediamo molto nelle collaborazioni e nel mutuo soccorso, e speriamo di poterci presto sdebitare per tutto l’aiuto e il sostegno ricevuto.

 “Una produzione che fa ben sperare per il vostro avvenire: c’è un album tra i progetti futuri degli Uvì!?” 

Abbiamo già diversi brani pronti e altri sono in cantiere, quindi la risposta e senza dubbio un “si”. L’intenzione infatti sarebbe, appena possibile, di realizzare una sorta di concept-album, ma per il momento siamo più proiettati sul suonare dal vivo e sul mantenere un rapporto con il pubblico e coi fan, che per fortuna crescono di volta in volta e la cosa ci rinfranca e ci stimola a proseguire sempre meglio.  Speriamo che i nostri lavori futuri possano toccare ancora di più il cuore e l’anima di chi ci segue, perché crediamo molto nel valore espressivo e comunicativo della musica, e soprattutto nel suo potere aggregativo. Simu tutti ammenzu ‘o mari.