Guerra in Ucraina, bombardato un centro commerciale. Zelensky: "Russi come Hitler"

Secondo Kiev, i russi hanno usato armi vietate dal diritto internazionale

E’ salito a otto morti il numero delle persone che hanno perso la vita nel bombardamento russo del centro commerciale di Retroville, nel distretto di Podilskyi nel nord ovest di Kiev. Lo riferisce la procura della capitale ucraina, mentre i vigili del fuoco stanno ancora cercando superstiti tra le macerie del palazzo di dieci piani distrutto. La procura ha aperto un’indagine sull’attacco condotto nella notte con un missile. Secondo Kiev, i russi hanno usato armi vietate dal diritto internazionale.

Nella capitale ucraina torna quindi il coprifuoco ‘rafforzato’, che sarà in vigore dalle 20 di oggi fino alle 7 di mattino di mercoledì 23 . Lo comunica in un videomessaggio su Telegram il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, spiegando che domani non funzioneranno negozi, farmacie, distributori di benzina, uffici pubblici. “Pertanto, chiedo a tutti di rimanere a casa o nei rifugi” mentre “potranno circolare in città solo le persone dotate di permessi speciali”.

Mosca si difende dopo il clamore suscitato dal bombardamento del centro commerciale a Kiev. Secondo il portavoce del ministero della difesa russo Igor Konashenkov, come riporta la Tass, all’interno dell’edificio si mascondeva una batteria di sistemi multipli di lanciamissili e un deposito di munizioni. “Nascondendosi dietro i quartieri di abitazione nel sobborgo di Kiev di Vinogradar, le unità nazionaliste ucraine hanno condotto per diversi giorni il fuoco di missili lanciatori multipli contro i militari russi”, ha detto. Secondo Konashenkov, il centro commerciale è stato usato come deposito di munizioni e missili.

 

Nella guerra “l’Ucraina non potrà mai accettare un ultimatum della Russia. Dovremo essere tutti morti, solo così potremo rispettare l’ultimatum per Kharkiv, Mariupol o Kiev”. E’ quanto ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista con la stampa europea, in risposta all’ultimatum fissato ieri da Mosca per far uscire le forze combattenti da Mariupol.

Per Mariupol le autorità russe avevano formulato una condizione: abbandonare le armi per lasciare la città assediata nel sud dell’Ucraina, per la quale era stato proposto un cessate il fuoco temporaneo. Come aveva spiegato il colonnello Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione Russa, entro le 5 di questa mattina, ora di Mosca, i militari ucraini avrebbero dovuto rispondere formalmente e per iscritto all’ultimatum.

I russi “stanno utilizzando di nuovo queste parole, ‘la soluzione finale’, in relazione a noi, alla nazione ucraina, è stato detto in un incontro a Mosca. Sono le stesse parole usate 80 anni fa dai nazisti nei confronti del popolo ebraico”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha detto ieri in un intervento alla Knesset (il Parlamento israeliano) che ha causato molte polemiche.

fonte: ansa.it