I giardini di marzo: cosa ci avrebbe dato, ancora, Lucio Battisti?

Oggi Lucio Battisti avrebbe compiuto 76 anni. Il ricordo di uno dei più grandi cantanti della musica italiana

Oggi è il 5 marzo e, a differenza del 4 marzo, che fa subito pensare all’altro Lucio, grazie all’aver dovuto cambiare titolo a quella che sarebbe dovuta essere “Gesù Bambino”, se la RAI non l’avesse censurata, pochi collegano questa data a Lucio Battisti.

Ironia della sorte, perché a Lucio Battisti piaceva stare in disparte, dopo essere stato avanti, per tutti gli anni in cui la massima notorietà lo ha reso immortale, e per sempre legato a Mogol. Indissolubilmente.

Battisti, come l’altro Lucio, se ne è andato presto.
Oggi, 69 anni, sono pochi. Andarsene a 54, però, è troppo.
Cosa ci avrebbe dato, ancora, Lucio Battisti?

Di sicuro, se Adriano Celentano non si fosse dimenticato di avergli dato appuntamento, come suo solito, avremmo avuto H2O, al posto di MinaCelentano.
Perché MinaCelentano, nel ’98, fu un caso fortuito, visto che Battisti decise di dare forfait, e non per la salute, quanto per la dimenticanza tipicamente celentanica.

Sarebbe dovuto essere un disco a 3, anziché un disco di duetti.
Difficile, molto, immaginare una playlist, perché siamo troppo abituati a pensare a quella fortunata operazione disneyana, con Mina e Adriano in forma di cartoon, come nel video di “Che t’aggia dì”, nella copertina et cetera.

Di cosa si può cantare, in 3? Non è facile, ma se ci sono riusciti i Ricchi e Poveri, risultando credibilissimi anche dopo l’uscita di Marina Occhiena, figurarsi cosa sarebbe potuto essere, questo ipotetico H2O.
Sarebbe stato, senz’altro, il testamento di Battisti, perché se ne sarebbe andato di lì a poco.

Si stava riappacificando con Mogol, e tirava aria di un possibile progetto insieme, ma abbiamo dovuto “accontentarci” d’altro, Undici anni dopo: “Mogol Audio 2”.
Dico accontentarci con molte virgolette, ma l’operazione aveva un suo senso, oltre ad essere molto bella e battistiana, nel senso più classico del termine.
Certamente, non ci si sarebbe potuti aspettare un disco con sezioni d’archi e orchestrazioni d’atmosfera, come nei primi anni ’70, ma chi può dirlo?

Lucio Battisti era imprevedibile.
Di sicuro, non si sarebbe mai ripetuto, ma è altrettanto sicuro che non sarebbe mai scaturito un album bianco, o album biango, chiamandolo alla Elio.

Si sa soltanto che, con Panella, la collaborazione fosse giunta al termine, e pare che ci sia un disco pronto, dal ’96.
Di ipotetico, anzi, solo il tema di datazione, perché può darsi che dovesse uscire non a Due anni di distanza da Hegel, ma a Tre.
Sta di fatto che, la signora Battisti dal ’76, Grazia Letizia Veronese, viva con un suo disco in cassaforte.
Sempre ammesso che non abbia deciso di distruggerlo, onde evitare che qualcuno possa metterci mano, un domani.

Anche da sua moglie, alla luce dei fatti, ci si può aspettare di tutto.
Persino querele facili, perché basta nominarla di traverso, così come bastava che qualche fan portasse i fiori al cimitero di Molteno, per vederseli sbattere in faccia, con annesse urla e imprecazioni, della signora in questione.

Che poi, per carità, le volte che mi è capitato di incontrarla, in edicola o al bar, è sempre stata gentile e ha ricambiato il saluto.
Quindi, anche se le fonti che parlano di suoi scatti d’ira sono vere, rimane il fatto che io non fossi lì a vedere.
Bisogna sempre verificare come ci si approcci, ma spiace che non si arrivi nemmeno a trovare una quadra, che sia serena e chiara una volta per tutte, su quello che, di sicuro, Lucio Battisti ha lasciato a noi tutti.

Ipotesi o non ipotesi.