“I vizi capitali e i nuovi vizi”: quando gli antichi peccati incontrano l’uomo moderno


di Eva Curatola“Non sono mai le virtù ma sempre i vizi, a dirci chi è, di volta in volta, l’uomo.”

Accidia, Avarizia, Gola, Invidia, Ira, Lussuria, Superbia. Quante volte abbiamo sentito parlare dei vizi capitali, le inclinazioni morali e comportamentali più profonde dell’animo umano? Quelli che Aristotele definiva “gli abiti del male” e che da sempre sono antagonisti delle virtù.

Essi, al pari delle loro opposte, derivano dalla ripetizione di azioni che formano nel soggetto una sorta di “abito” o di seconda natura, che porta l’individuo a deviare dalla sua solita direzione.

La loro storia e le loro radici sono antiche come l’uomo, perchè da quando esso esiste, esiste anche la possibilità di cadere nel peccato. Ma cosa succede a questi peccati, a questi vizi, quando incontrano l’uomo moderno?

E’ questo il tema centrale del saggio di Umberto Galimberti: “I vizi capitali e i nuovi vizi“, dove gli antichi peccati che conosciamo sono paragonati a quelli che il noto filosofo italiano definisce nuovi vizi: Consumismo, Conformismo, Spudoratezza, Sessomania, Sociopatia, Diniego e Vuoto.

I nuovi vizi a differenza di quelli capitali, non hanno una storia, in parte perchè appunto “nuovi”, in parte perche da poco tempo a questa parte costituiscono un tratto cosi evidente e facilmente riconoscibile del nostro modo di vivere.

Non si tratta più di “deviare” dalla retta via, ma del vero e proprio dissolvimento della personalità dell’individuo.

“A nessuno è data la possibilità di scegliersi l’epoca in cui vivere, ne la possobilità di scegliersi l’epoca in cui è nato, non c’è uomo che non sia figlio del suo tempo e quindi in qualche modo omologato.”

Si tratta di un saggio illuminante, che fornisce al lettore un punto di vista innovativo su un tema “antico” che però non passa mai di moda. Perchè per quanto volenteroso l’uomo non smetterà di essere avaro, goloso, invidioso e cosi via; a non permetterglielo è probabilmente anche la società, specchio di un mondo in cui tutto ruota intorno a ciò che uno possiede o desidera ardentemente e in cui l’omologazione diventa condizione di esistenza.

Galimberti inoltre pone l’accento su un altro importante fattore: non scambiare per “valori della modernità” quelli che invece sono solo i suoi disastrosi inconvenienti.

“In un mondo dove gli oggetti durevoli sono sostituiti da prodotti destinati all’obsolescenza immediata, l’individuo, senza più punti di riferimento o luoghi di ancoraggio per la sua identità, perde la continuità della sua vita.”

La lettura de “I vizi capitali e i nuovi vizi” è consigliabile non solo per indagare le profondità dell’animo umano, ma anche per capire come certi atteggiamenti dell’inviduo sono spesso frutto di azioni inconsapevoli.

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