Aspromonte in cenere, l'imprenditore Saccà: 'Ho perso tutto, si apra un'inchiesta'

L'imprenditore reggino pretende risposte certe e veloci. Nel frattempo Francesco Saccà si rimbocca le maniche e prova a rialzarsi.

Ha il volto distrutto dal dolore.

Scende dalla macchina quasi con le lacrime agli occhi Francesco Saccà, titolare dell’azienda agricola che porta il suo nome e che ha condotto in modo virtuoso per moltissimi anni con entusiasmo e passione a Roccaforte del Greco, in pieno Aspromonte.

Dopo l’incendio, generato da ignoti a Bagaladi il 4 agosto e sviluppatosi poi il 5 ed il 6 nel comune di Roccaforte, Francesco ha perso tutto (o quasi). Lo incontriamo all’interno di quello che rimane della sua azienda, con davanti uno scenario apocalittico.

“Sono state ore di confusione, di vento e di tanta rabbia e tristezza. Il fuoco ha fatto danni enormi. Si è salvata solo la casa”.

Francesco Saccà ha una vastissima proprietà a pochi chilometri dal centro di Roccaforte del Greco. Un’azienda che contava piantagioni, orti, capannoni, centinaia di animali, uliveti, frutteti ed una storica pineta. Oggi almeno l’80 per cento di tutto questo è stato perduto.

“Non so di chi sia la colpa. Difficile dirlo. Quella principale è del delinquente che ha messo fuoco nel paese vicino. Il fuoco però poteva essere spento il primo giorno perchè purtroppo ha continuato a camminare velocemente, complice anche il vento e le fiamme erano ovunque”.

Francesco Saccà non ha ancora stimato i danni (al momento incalcolabili) e non sa quanto ci vorrà e se mai si riuscirà a tornare ai ritmi lavorativi di qualche settimana fa. Una cosa è certa, il paesaggio non tornerà più quello di prima.

“Per ripiantare non ci vuole molto tempo ma occorreranno anni, anzi decenni prima di riportare le colture alle produzioni di prima. C’erano uliveti secolari, ciliegeti di dieci anni. Ripianterò tutto si, ma lo farò solo per mia figlia perchè io non rivedrò più una pineta di 50 anni…”.

Per Saccà è necessario aprire un’inchiesta e al più presto perchè le responsabilità possano essere identificate in modo preciso.

“E’ chiaro che qualcuno non ha fatto il proprio dovere e adesso bisognerebbe aprire un’inchiesta a fare indagini precise. Come si fa a non spegnere un fuoco dopo oltre 16 giorni? Se fosse stato spento il fuoco a Bagaladi il primo giorno non si sarebbe bruciata la mia azienda ma soprattutto non ci sarebbero stati i morti. Adesso ci troviamo in una valle di cenere e speriamo che non ci sia il tanto temuto dissesto idrogeologico. Adesso si apra un’inchiesta per accertare le responsabilità”.

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