DAD, caso Romano, violenza assistita ed educazione sessuale. A tu per tu con il Garante Marziale - VIDEO

"Garanti comunali? Sono contrario, no ai garanti territoriale". Antonio Marziale a 360°, tra i papabili per l'incarico di Garante nazionale

“Non vorrei trovarmi nelle vesti di quelli che devono decidere. Non vorrei trovarmi in questo momento nelle vesti di un governatore, del presidente del consiglio, che dovranno individuare nuovi spazi consapevoli del fatto che il virus non è morto, il virus è calato, come intensità di veicolazione, il virus è contenuto”.

Lo afferma Antonio Marziale, Garante dei Minori della Regione Calabria nel corso di una lunga intervista ai microfoni di CityNow.

“Abbiamo avuto una grandissima sarabanda di informazioni che In un primo momento ci hanno detto essere soltanto un raffreddore e poi qualcosa di più. Poi la pandemia poi adesso si tratta di studiare il da farsi. È necessario però che ci sia una collaborazione, perché adesso la responsabilità non è soltanto di chi ci governa. C’è una responsabilità individuale, perché se mi dicono che per uscire senza crearmi danno e senza creare danno sociale io devo indossare la mascherina, abbiate pazienza, le mascherine ormai si trovano”.

Il caso Romano e la responsabilità dei mezzi di comunicazione

“E’ chiaro che quando tu, in maniera avventata, in maniera indiscriminata, esprimi una opinione sul mezzo di comunicazione, potenzialmente prurito da milioni di persone, tra questi c’è l’integralista, c’è lo stupido che passa immediatamente ai fatti, che si vuole distinguere. Abito vicino alla casa della Romano. Abito nella stessa città. Nulla di più facile che io vado a darle fastidio magari sbattendo la bottiglia come accaduto contro la tua finestra tirando sassi scrivendo parolacce davanti casa sua. C’è chi invece ha deposto un fiore. Comunque in ogni caso tutta gente condizionata dal grande can-can mediatico che si è trovato davanti. Devo dire che la responsabilità dei media nel creare la percezione della realtà è importante. Io per esempio sono tra quelli che hanno notato l’assembramento davanti alla casa di Silvia Romano. Quando è arrivata a Milano i giornalisti erano uno addosso all’altro. È stato un cattivissimo esempio, e se la gente lo vede fare finanche ai professionisti si sente poi legittimata a fare di tutto e di più. Certo, i media devono essere fruiti bene. Noi ai genitori diciamo di utilizzare il buon senso, siate autorevoli altrimenti il buon senso se un figlio vede la madre chattare fino a mezzanotte, all’una, alle due, eh beh si sente autorizzato a fare la stessa cosa. Quindi non siamo esemplari. Se un figlio vede che il padre è un bullo, che scrive su Facebook offese, si sente autorizzato a farlo. Noi per il momento quello che chiediamo agli adulti di riferimento è di utilizzate il mezzo anche per divertirsi anche per cazzeggiare con gli amici. Però che non sia uno strumento di offesa, che non sia uno strumento inopportunamente fruito perché poi non è il mezzo, non è il male. L’autorevolezza la conquisti con l’esempio se tu non dai l’esempio non puoi pretendere autorevolezza”.

La didattica a distanza? Ni…

“Intanto diamo il pubblico ringraziamento alla scuola che si è attrezzata come meglio ha potuto. E questo va riconosciuto indipendentemente da tutto. Io non sono per la didattica a distanza, se non in casi emergenziali, perché l’insegnamento ha bisogno anche di emozioni che il video non trasmette, e l’insegnamento ha bisogno di quella intimità che si crea tra l’educante e l’educando. Che si crea dal contatto fisico. Però non c’è dubbio che come ausilio emergenziale, o comunque per insegnare loro a lavorare con questo mezzo, torni utile, perché poi i nostri bambini devono anche essere capaci.

Purtroppo ci sono state carenze di linea, carenze di WiFi, computer promessi che non sono mai arrivati a tantissimi. Certo, la scuola deve attrezzarsi, perché questo è comunque un fatto che non è che non abbia futuro, ci saranno occasioni che speriamo non siano pandemie, ma che siano laboratori che sia formazione per i ragazzi, che sia attività integrata alla vita reale. È chiaro che il tutto va rapportato alle varie fasce d’età. È chiaro che il peso che tu carichi su un sedicenne, non puoi pretendere di caricarlo su un bambino. È chiaro che ci vuole esposizione dei tempi e modalità. Non c’è dubbio che l’età è un fattore determinante, è una discriminante. Nel senso che a un ragazzo di 16 anni puoi fare un discorso lungo mezz’ora, tre quarti d’ora, te lo tiene, un bambino di 6 anni non te lo tiene. Quindi, c’è differenza, caspita se c’è differenza”.

No al garante… comunale

“Sono contrario ai garanti territoriali, perché la legge prevede l’autorità garante nazionale e regionale. Sono poteri, autorità autonome, indipendenti, dotati anche di capacità di stimolo legislativo. Vengono nominati da assemblee legislative: il Parlamento nomina quello Nazionale; i consiglieri regionali quello regionale. L’esperienza dei garanti territoriali è che non sono autorità costituite, sono soltanto dei delegati del sindaco a fare il garante, perché non sono e non possono essere autorità, e quindi si perde il concetto di autonomia e diventa poi una sorta di pandemonio. I garanti devono essere autorità legittimate a muoversi in maniera autonoma, indipendente, del tutto avulse alle amministrazioni. Io sono stato nominato dal centro-sinistra ma il centro-sinistra può essere testimone del fatto che non ho guardato in faccia niente e nessuno. Invece a livello comunale sono figure che non sono autorità, sono soltanto rappresentative di quella parte politica che ha una sua autonomia.

Violenze domestiche e… assistite

“I casi di violenza in famiglia durante la quarantena sono aumentati? La risposta è sì, mi sembra chiaro. Anche da un punto di vista magari di un mancato compiacimento sessuale. Sì perché questa convivenza forzata nelle case ha messo insieme quei coniugi che magari erano al limite. Si è registrata una segnalazione del fenomeno crescente, ed era assolutamente scontato. Ma ora parliamo di due tipi di violenza: violenza domestica, e violenza assistita. Perché in mezzo a queste cose ci sono i figli, che assistono.

“Queste famiglie devono prima di tutto trovare il coraggio di denunciare. Non bisogna avere paura. C’è tutto un meccanismo di aiuti intorno alla persona, che sono prima di tutti aiuti istituzionali da parte degli organismi preposti. Ma poi quando ne viene a conoscenza il familiare, l’amico, l’amica, si mette in moto una macchina della solidarietà nei confronti del denunciante. È chiaro che se si sta zitti si diventa complici anche di queste violenze. Certo, bisogna entrare nella psiche fragile dalla persona violentata da soggetti che sono violenti. Bisogna dare se stessi, perché se non si denuncia non scattano gli aiuti.

Educazione sessuale, i tempi sono maturi

“Io penso che sia maturo il tempo per fare educazione sessuale a scuola, e parlare di educazione sessuale non significa ti faccio vedere un film porno, perché quello i ragazzi ci insegnano come si vede e come si fa, ahimé. Educazione sessuale è educazione pedagogica, educazione psicologica, educazione all’igiene. Educazione sessuale significa parlare di tante cose che riguardano la sfera importante della vita. È solo che quando dici questa cosa ci sono ancora barriere estremamente alte che lo impediscono. Però prima o poi si dovrà arrivare a capire che per impedire, o comunque contenere le violenze, un’educazione serva e il luogo deputato è sicuramente la scuola. Dobbiamo capire anche che nell’era della globalizzazione di queste responsabilità la scuola deve fare i passi un po’ alla volta, ma li deve fare perché siamo indietro in tante cose. Fermo restando che alla scuola deve essere riconosciuto il merito di essere l’istituzione sicuramente che sta tenendo in piedi questo paese in qualche modo

Il caso della comunità di Forteto

Marziale è stato recentemente chiamato ad affiancare la Commissione parlamentare d’inchiesta per fare ulteriore luce su uno dei eclatanti casi di pedofilia e abusi sui minori che la storia d’Italia, ma anche del mondo, abbia mai contemplato, con connivenze istituzionali conclamate.

“Stiamo parlando della Comunità Il Forteto dove due signori, già dal 1977, crearono questa comunità che poi altro non era che una cooperativa agricola in cui, tra le cose assurde di questa comunità, arrivarono dei bambini in affido a coppie chiamate famiglia funzionale che vivevano là dentro come in una comune, separati, maschi e femmine, e i bambini venivano affidati dal Tribunale per i minorenni di Firenze. Non si è capito perché, visto che non era una comunità abilitata. Questo doveva solo fare agricoltura ed essere una comune. Poi, successivamente, due fondatori sono stati condannati per pedofilia e nonostante le prime condanne il Tribunale per i minori continuava a mandare i bambini li. Poi è intervenuta negli anni una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che li ha condannati e però il Tribunale continuava a mandarli, con un giro di assistenti sociali che mancavano di fare i verbali, di politici di altissimo livello che frequentavano, scrivevano prefazioni per i libri di questi fondatori. Uno, Fiesoli, è stato di recente condannato a 14 anni dalla Cassazione. Ma parliamo dal ’77, la sentenza è arrivata nel 2020. È un compito molto delicato”

Garante nazionale?

“Si, sono in corsa. Mi lusinga essere considerato uno dei ‘pezzi forti’ perché già entrare in competizione è già un riconoscimento importante, poi ci sono curriculum da valutare. Il Parlamento valuterà. Sono in corsa come tutti gli altri. Se mi chiedi la percentuale che c’è che possa essere io, dico il 50% come ogni candidato. Certo, già mi basta essere considerato per le cose che ho fatto qui. Sono orgoglioso di essere stato un primatista. Di avere portato in Calabria la prima terapia intensiva pediatrica che la Calabria. Sono il primo garante che nella storia si costituisce parte civile contro gli accusatori di una bambina, nello specifico quella di Melito Porto Salvo. Sono stato io il primo nella storia ad essere accettato parte civile. Ho il primato di essere il garante che ha formato il maggior numero di tutori per minori stranieri non accompagnati, così come previsto dalla legge. Il primo ad essere andato alla Ciambra, e oggi i bambini di quel quartiere ghetto diventato famoso nel mondo anche per un film presentato al festival del cinema di Cannes oggi hanno la strada, vanno a scuola perché io ho pagato l’assicurazione del pulmino, ho preteso che gli assistenti sociali e i vigili prendessero le presenze, le assenze e la dispersione scolastica di quel quartiere è passata dal 70% allo 0%. Sono il primo garante d’Italia che ha firmato una convenzione con l’ordine degli psicologi per l’applicazione dello stress lavoro-correlato che molti hanno venduto come visite obbligatorie per i docenti ma in realtà è una legge vecchia più di 10 anni e io ho chiesto l’agevolazione dell’applicazione non solo per i docenti ma per tutti i mestieri.