L’11 Settembre, per non dimenticare


di Eva Curatola 2001-2016, sono passati ormai 15 anni dall’11 settembre che ha segnato il mondo. 15 anni che però non bastano a dimenticare l’orrore e soprattutto il dolore.

Il mondo ancora una volta, come sempre è accaduto in questi anni, si prostra dinnanzi ad una tragedia di simili dimensioni, perché non si può e non si deve dimenticare ciò che, sfortunatamente, l’uomo è in grado di fare.

Nonostante siano passati ormai 15 anni, ognuno di noi, nel suo piccolo, sa perfettamente cosa stava facendo nell’esatto momento in cui è venuto a sapere della notizia, perché immagini cosi strazianti non possono semplicemente cadere nel dimenticatoio.

Non importa la religione, il colore della pelle, l’istruzione, le credenze, i valori, di fronte all’11 settembre siamo tutti uguali, e se l’attacco alle Twin Towers aveva lo scopo di distruggere un paese, oggi, nonostante le terribili differenze, si può dire invece che l’America risulta essere un paese ricostruito, ma anche più unito.

E quale modo migliore di ricordare una simile tragedia se non con le parole? Le uniche che non possono essere dimenticate, perché una volta scritte resteranno per sempre lì ferme sulla carta, a ricordare ai posteri che certe cose cambiano, altre invece no.

Sono numerose le opere dedicate all’11 settembre, a dimostrazione del fatto che una tragedia così non lascia nessuno indifferente. Anche se ad occuparsi del tema è stata per lo più la letteratura inglese, l’Italia non ha assolutamente nulla da invidiare; fra le opere più conosciute ricordiamo “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci, un’opera che ha fatto il giro del mondo e toccato milioni di cuori (vedi articolo: http://www.citynow.it/la-rabbia-e-lorgoglio-per-non-dimenticare-l11-settembre-che-ha-segnato-il-mondo/); ma da non sottovalutare è anche la forza della poesia, grazie alla quale il messaggio dell’autore arriva forte e chiaro al lettore in poche semplici righe.

Esempio perfetto è la poesia “11 settembre” di Mario Luzi, poeta e scrittore fiorentino e senatore a vita della Repubblica italiana:

“Dimettete la vostra alterigia sorelle di opulenza gemelle di dominanza, cessate di torreggiare nel lutto e nel compianto dopo il crollo e la voragine, dopo lo scempio. Vi ha una fede sanguinosa in un attimo ridotte a niente. Sia umile e dolente, non sia furibondo lo strazio dell’ecatombe.

Si sono mescolati in quella frenesia di morte dell’estremo affronto i sangui, l’arabo, l’ebreo, il cristiano, l’indio. E ora vi richiamerà qualcuno ai vostri fasti. Risorgete, risorgete, non più torri, ma steli, gigli di preghiera. Avvenga per desiderio di pace. Di pace vera.”

La poesia in questione, oltre a mantener vivo il ricordo del crollo delle Torri gemelle e delle tante vittime che l’attacco ha causato, ha uno scopo ben preciso, che si legge chiaro fra le ultime righe: mantenere la pace.

Perché non conta quanto il prossimo possa essere cattivo, o quante cose negative accadano nel mondo, l’uomo deve sempre ricordare che non è importante prevalere sugli altri, ma conviverci pacificamente, solo cosi tragedie come quelle dell’11 settembre potranno essere evitate.

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