La Calabria che affonda, la Calabria che aspetta...

Sempre fanalino di coda, la nostra Regione è dimenticata ormai da tutti. Soprattutto dalla politica che a 60 giorni dalle elezioni non ha candidati certi

Ma a chi importa della Calabria? Qualcuno, e sempre più spesso, continua a ripetere una frase che a pensarci bene mette i brividi: questa terra è abbandonata dagli uomini e da Dio. Ora noi non vogliamo entrare nel Regno dell’Onnipotente perché non ne abbiamo i mezzi, ma certamente possiamo notare con grande rammarico, misto ad amarezza, che gli uomini effettivamente se ne sono dimenticati di questa terra invisibile. Altro discorso poi, è se pensiamo alla penuria di uomini e politici con la “u” e la “p” maiuscole.

Non è certo il caso di fare la lista degli eventi che vengono trascurati a queste latitudini anche dai grandi giornali del nord. Né mettersi a recriminare sul fatto che la nostra regione, o più in generale quelle meridionali, meritano gli onori della cronaca solo quando questa è nera. Basti pensare all’aggressione da parte di un 47enne avvenuta sul Frecciarossa a Bologna nei confronti di una donna 41enne. Al di là dell’atto vigliacco e del reato per cui l’uomo è stato posto agli arresti, le cronache nazionali non hanno perso tempo a ricordare a tutti che l’aggressore era calabrese. Che in questi tempi di imbarbarimento generale è anche un po’ come essere “nero” o “immigrato” o ancora “clandestino”.

E neanche quando la forza della natura ci sovrasta riusciamo a prenderci la prima pagina. Neanche quando siamo in ginocchio, travolti dalla piena dei torrenti e dal fango della montagna. Perché prima di noi c’è qualcun altro. C’è Venezia, con l’acqua alta, il Piemonte con il suo Po’ ingrossato, o il Trentino con la valanga. A noi in ogni caso spettano 8 secondi di Tg nazionale per dire che c’è allerta rossa. E d’altra parte non c’è spazio per commenti, solidarietà o addirittura interventi concreti dei soloni della nostra amata politica. Noi siamo qui ad aspettare, magari il nuovo che avanza, o il vecchio che confluisce nel nuovo, o il nulla, perché dalle nostre parti si vive alla giornata. Noi siamo quelli che aspettano sempre.

E anche se a sessanta giorni dalle elezioni regionali i grandi partiti o le grandi coalizioni non hanno individuato il proprio candidato, noi stiamo qui a fare grandi discorsi di posizionamento o di adesioni. E i programmi? Be, quelli si fanno in un giorno, ripetendo sempre le stesse filastrocche, perché tanto i problemi sono sempre gli stessi fin quando non li risolvi. Può cambiare la prospettiva di come li racconti, ma i fatti ci dicono che siamo sommersi dalla spazzatura, che la terra ci crolla sotto i piedi, che i giovani vanno via, che la ‘ndrangheta si è preso tutto, finanche la nostra identità, e anche qualche politico. Certo c’è dell’altro, tanto altro. Anche positivo e concreto. Ma non interessa, tanto i calabresi si prendono quello che gli danno: un nome, e l’illusione del potere.