'La Calabria che vogliamo', Nucera: "Alla pari, noi calabresi non abbiamo rivali"

"Il Sud può essere fare da traino per tutto il paese. I calabresi messi a parità di condizioni con chiunque arrivano prima”, le parole di Giuseppe Nucera

“Ciò che manca all’Italia è una coscienza meridionalista. Un Paese che non riconosce la sua identità nazionale, lasciando alla deriva un immenso territorio, che è la parte più ricca dal punto di vista culturale, naturalistico, paesaggistico e storico, limitandosi soltanto a dire che il Sud è una risorsa, è un Paese che non ha futuro”.

È la riflessione dell’imprenditore Giuseppe Nucera, già presidente di Confindustria Reggio Calabria, candidato alle prossime regionali e promotore del movimento “La Calabria che vogliamo”, a commento dell’inchiesta pubblicata dal “Quotidiano del Sud” sulle “spese pazze” dellle Regioni del Nord.

“Il Sud – insiste Nucera – può diventare il motore di traino di tutta l’Italia. Non è più quindi l’Italia che deve pensare al Sud ma è il Sud che si deve porre la questione nazionale del Paese”.

“Per realizzare questo obiettivo – sottolinea – abbiamo bisogno di una classe dirigente politica meridionale, che sia consapevole del nostro ruolo strategico”.

Sulla necessità di un meridionalismo differenziato, Nucera sostiene che “dobbiamo portare avanti l’obiettivo del regionalismo differenziato. Una necessità, non per creare ulteriori spaccature, ma per liberare il Meridione da una cappa, da una classe politica e dirigente incapace e succube, accattona dai centri di potere del Nord, e soprattutto di Roma. Occorre pensare – aggiunge – ad un meridionalismo nuovo, che liberi le nostre enormi risorse.

Serve un patto federativo tra le regioni meridionali, realizzando una macro Regione, per diventare soggetti forti al tavolo del trattative con il governo centrale, nel confronto diretto con il Nord Italia”

“Il Sud – chiosa – non deve più rivolgersi alla Lombardia, al Piemonte, o all’Emilia per acquistare i prodotti necessari. Abbiamo la possibilità di rivolgerci direttamente ad altre regioni dell’Europa, dove abbiamo maggiore convenienza, nella creazione di patti di reciproca collaborazione, attraverso ad esempio gli investimenti. I calabresi messi, ribadisco, a parità di condizioni e di fattori con chiunque arrivano prima”.