La cantante reggina Monika si racconta a CityNow: “Faccio rap ma suono il pianoforte” – FOTO
18 Settembre 2017 - 09:54 | di Vincenzo Comi

di Beniamino Strani – Monika Manuardi, classe 1998, è una delle artiste reggine più apprezzate e seguite sui social (la sua pagina Facebook conta più di 5.000 mi piace).
Oggi Monika si racconta a CityNow.
Come e quando è nata la passione per il canto, e in che modo ti sei avvicinata al rap?
Scrivo da quando sono piccola, e sono appassionata di arte in senso generale. Ho frequentato scuole di danza, di recitazione, ho partecipato a vari musical. Ho imparato il pianoforte da autodidatta. Mi sono resa conto però che il mio vero linguaggio è la musica, in particolare il rap, che mi permette di arrivare a parlare del mio vissuto in maniera del tutto spontanea, impiegando a volte anche pochi minuti.
Cosa rappresenta quindi per te questo genere musicale?
Il modo più incisivo che ho di esprimermi, ma certamente non il più facile. E’ molto complicato racchiudere in 3 minuti parte della tua vita personale e renderla di qualcun altro.
Quali sono i punti di forza del rap che altri generi musicali non hanno, e che lo rendono quindi una ‘meta’ artistica ambita per molti?
Io amo il soul e l’R&B, i miei punti di riferimento sono infatti Christina Aguilera e tanti rapper oltreoceano; ma del rap mi affascina la quantità e la variabilità di concetti esprimibili in un solo testo, a differenza di una canzone pop che segue una velocità monotematica. E poi è un linguaggio che si rinnova sempre, traendo spunto dal dinamico ambiente urbano. Mi permette inoltre di sperimentare e coniugare generi apparentemente distanti (ad esempio rappare su ‘Per Elisa’ di Beethoven o inserire una parte rappata nel classico italiano ‘Vivo Per Lei’.)
Ascolti rap italiano?
Non mi interessano molto i rapper italiani, proprio perché non trovo in loro le mie radici soul; inoltre credo che stia prendendo piede un’ostentata mania di rendere i singoli commerciali, che porta l’artista ad assomigliare all’altro. Negli Stati Uniti il rap è semplicemente una ‘figata’, deriva spesso dalla visceralità e dalla passione di fare musica, come lo sono io quando scrivo nella mia stanza.
Parliamo della tua esperienza a Reggio finora. Ti è servita? Quali difficoltà hai avuto?
Ho compiuto, oltre a vari musical, anche molti video musicali realizzati con team locali che si occupano di spettacolo. Tutto ciò mi è servito a valorizzare Reggio e le sue affascinanti ambientazioni. Una delle più grosse difficoltà è stato trovare e portare un pianoforte sulla neve di Gambarie per realizzare il video di ‘Chandelier’, ma anche trovare in città scenografie che avevo immaginato solo in teoria.
Qual è, secondo te, il livello artistico-musicale della nostra città? Venire dal Sud rende più ispido il percorso?
Le scuole di canto a Reggio sono molto valide e venire dal Sud, se hai davvero qualcosa da dire e sei capace a esprimerlo, ti dà una marcia in più dal momento che viviamo forse una realtà che esige, più di altre, di qualcuno che la racconti e la riscatti.
Sei pro o contro i talent show?
Pro e contro. I talent sono senz’altro un’enorme opportunità di crescita personale e di risonanza mediatica, ma non sono l’unica strada. Nonostante io abbia partecipato due volte ai casting di X Factor e una ad Amici, i ricordi e gli apprezzamenti più genuini arrivano quasi sempre dai video realizzati solo con la mia fantasia e con l’aiuto di amici collaboratori. Perciò se un artista non riesce da solo a creare le proprie opportunità, azzardando e seguendo la propria identità, da un talent ne uscirebbe solo un prodotto discografico, una spinta davanti a cui non sei capace di rispondere con la tua forza.
Cosa si potrebbe fare per rendere voi artisti locali più credibili nel lavoro che fate, e avere così più chance?
Apprezzare non solo il prodotto, come ad esempio una mia canzone, ma avere rispetto del lavoro che c’è dietro e della persona che lo ha portato a termine. Dovremmo essere noi cittadini, specie noi giovani, a non smettere mai di apprezzare l’arte, di desiderare artisti di strada che ‘suonino’ nelle nostre giornate, non fermarci ai pregiudizi e riuscire a intravedere la bellezza da un altro punto di vista. Le idee ci sono (da un’università che racchiuda le arti a un pianoforte fisso in un’importante piazza della città), ci resta solo essere disposti ad apprezzarle.
Progetti per il futuro?
Sto scrivendo altre canzoni e pensando già a nuovi video, mi entusiasma l’idea di dare un’immagine di Reggio attiva e laboriosa, e di giocare anche con il linguaggio della mia terra per creare uno stile che sia più unico possibile. Se dovessi immaginare un lavoro adatto a me, non direi necessariamente la ‘cantante’. Non è al successo che voglio arrivare, ma fare di ogni mio giorno, un giorno di musica.
