Le poesie del reggino Francesco Donato dominano il podio del premio letterario internazionale ‘Città di Latina’

Con due diverse raccolte poetiche lo scrittore conquista primo e secondo posto

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Un exploit senza precedenti per il Premio Letterario Internazionale Città di Latina quello del reggino Francesco Donato che con due differenti opere ottiene sia il primo che il secondo posto sul prestigioso podio della manifestazione.

Con quasi 500 partecipanti da tutta Italia suddivisi in sei sezioni, la giuria presieduta dalla poetessa e redattrice Michela Zanarella ha decretato il primo posto della raccolta poetica “Gli angeli appesi” e a seguire, il secondo posto della raccolta “Dannato limite”.

Le due opere, ancora inedite, dovrebbero veder luce nel 2022.

Per quanto riguarda “Dannato limite”, da segnalare che anche la prima parte di questa raccolta nello scorso Ottobre ha guadagnato il primo posto al “Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Raffaele Carrieri” di Taranto.

Francesco Donato, conosciuto artisticamente come bassista della rock band Kastigo, ha pubblicato da pochi mesi la sua prima raccolta poetica “Mandatele a dire che non la cerco” edita per Dialoghi Edizioni.

Proprio da quest’ultima raccolta vi proponiamo alcuni versi di questa interessante voce reggina di cui sentiremo parlare presto.

Per non restare in niente

Forse morirò in un giro completo
mi basta raccogliermi tutto
per dove mi trovo sparso
giacché la notte mi conserva
nelle tue memorie sarò
una foto, un anello,
un attimo di indecisione
prima del tuo baciare ancora.

*

Mille occhi

Ho avuto mille occhi sulle dita
e al tatto un universo lacerato
dal continuo sfregarsi della morte,
senti anche tu rinchiusa nel silenzio
la parola vita implorarmi sotto
macerie di versi, strilla e si trascina
sopportando il peso dell’inchiostro
avvinghiato alle vocali dai piedi,
tu ricorda a memoria tutto quello
che tiravamo giù da un cielo aperto
senza sole né luna, ma noi stelle
nel tempo dilatati pur intatti.

*

Non so cosa mettere addosso

Non so cosa mettere addosso
allo sguardo nudo bloccato in mezzo
alle tue gambe che incrociano
come le forbici, sminuzzandomi
in pudore e attrazione animale,
non so più rivestirle
queste parole han perso i suoni,
gli accenti e tutte le sillabe
sfinite nel sussurro del tuo nome,
pregano soltanto di andare a capo
bendate e sottomesse al nuovo rigo
senza riconoscerti nei profumi
del sesso e dell’estate.