Legge Zan, manifestanti a Reggio: 'Essere diversi è un diritto. Non accettiamo lezioni da Spirlì'

I giovani reggini sono scesi in piazza per manifestare il loro supporto alla legge contro l'omotransfobia. Presente anche una delegazione Arcigay

Uguaglianza. Parità. Parole intense, dal significato profondo che, raramente, nella società odierna trovano effettivo riscontro. È per questo che giovani reggini, nel pomeriggio di oggi mercoledì 14 aprile, hanno deciso di scendere in piazza per manifestare il loro sostegno alla tanto discussa “Legge Zan“.

Manifestanti in piazza a Reggio Calabria per la legge Zan

Giovani Sulla Strada Legge Zan Reggio Calabria

“Siamo in piazza per affermare un principio secondo cui essere diversi è un diritto. Essere omosessuali, transessuali, bisessuali è un diritto”.

Lo ha detto a chiare lettere, ad un megafono che ha risuonato per tutta piazza Italia, Francesco Nicolò, portavoce dei Giovani sulla Strada e tra gli organizzatori della manifestazione.

Da troppo tempo, il dibattito sulla legge contro l’omotransfobia va avanti senza però raggiungere la meta tanto ambita. Un grosso passo in avanti era avvenuto lo scorso novembre, con l’approvazione della Camera. Ma la proposta di legge si è, adesso, arenata al Senato dove si trova in attesa di essere calendarizzata. Nei giorni scorsi, ad aprire il dibattito in Calabria è stato il Presidente facente funzioni Nino Spirlì che, con la sua “tipica” trasparenza di riflessioni, ha espressamente raccontato al mondo di Facebook cosa pensa dalla proposta avanzata dall’esponente democrat Zan. Opinioni alquanto forti che, inevitabilmente, hanno destato le repliche dei calabresi.

“Su questo non accettiamo lezioni dal Presidente facente funzioni, Nino Spirlì – hanno proseguito i Giovani sulla Strada, nel loro sit-in a piazza Italia. Secondo il Governatore, essere diversi è un privilegio. Non è affatto così. Nella nostra società chi è diverso viene discriminato e questo non è più accettabile. L’essere omosessuale non può essere uno scudo. Una persona che rappresenta le istituzioni e soprattutto la Calabria non può comportarsi così”.

Nicolò, nel suo discorso alla piazza, ha aggiunto:

“Crediamo fermamente che il ddl Zan rappresenti un principio corretto, un’estensione di una legge già esistente, quella Mancino, che tutela però le vittime di discriminazione e aggiunge un’aggravante. Perché una persona non dovrebbe appoggiare una legge simile? Chi non lo fa è omofobo. Si tratta di un principio di civiltà. Ci sarebbe piaciuto, anche, ricevere più forza dalle istituzioni che rappresentano Reggio Calabria. Noi come giovani e come soggetti che si impegnano nella società, chiediamo l’immediata calendarizzazione della proposta di legge”.

Ed alla destra che ha sostanzialmente “bloccato” il successivo passaggio del ddl, i giovani reggini mandano un messaggio dai toni accesi:

“Non hanno letto neanche un riga del ddl. Se l’avessero fatto si sarebbero resi conti che non esiste una parola sull’utero in affitto o la libertà di parola. Fino a quando questa legge non sarà approvata non possiamo dire di vivere in un paese civile. Spirlì si maschera dietro la sua omosessualità affermando principi di odio che ammiccano ad una destra razzista e omofoba. Questa, invece, è una battaglia che prescinde destra e sinistra, si tratta di una battaglia di civiltà e noi la sosteniamo”.

La partecipazione di Arcigay I Due Mari

Arcigay Legge Zan Reggio Calabria

Alla manifestazione a piazza Italia ha presenziato anche una delegazione dell’Associazione Arcigay I Due Mari di Reggio Calabria.

“Siamo stati invitati come associazione dai Giovani sulla Strada e abbiamo deciso di essere presenti – ha raccontato la Presidente Michela Calabrò ai microfoni di CityNow. Qualsiasi partito e movimento che deciderà, anche nei prossimi giorni, di organizzare iniziative che vadano in tale direzione troveranno sempre l’Arcigay dalla loro parte”.

Calabrò, oltre ad annunciare un intervento del movimento, sia locale che nazionale, nei prossimi giorni, è anche entrata nei dettagli tecnici della Legge Zan:

“Noi siamo in una fase di elaborazione politica. Ciò che temiamo, come movimento LGBT, è che, una volta calendarizzata, la legge al Senato possa subire, attraverso vari emendamenti, uno svuotamento di quella che è la sostanza. Stiamo cercando di mediare le nostre istanze ed esigenze politiche, partitiche. Vogliamo una legge di sostanza e non di forma, per questo ci auguriamo che al Senato venga approvato questo testo che è già frutto di una mediazione”.