Lettera di un genitore reggino: “I disabili sono tutti uguali. Combattiamo uniti per i nostri figli”

L'esperienza di un genitore disperato che combatte contro la burocrazia per fa valere i diritti del proprio figlio disabile


“Una persona con disabilità, per costruirsi, ha bisogno non solo di esistere ma anche di appartenere ad una comunità… Occorre sviluppare gli anticorpi contro una cultura che considera alcune vite di serie A e altre di serie B: questo è un peccato sociale!”. In questo mio sfogo ho voluto citare le parole di Papa Francesco che, ogni giorno, difende i tanti disabili che, non avendo mezzi o supporti  per far fronte ai disagi, spesso sono costretti alle quattro mura domestiche, in una condizione di solitudine, oltre che di malattia. Diventando di fatto dei cittadini di serie B.

Attraverso una lettera emozionante, un genitore di un figlio disabile racconta la propria esperienza, “perché finalmente possa estinguersi la discriminazione perpetuata nei confronti di tutti i bambini e ragazzi affetti da disabilità che vorrebbero recarsi come tutti gli altri al mare durante il periodo estivo. Ho deciso di combattere, di scendere in campo per denunciare questi soprusi per ottenere una normalità che nella nostra bellissima terra non esiste.

L’ennesima indignazione l’ho provata ieri, quando, arrivato a Bova Marina, in località San Pasquale, dove ogni anno, appunto per il periodo estivo, domicilio assieme alla mia famiglia. Mio figlio, oggi sedicenne e affetto da disabilità motoria grave, ama il mare e vorrebbe goderselo, per quanto gli è possibile, come tutti gli altri ragazzi della sua età. Come ogni anno ho prodotto domanda al Comune di Bova Marina secondo le indicazioni del bando pubblicato dall’Amministrazione”.

“Arrivato sul posto -si legge nella lettera- noto una bellissima e fiammante passerella nuova, montata a dovere, a norma di legge, pertanto mi congratulo con l’Amministrazione Comunale di Bova Marina e finalmente, penso, si muove e dedica la giusta di attenzione alle esigenze dei più deboli e sfortunati. La mia gioia, purtroppo, si “frantuma” contro gli scogli dopo circa 300 metri, dove sarebbe dovuta essere montata l’altra passerella, quella dedicata a mio figlio.

Ebbene la seconda passerella, quella di serie b appunto, non è a norma, è stata “arraffazzonata” con delle vecchie tavole di legno non a livello che farebbero paura anche a chi può scendere al mare con le proprie gambe, ma il peggio deve ancora arrivare in quanto la passerella è talmente corta che finisce la sua “slivellata” corsa a metà spiaggia, come dire a mio figlio: se ce la fai ad arrivare fin qui, almeno ti guardi il mare.

Parte proprio da qui tutto il mio sdegno. Mi domando e vi domando ma come fa un Amministrazione Pubblica, un Comune, con soldi pubblici, a indire una gara d’appalto per l’installazione delle passerelle per soggetti diversamente abili e, poi, decidere, senza conoscere il criterio di scelta comunque vada sbagliato, chi può avere dei presìdi a norma di legge e chi, invece, deve starsi rinchiuso in casa perché i presìdi sono improvvisati, pericolosi, da terzo mondo e, soprattutto discriminatori facendo palesi differenze tra soggetti che hanno lo stesso diritto.

Forse ci siamo assuefatti perché in Italia si dice che la legge sia uguale per tutti, ma nella dura realtà non è mai così. Chi dovrebbe tutelare i cittadini e chi li rappresenta, non lo fa in modo corretto e da buon padre di famiglia.

Il mio -racconta Pietro- è un invito per tutti i genitori che si trovano nelle mie stesse condizioni, e so che sono tanti. Uniamo le nostre voci, con coraggio combattiamo contro queste ingiustizie e contro tutte le istituzioni, con la i minuscola, che non meritano il nostro voto perché sono solo sorde e cieche, prestate soltanto al consenso elettorale e al benessere personale.

Facciamolo per loro, per i nostri figli, per il loro domani, sempre più buio perché noi genitori invecchiamo e nessuno altro mai ascolterà la loro voce. Ma oggi tante voci, le nostre, possono diventare un urlo di rabbia, un grido di riscatto sociale che anche i più indifferenti amministratori, sempre con la lettera minuscola, saranno costretti ad ascoltare. Aiutiamoci per aiutarli”.

Lettera firmata