Liquirizia calabrese Dop, un marchio da esportare in tutto il mondo

Negli ultimi anni, il mercato della liquirizia calabrese è in costante crescita. Grazie alla 'follia' di Andrea Massarotto: "Chi ha cuore e resiste, alla fine vince"

Perché comprare la liquirizia iraniana, cinese o turca, scontrandosi con aziende leader nel settore, quando il prodotto locale è migliore? Perché non puntare sulla qualità, sulla filiera e su certificazioni di eccellenza?

Questa la semplice ma al contempo efficace idea che Antonio Massarotto, ha avuto tanti anni fa.

Ex direttore commerciale di un’azienda farmaceutica, Massarotto viene chiamato a fare da consulente ad un’azienda produttrice di liquirizia, proprio non capisce cosa sta succedendo nel settore e si convince subito di dover creare in Calabria qualcosa di unico.

MARCHIO DOP

Mentre tutti puntavano alla materia prima straniera a basso costo ed a qualità minore, lui si convince che la strada è una sola: puntare solo sulla liquirizia calabrese, creare il marchio DOP e rivoluzionare marketing e settore commerciale.

Inizia così la storia del Consorzio di Tutela della Liquirizia DOP di Calabria e della Nature Med, azienda che per prima proprio sotto la spinta di Massarotto decide di puntare sulle radici del territorio e di entrare nel mondo del biologico iniziando a distribuire in tutta Europa.

Una lunga ed estenuante battaglia iniziata nel 1998, che vede anche la contrapposizione di aziende più grandi ed importanti che non vedono di buon occhio la difesa della qualità della liquirizia DOP. Massarotto però non molla e con tenacia e caparbietà, dopo 13 anni, nel 2012, ottiene la denominazione di origine protetta per la liquirizia della Calabria.

PROPRIETA’ UNICHE

La liquirizia calabrese contiene solo il 3% di glicirrizina, un contenuto decisamente inferiore rispetto alle radici turche o cinesi, abbattendo così gli effetti sulla pressione arteriosa. Inoltre vi sono numerosi componenti altamente salutari, come ad esempio i flavonoidi, sostanze antiossidanti capaci di contrastare l’azione dannosa dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento e della degenerazione cellulare: parliamo di un anti-età del tutto naturale.

Dalla Grecia antica e dal Medio Oriente, in Calabria la liquirizia ha trovato condizioni climatiche che le hanno permesso di adattarsi e modificarsi, diventando un vero e proprio ecotipo.

Sono 208 i comuni coinvolti, tra le province di Cosenza, Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio, distribuiti lungo la fascia costiera ionica e tirrenica. Il riconoscimento del marchio Dop ci ha permesso di non isolare la liquirizia nella zona tipica del crotonese o del cosentino, ma di ottenere una denominazione di origine protetta di Calabria.

Obiettivo del consorzio è infatti quello di far emergere l’intero territorio, che è ricco di radici di qualità ed è una battaglia combattuta e vinta a tutela di un intero territorio.

Massarotto oggi è direttore del Consorzio di Tutela della Liquirizia di Calabria DOP e amministratore di Nature Med Srl, la maggiore azienda produttrice di liquirizia calabra e famosa per il suo pastigliaggio di qualità, il suo liquore alla liquirizia, la polvere, le gommose e le marmellate, tutto rigorosamente biologico.

Nature Med negli anni è diventato punto di riferimento, in Italia e nel mondo, della vera liquirizia bio e di origine protetta di Calabria.

RESISTERE E INNOVARE

“Nel 1998 in Calabria venivano lavorati 600 quintali di liquirizia, oggi siamo arrivati a 9000 quintali di prodotto, di cui 6000 quintali certificati. Adesso bisogna fare in modo che si faccia aumentare la curiosità e l’interesse verso gli altri che acquistano liquirizia straniera. Al momento, infatti, solo il 15% della liquirizia in commercio proviene dalla nostra regione, sottolinea Massarotto ai microfoni di Ansa.it.

Consiglio di resistere. Le difficoltà che ho trovato all’inizio in Calabria erano legate ai trasporti, ai tempi, alla bradiposa burocrazia. Ma, se si ha il cuore, si resiste perché questa Calabria insieme ai giovani può finalmente avere un ruolo di primo piano. È difficile fare impresa qui molto più del nord, inutile nasconderlo, ma bisogna mettere le radici e pensare che qui si può riuscire puntando su qualità e su competenze.

In un mondo in cui il biologico ormai è un’esigenza allargata, tutti sanno che spontaneo non sempre significa biologico e probabilmente comprendono finalmente il significato del nostro percorso. Questa è una grande soddisfazione, che ci conferma che abbiamo guardato lontano”, conclude Massarotto.

Fonte: ansa.it