“Lopez e Solenghi Show”, il ‘Trio’ incanta dal palco di CatonaTeatro
26 Luglio 2017 - 20:29 | di Vincenzo Comi

di Anna Biasi – Al funerale di Anna Marchesini si erano promessi di non smettere di scrivere, di recitare, di fare ridere ancora… è così è stato. Si reinventano Massimo Lopez e Tullio Solenghi, tornando sul palco dopo 15 anni, con il ricordo sempre vivo di quella donna, quel mito di simpatia, una compagna di giochi, una sorella che accendeva il famosissimo Trio, esemplare di comicità surreale. Ritorna la fantasia in loro, ed anche in due, il Trio continua il suo show… perché c’è ancora un po’ di lei in loro.
Sembrano due vecchi amici che si ritrovano, si raccontano e ricordano i tempi trascorsi insieme ai loro esordi, ai lunghi periodi trascorsi in tre sul divano a scrivere le brevi scenette dei loro spettacoli umoristici. Durante lo Show di cui sono interpreti ed autori, sono accompagnati dalle musiche live della Jazz Company diretta dal maestro Gabriele Comeglio e Caterina Comeglio, alla batteria Marco Serra, Fabio Gangi al pianoforte e tastiere ed al basso Ezio Rossi.
Narrano con ironia il crollo e le crepe del passato in cui per sopravvivere dovevano mendicare qualche spicciolo, chiamandosi “mentecatti” e “fedele amico dell’uomo…cane”…. per cui anche Chi l’ha visto rifiuta il caso. Da qui in poi iniziano le carrellate di sketch, voci, copie, performance musicali e Tullio Solenghi recita “essere o non essere” di shakespeariana memoria, in molte lingue del mondo.
Non mancano le imitazioni del delizioso duetto per una delle più belle canzoni di Gino Paoli con Ornella Vanoni in ti lascio una canzone.
Con la voce di Pippo Baudo (Tullio) canta Donna Rosa, una delle sigle del programma televisivo Settevoci, da lui condotto, e presenta Domenico Modugno e Patty Pravo (Massimo) a cui le si staccano i denti, rischiando anche di morire.
Si dilettano con l’opinione di Maurizio Costanzo che tenta di riscoprire la cultura attraverso l’utilizzo del dizionario italiano: preterintenzionale (sacerdote che lo fa apposta), melodia (supplica inconfessata di una vergine), cerbottana (cervo di facili costumi), polka (donna di facili costumi, ma cinese), Stromboli (offesa di origine vulcanica).
Si rammentano gag televisive e teatrali, imitano Luca Giurato e Mike Bongiorno e Lopez evoca Frank Sinatra che canta cheek to cheek e the world we knew!
Si offrono alla platea con le espressioni dialettali di varie città italiane: Torino, Venezia, Milano, Bologna, Pisa, Roma, Lamezia Terme, Catania, Palermo e Napoli.
Concedono esilaranti siparietti di vita domestica ed elencano i luoghi comuni e le frasi di circostanza: “la vita è così; oggi ci siamo e domani no; siamo nati per soffrire; sono sempre i migliori che se ne vanno; siamo fatti di carne ed ossa, etc…”.
Riferiscono episodi degli anni passati con il mitico Trio (quando si sono travestiti da donne fuori gli studi della Rai e quando segnalavano la presenza di una bomba al Teatro Sistina non riuscendo a spiegare al pubblico che non si trattava di uno scherzo).
Attori, imitatori, artisti poliedrici e versatili presentano anche una Guest star: Paolo Conte in “via con me”.
La magia del palcoscenico del Trio Lopez-Solenghi-Marchesini parte nel 1982. Nel 1985-1986 propongono le loro scenette anche a Domenica in. Nel 1994 il sodalizio termina e il Trio si scioglie: i tre continuano comunque le loro carriere separatamente, e così dicono a CatonaTeatro gli showman:“Ho conosciuto Massimo perché faceva i rumori… Sa fare tutto con la bocca… suona anche con i denti ed è straordinario quando fa le cicale d’estate, i cani in lontananza, la caffettiera, i suoni e le voci che arrivarono dallo spazio, il gallo, l’alano ed il mastino napoletano”.
Non risparmiano neanche la tribuna politica, imitando Renzi, Romano Prodi, Berlusconi e Bossi… accantonando l’imitazione dell’estrema sinistra…perché lì ormai non c’ è più nessuno.
Tra le varie performance la Cavatina di Figaro del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, e l’incontro tra Papa Bergoglio e Papa Ratzinger. È proprio a questo punto dell’esibizione che nasce l’improvvisazione dei veri artisti, che finalmente interagiscono con il pubblico: a Catona passa l’Intercitynotte, direzione Salerno, e così, perdendo la concentrazione, si rilassano con vere e sane risate, degne di spontaneità.
Sorrisi liberatori che guariscono quell’insanabile vuoto che ha lasciato la loro compagna di avventure e di folleggi: Anna Marchesini, la donna dall’ilarità che contagia. È così meraviglioso il suono del silenzio… con sound of silence di Simon e Art Garfunkel, e poco dopo omaggiano l’indimenticabile Anna con una poesia, sulle note in sottofondo di Gabriel’s Oboe di Ennio Morricone.
Tributo al ricordo di Giorgio Gaber per la presenza scenica, i movimenti degli occhi e delle labbra, perché, come ammette Tullio Solenghi “da lui ho imparato tanto, soprattutto da come stava sul palco”.
Infine, mettono in scena il duetto musicale di Dean Martin e Frank Sinatra, che ha sbancato recentemente la puntata natalizia di Tale e Quale Show, con let it snow, augurio per questa estate torrida.
In quasi due ore di spettacolo, Tullio e Massimo, con intelligenza ed empatia divertente ed emotiva hanno condiviso il complesso e caleidoscopico mondo delle emozioni e sul finale con grande swing, Lopez – versione Frank Sinatra – canta My way, salutando con la torcia del telefonino tutto il pubblico caloroso di CatonaTeatro.
foto di Antonio Sollazzo
