Stop violenza contro le donne, Rositani a CityNow: 'Pene certe per gli aguzzini'

Maria Antonietta lancia un messaggio di speranza alle donne ed un appello a tutta la società: "Aiutateci a credere che, insieme, possiamo davvero cambiare qualcosa"

“Sono una donna vittima di violenza”.

Una dichiarazione da far venire la pelle d’oca, soprattutto se pronunciata il 25 novembre, la giornata dedicata alla lotta alla violenza contro le donne. È Maria Antonietta Rositani a pronunciarla ai microfoni di CityNow attraverso cui ha voluto lanciare un messaggio di speranza alle donne ed un appello a tutta la società.

Rositani ed il messaggio di speranza alle donne

“In una giornata come quella di oggi, del 25 novembre mi sento di dire: riflettete. In tante piazze e palazzi, oggi, si parla di violenza indossando scarpe e fiocchi rossi. Ma cosa vogliono dire? Portare addosso il peso e la forza di quello che una donna che non esiste più, oggi vorrebbe dire. Il dolore, la paura che avrà provato nel morire nelle mani del suo carnefice.

Io quel dolore so quanto può essere grande ed è per questo che dobbiamo lottare contro la violenza, affinché la vita che è un dono di Dio non ci venga strappata dalle mani, da un amore malato e per fare questo, una donna che denuncia, dovrebbe essere una donna tutelata, protetta, che non torni a casa dal proprio mostro che è lì pronto, latente per ammazzarla”.

Maria Antonietta ha poi lanciato un messaggio di speranza a tutte le donne che si trovano oppresse in una situazione che sembra senza via d’uscita:

“A tutte quelle donne che subiscono violenza chiedo di cercare di leggersi dentro, di chiedere aiuto, denunciare, perché nonostante la giustizia sembri non volerci tutelare, si tratta dell’unica arma che abbiamo. Dobbiamo farlo per lottare per la nostra vita, per riprenderla nelle nostre mani, perché questo può succedere. Dio è grande e non ci abbandona. Affidiamoci a lui. Denunciamo i nostri aguzzini”.

Il calvario di Maria Antonietta: “Pene certe per gli aguzzini”

“Io ho denunciato tantissime volte – ha ricordato Maria Antonietta – ma non sono state ascoltata. Ho chiesto aiuto quando ho scoperto che quell’uomo era evaso dai domiciliari, ma non è servito a nulla, anzi, mi è stato detto di “farmi un giro in macchina”. Ho chiesto aiuto mentre lui mi stava dando fuoco, ma i soccorsi sono arrivati solamente dopo il tentato omicidio. Ho lottato con il 75% delle ustioni sul mio corpo, ho lottato fasciata, inerte in un letto del reparto di terapia intensiva per 20 lunghi mesi, ma ho lottato non solo per me, ma per tutte quelle donne che non ci sono più, che non hanno più parole, che hanno lasciato i loro figli, per i genitori che non hanno più una figlia, per le amiche che hanno perso una persona cara. Ho lottato durante un processo affinché la violenza non venga giudicata come pazzia, perché il mio carnefice, come tanti altri, chiedeva la semi-infermità mentale, l’incapacità di intendere e di volere al momento del fatto, cercano di giustificare la violenza con la pazzia. Quegli uomini sono mostri che dovrebbero stare in carcere fino al loro ultimo giorno di vita. Ci vogliono pene certe“.

Infine, un appello alla società che, troppe volte, si volta dall’altra parte facendo finta di non vedere:

“A tutti voi dico, invece, aiutateci. Se qualcuno dovesse venire a sapere di una donna che subisce violenza, non abbiate paura di denunciare. Oggi si può e si può rimanere anche nell’anonimato. Aiutateci. Abbiamo bisogno di forza perché in quei momenti tutto c’è tranne che la forza, solo la consapevolezza di una morte certa. Stop alla violenza. Dateci la speranza di credere che insieme possiamo davvero cambiare qualcosa”.