L'Università Mediterranea a Roma con la mostra 'Le korai di Medma'

L'evento è stato organizzato da due importanti istituzioni scientifiche internazionali in collaborazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria

Si è aperta ieri a Roma, presso le prestigiose sedi dell’École Française de Rome e dell’Accademia d’Ungheria, la mostra “Le korai di Medma tra di noi. Gli ex voto di un santuario greco restituiti tramite fotomodellazione” organizzata dalle due importanti istituzioni scientifiche internazionali in collaborazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria – Dipartimento Patrimonio Architettura Urbanistica e dall’Università Cattolica Péter Pázmány, e con la Soprintendenza ABAP Reggio Calabria-Vibo Valentia, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, l’Accademia Nazionale dei Lincei, e il CeRCoLoc – Centro di Ricerche sulle Colonie Locresi.

La classe più nota dei reperti archeologici rinvenuti nel territorio dell’antica Medma, l’odierna Rosarno, è senz’altro quella delle statuette di terracotta, presentate al mondo scientifico in termini professionali per la prima volta da Paolo Orsi, nel 1914. Testimoni di un gusto plastico originale e nello stesso tempo strettamente legato alla cultura visiva greca del tardo arcaismo e del periodo classico, le statuette, grandi busti e protomi, hanno conquistato i musei del mondo con la loro varietà e coerenza stilistica. Manca però tuttora uno studio basato sulla documentazione esaustiva dei complessi archeologici che ne rappresentano il contesto.

La mostra presenta al pubblico un aspetto metodologico – la digitalizzazione e fotomodellazione in 3D – del progetto di ricerca avviato nel 2017 dalla collaborazione tra l’École Française de Rome e l’Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest, con il lavoro di documentazione, catalogazione e lo studio sistematico delle terracotte figurate della “Grande Favissa” scavata da Paolo Orsi nel 1913, la più importante classe di reperti votivi che testimoniano le attività rituali nell’area sacra di “Contrada Calderazzo” dell’antica Medma.

Il progetto, di cui sono illustrati in questa mostra alcuni aspetti metodologici legati alla digitalizzazione, porterà anche alla creazione di una banca dati illustrata con riproduzioni virtuali 3D dei reperti, grazie anche alla collaborazione degli sponsors NET – Natura Energia e Territorio (Polo d’innovazione ambiente e rischi naturali della Calabria ) e PoliArt.

I curatori

Ágnes Bencze – Professore associato dell’Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest e responsabile scientifica del centro di ricerca CeRCoLoc.

Archeologa classica di formazione, specializzata su problemi storico-artistici trasversali, soprattutto sui fenomeni stilistici della scultura. In ambito classico ha studiato in esteso le produzioni coroplastiche di età arcaica e classica della Magna Grecia, occupandosi prima di Taranto greca e, dal 2017, delle colonie locresi, in primis Medma.

Franco Prampolini – Professore associato di Rilievo dell’Architettura, Fondatore e responsabile scientifico del Laboratorio di Modellazione multiscala dell’Architettura e Archeologia (SuMMA Lab.) del Dipartimento PAU dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Membro del Comitato Scientifico del CerCoLoc presso l’Università Cattolica Péter Pázmány.

Coordinatore tecnico-scientifico dei progetti “Medma. Touch, feel, think” e “In Ambiente di mito – EcoMedma” che prevedono la digitalizzazione integrale del patrimonio museale e del Parco Archeologico di Medma-Rosarno.