Con questo titolo, lo spartiacque è inevitabile: senza bisogno di leggermi, una certa parte di pubblico potrà solo etichettare chi scrive come borghese, o addirittura fascista, in quanto intollerabile il mettere in discussione l’opera di un kompagno, con la K, ma anche senza. Ma non nemico degli incassi, nonostante sia rimasto più lonely che Lolli, semidimenticato, se non rispolverato per comodità in questi giorni, previo coccodrillo.
Chi scrive, non ha bisogno di coccodrilli, e ancora meno ha bisogno di filtri. Claudio Lolli era superato, perché non si può sempre mescolare impegno e musica, come se la musica fosse il semplice veicolo di un’eterna campagna elettorale di estrema sinistra.
“Ho visto anche degli zingari felici” è l’unica canzone rimasta nella memoria collettiva, fermo restando che la memoria collettiva sia spesso molto influenzabile e tendente all’estrema ignoranza, ma rimane negli annali solo perché, in una fase di bassa marea, Luca Carboni decise di riscoprirla. Tant’è vero che in molti, anche tra gli addetti ai lavori, quindi non tra il popolino, come viene chiamato sempre dagli addetti ai lavori, qualcuno ebbe il coraggio di pensare fosse scritta da Carboni.
Per fortuna, Carboni è tornato Carboni, o meglio, il Carboni del Festivalbar ’92. Anzi, è più giovane oggi, finché non lo guardi in faccia e scopri che il tempo fugge. E l’uomo se ne avvede. Campagna a favore della chirurgia estetica. Ora, dopo la prosopopea e le lacrime di coccodrillo sul ponte sul Polcevera, alias Morandi ma non certo Gianni, strage annunciata da parecchio tempo, e dopo l’ondata di ingegneria accelerata, sono tutti impegnati nella gara a ricordare uno di cui nessuno si ricorda più.
Non mi importa troppo perdere la parte sinistra di Musikanten, perché non può darmi torto. Chi se lo filava più, Claudio Lolli? Persino Piero Ciampi, che è Piero Ciampi, è riuscito a rimanere di più. La dipartita di Lolli è la conferma di quello che dico da tempo, e di cui se ne accorsero anche Lucio Dalla e Stefano Bonaga, mentre scrivevano un articolo su Bologna 2000, per La Repubblica. Ero a casa di Lucio, e si parlava del fatto che Bologna stesse perdendo se stessa. Misi la mia parte anche io, in quell’articolo.
Se devo versare lacrime, oltreché per la persona che non ho avuto la fortuna di salutate per più di 4-5 volte nella vita e che mi sembrava se la tirasse molto, che è Lolli, o che era Lolli, è verso per quel senso romantico ottocentesco, per il ricordo di una Bologna trasformata, ora miseramente in mano a un gruppo di finti scappati di casa che vanno a Sanremo a imitare, malissimo, Elio e le storie tese. Dureranno poco, per fortuna.
Che fine ha fatto la Bologna degli Skiantos, di Lolli il troppo comunista, di Guccini, e di Lucio Dalla (soprattutto)? Morta. Più morta di chi non può più parlare con le parole, o con la musica. Una città finita, che puzza di kebab, pericolosa la sera e sporca la mattina. Questa è Bologna, ed è così dal 2000, da quando culminò il suo senso esistenziale nell’essere Capitale Europea della Cultura. Inizio a pensare che questo titolo porti anche un po’ di sfiga, visto il misero modo in cui Palermo ha affrontato l’impegno di essere investita di tale titolo, e tale onere.
Essere capitali della Cultura, a quanto pare, è peggio che arrivare primi a Sanremo. Per la cronaca, quelli là che si sentono chissà chi e che vanno a pontificare il NULLA in trasmissioni impegnate in eterna campagna elettorale, travestite da show culturali, sono arrivati secondi. Per Enzo Ferrari, emiliano puro, che si è fatto da solo e non ha avuto bisogno di scorciatoie e tessere, i secondi sono gli ultimi dei primi.
Aveva ragione, e ha ancora ragione. In tutto questo: grazie, Claudio Lolli. Hai fatto il tuo tempo, e comunque hai fatto meglio di altri, finiti ancora prima di iniziare, e non abbastanza furbi. Visto che, in Italia, bisogna per forza essere furbi, tesserati e amici di. PS: nessuno, nemmeno “Il Fatto Quotidiano”, è riuscito a citare più di 3 canzoni in croce, pur dandoti del gigante. C’è qualcosa che non va. Meno male che c’è ancora Francesco Guccini, a dire le cose come stanno. È più giovane e attuale lui, alla soglia degli 80 anni.
