Anche in Italia è Boom del CBD, e non solo per il fumo

La consumazione dei prodotti a base di CBD ha ottenuto una vera e propria spinta propulsiva durante i lockdown

Nel nostro mercato continua il boom del CBD o, meglio, del commercio dei prodotti a base di cannabidiolo. Un mercato sempre più attraente per gli investitori, tale da attrare nuovi operatori nazionali e internazionali, evidentemente interessati a proporre ai consumatori offerte sempre più varie e di maggiore qualità.

Guai, inoltre, a pensare che il settore sia una nicchia o sia fortemente targetizzato. Anche se il consumatore abituale dei prodotti a base di CBD è un uomo giovane o di mezza età, in realtà si stanno avvicinando al comparto fasce anagrafiche molto diverse e, soprattutto, una crescente fetta di donne. Merito anche del fatto che il CBD acquistabile online non è più solo ed esclusivamente legato al fumo, quanto anche a una serie di prodotti che stanno riscuotendo interessanti successi, come tisane e tè, creme e lozioni. Ma non solo, vi è un aumento anche del consumo di prodotti come l’olio di cannabis, anch’esso derivante dalla Cannabis sativa ma diverso dai prodotti a base cbd.

Il lockdown ha dato una spinta al mercato del CBD

In questa breve fase di analisi non possiamo non ricordare come la consumazione dei prodotti a base di CBD abbia ottenuto una vera e propria spinta propulsiva durante i lockdown.

A causa delle restrizioni introdotte per contenere gli effetti della pandemia, molti consumatori si sono infatti avvicinati ai consumi online, cercando delle soluzioni alternative per il proprio tempo libero e per il relax delle ore di “confinamento” domestico, oppure, sotto prescrizione medica per scopi terapeutici.

Insomma, numeri alla mano, è evidente che con la pandemia si sia verificato un forte aumento delle vendite online. E che, peraltro, questi effetti siano stati prolungati anche al termine dei lockdown, con i consumatori che hanno preferito continuare ad acquistare su Internet piuttosto che recarsi di persona in negozio.

La legalizzazione della cannabis light

A dare una mano al settore è stato naturalmente anche l’avvento di una disciplina normativa più favorevole che ha, di fatti, legalizzato la produzione di cannabis light, con percentuali di THC inferiori ai massimi di legge.

La crescita dell’offerta ha permesso di contenere i prezzi di tali prodotti, migliorare una qualità generale e, peraltro, andare a diversificare meglio le proposte degli operatori, che oggi possono permettersi di produrre maggiori quantità, rispetto al passato, a costi decisamente più bassi.

Certo, questo non impedisce comunque al nostro mercato di essere mira preferenziale di molti produttori esteri che, sfruttando delle economie di scala non raggiungibili dai player nazionali, riescono a far pervenire dei prodotti ancora più economici rispetto alla media.

In tal senso, però, ricordiamo come sia fondamentale prestare attenzione alla qualità del prodotto, piuttosto che al suo prezzo, e – naturalmente – alla legalità del prodotto commercializzato. Rammentiamo infatti che il fatto che la coltivazione sia stata legalizzata, non significa certamente che non sia soggetta a una disciplina piuttosto rigorosa che i coltivatori devono seguire e che, tra gli altri aspetti, prevede anche la necessità di conservare tutta la documentazione legata all’acquisizione dei semi e alle attività svolte all’interno della propria coltivazione.

Una cautela fondamentale per avvicinarsi a un consumo consapevole di un prodotto sempre più diffuso, e dalle offerte sempre più diversificate.