Fiumi di droga...e non solo. Come si muoveva la nuova 'ndrina di Gioia Tauro

“Core business” della cosca, come da provata tradizione, è il traffico di droga

C’è una nuova ‘ndrina a Gioia Tauro. Operativa e famelica, la consorteria confederata delle famiglie dei Brandimarte e dei De Maio era riuscita a ritagliarsi il suo spazio all’indomani dell’omicidio di Rocco Molè, quando gli storici equilibri che segnavano le dinamiche criminali sulla città del porto, erano venuti meno.

Una ‘ndrina quasi “inaspettata”, venuta fuori grazie ad un’indagine che era partita nel 2017 con il monitoraggio di un grosso giro di stupefacenti. Sono partiti da lì gli uomini della squadra mobile e i loro colleghi del commissariato di Gioia coordinati dalla distrettuale antimafia dello Stretto.

Da quel traffico di droga che nascondeva appena sotto la superficie una nuova “testa” del panorama criminale reggino. Gli investigatori sono riusciti a «radiografare» la scalata criminale della cosca e, attraverso un lavoro certosino fatto di pedinamenti, intercettazioni e arresti in flagranza, a certificarne lo spessore acquisito anche agli occhi delle storiche famiglie del mandamento tirrenico.

Vecchia conoscenza

A capo di questa nuova ramificazione ‘ndranghetistica che va ad aggravare una situazione già drammatica in una città di poco più di 15 mila abitanti, c’è Pasquale De Maio. Lo chiamano “u rapitu”, ha poco più di 60 anni e una storia criminale che si àncora alla seconda, terrificante, guerra di mafia tra gli anni ’80 e ’90. Considerato da sempre vicino agli ambienti ‘ndranghetistici di Gioia Tauro, De Maio sarebbe riuscito a creare una piccola «enclave» mafiosa che, nel risiko della lottizzazione cittadina di matrice ‘ndranghetista, aveva eletto a proprio feudo la zona della marina e del lungomare.

Fiumi di droga

“Core business” della cosca, come da provata tradizione, è il traffico di droga. Ingenti i quantitativi di cocaina hashish e marijuana movimentati dal gruppo – in totale sono 17 le ordinanza di custodia cautelare anche se due indagati sono riusciti, per il momento, a scampare agli arresti – che aveva fatto del lungomare la sua piazza di spaccio di riferimento. E se la droga garantiva gli introiti maggiori, la cosca dei De Maio-Brandimarte aveva riproposto tutte le dinamiche “care” alla ‘ndrangheta.

Dai taglieggiamenti ai commercianti, ai prestiti a strozzo, fino al controllo continuo del proprio territorio, con gli indagati scovati dagli investigatori a pattugliare il lungomare anche nei momenti di calma. E poi le armi – numerose quelle sequestrate durante il corso delle indagini, iniziate nel 2017 – e il riconoscimento ufficiale da parte delle altre cosche. Numerosi infatti sono stati gli incontri monitorati dalla polizia, tra gli uomini della nuova ‘ndrina e gli emissari dei Pesce, degli Alvaro, dei Bellocco e dei Facciola, storiche “famiglie” del mandamento tirrenico.