Papa Francesco ai seminaristi calabresi: 'Attenti al carrierismo, è peste'

Papa Francesco rivolge un messaggio ai tanti seminaristi delle diocesi della Calabria ricevuti oggi in udienza

“Attenti a non cadere nel carrierismo, che è una peste, è una delle forme di mondanità più brutte che possiamo avere, noi chierici, il carrierismo”.

Papa Francesco ha messo in guardia i seminaristi delle diocesi della Calabria ricevuti oggi in udienza, insieme ai Rettori, i Padri spirituali, i formatori e i vescovi.

“È molto triste – ha sottolineato a braccio il Pontefice – quando trovi sacerdoti che sono funzionari, che hanno dimenticato l’essere pastori di popolo e si sono trasformati in chierici di Stato, come quelli delle corti francesi, ‘monsieur l’Abbé’, erano chierici di Stato. È brutto quando si perde il senso sacerdotale”.

“Non si tratta di una scelta logistica o meramente numerica, ma finalizzata a maturare insieme una visione ecclesiale e un orizzonte della vita sacerdotale, invece che disperdere le forze moltiplicando i luoghi di formazione e tenendo in piedi piccole realtà con pochi seminaristi. Un seminario di 4, 5, 10 non è un seminario, non si formano seminaristi; un seminario di 100 è anonimo, non forma i seminaristi… Ci vogliono piccole comunità, anche dentro un grande seminario, o un seminario a misura umana; che sia il riflesso del collegio presbiteriale”. “È un discernimento non facile da fare, non facile. Ma si deve fare e si devono prendere decisioni su questo. Non sarà Roma a dirvi cosa dovete fare, perché il carisma lo avete voi. Noi diamo le idee, gli orientamenti, i consigli, ma il carisma lo avete voi, lo Spirito Santo lo avete voi per questo. Se Roma incominciasse a prendere le decisioni sarebbe uno schiaffo allo Spirito Santo, che lavora nelle Chiese particolari”.

Ai vescovi che sognano il bene della propria terra e hanno a cuore “la formazione dei futuri preti”, il Pontefice ha offerto una raccomandazione chiara: “Non lasciatevi paralizzare dalla nostalgia e non restate prigionieri dei provincialismi!”, e ai vescovi emeriti ha invitato a non far “mancare nel silenzio e nella preghiera” il sostegno a questo processo. “Chi è emerito è chiamato a servire con gratitudine la Chiesa nel modo che si addice a questo suo stato”. “Non è facile congedarsi, a tutti ci chiede uno sforzo per congedarsi”, ha poi aggiunto.

“Io – ha ricordato – scrissi una lettera sull’argomento che incominciava con queste parole: Imparare a congedarsi, senza tornare a ficcare il naso, imparare a congedarsi e mantenere quella presenza assente, quella presenza lontana che si sa che è lì l’emerito ma prega per la Chiesa, è vicino ma non entra nel gioco. Non è facile”.