A Reggio una partita per la libertà, Musolino e Campagna: ‘Sport come strumento rieducativo’
Il carcere al centro del dibattito cittadino con l'obiettivo di restituire una dimensione più umana e sociale, questo il messaggio che arriva dalla partita di calcio di questa mattina ad Arghillà
13 Dicembre 2025 - 12:50 | di Redazione

Riportare il carcere al centro del dibattito cittadino e restituirgli una dimensione umana e sociale.
È questo il messaggio che arriva da “Una partita per la libertà”, il quadrangolare di calcio che si è svolto alla Casa circondariale di Reggio Calabria – Arghillà, attraverso le parole del pm Stefano Musolino e del giudice Giuseppe Campagna del Tribunale di Reggio Calabria.
Per Musolino, l’iniziativa rappresenta un modo concreto per rompere l’isolamento che spesso circonda il mondo carcerario.
“L’obiettivo è quello di provare a rimettere il carcere al centro dei dibattiti cittadini, di non considerarlo un luogo di marginalità e di marginalizzazione, ma di persone che in una certa prospettiva hanno sbagliato qualcosa nella loro vita”.
Il pm ha poi richiamato l’attenzione su una criticità che riguarda l’intero sistema penitenziario italiano:
“Le condizioni di sovraffollamento carcerario in Italia, e anche nelle nostre carceri, sono una situazione molto preoccupante. Venire qui a giocare questa partita vuol dire provare a rimettere al centro dell’attenzione pubblica la situazione, la dimensione del carcere ed i problemi dei detenuti”.
Sulla stessa linea le parole del giudice Giuseppe Campagna, che ha sottolineato il valore dello sport come strumento di rieducazione e reinserimento sociale.
“Abbiamo accettato con grande disponibilità l’invito della Garante regionale dei detenuti, perché se vogliamo dare un senso pratico al dettato costituzionale, sappiamo che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato e alla risocializzazione. Lo sport è uno dei tanti strumenti che la società ha a disposizione per cercare di recuperare queste persone”.
Campagna ha poi evidenziato come i valori sportivi possano diventare parte integrante del percorso carcerario.
“Aggregazione, solidarietà, lealtà: questi sono i valori dello sport e devono necessariamente entrare in carcere. Dobbiamo fare di tutto, ciascuno per il proprio ruolo, per recuperare queste persone. Io penso che la stragrande maggioranza della popolazione carceraria possa essere rimessa nel circuito sociale con altri valori”.
Infine, il giudice ha ribadito l’importanza dell’iniziativa come punto di partenza.
“Siamo contenti di partecipare a questa manifestazione come magistrati e condividiamo l’idea della Garante: questo è il primo appuntamento per diffondere la cultura sportiva e tutto ciò che essa rappresenta anche all’interno delle carceri”.
Un evento simbolico, ma carico di significato, che ha utilizzato il linguaggio dello sport per riportare il tema del carcere dentro una riflessione collettiva.
