Il Ponte sullo Stretto s’ha da fare, al Museo del Bergamotto incontro a più voci

Nella sede del Museo, Vittorio Caminiti ha aperto i lavori. Presente anche il presidente della Regione Calabria Nino Spirlì

Il Ponte sullo Stretto si deve fare. Ad ogni costo.

Perché foriero di sviluppo e modernità. Perché strategico e ormai indispensabile. Queste le linee guida dell’incontro “Infrastrutture e Ponte sullo Stretto, un’opportunità di crescita con il Recovery o ancora una beffa”, fortemente voluto da Vittorio Caminiti, presidente della Fondazione Its di Reggio Calabria, ed ospitato nei locali del Museo del Bergamotto.

Un incontro a più voci che servono a spingere la faraonica opera all’interno del Recovery plan, dal quale fino al momento sembra essere stato escluso.

Scelta da imporre

Dopo i saluti del padrone di casa, è stato Giacomo Saccomanno, neo commissario regionale della Lega, a moderare l’incontro. Sullo sfondo la formazione del nuovo Governo Draghi su cui si ripone fiducia, ma non incondizionata. Lo stesso Saccomanno si dice convinto della necessità per Calabria e Sicilia, di preparare a sottoporre all’attenzione del Recovery plan le opere di maggiore valenza, tra cui il Ponte sullo Stretto, opera di grande importanza per la crescita della Calabria.

“Una scelta da imporre” per Saccomanno, perché oltre al Ponte ci sono da mettere in conto le altre opere che permetterebbero alla grande infrastruttura di recitare il proprio ruolo strategico.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Maria Grazia Richichi, sindaco di Villa San Giovanni, che ha rivendicato il ruolo della cittadina dello Stretto nel processo delle scelte:

“Quando si parla di Ponte non si può non parlare di Villa San Giovanni. Vogliamo far parte degli incontri e dei tavoli tecnici” dice il primo cittadino di Villa che fa un escursus di quello che si poteva fare e non si è fatto.

Serve coraggio

All’incontro era presente anche il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì che ha concluso i lavori della giornata dedicata al Ponte.

“Se misuriamo il tempo come i nostri avi possiamo dire che il Ponte non ci serve. Ma se lo misuriamo con una velocità aumentata per mille volte e lo misuriamo anche nell’economia, nella gestione dei rapporti, nella tutela della salute e nel vivere quotidiano, il Ponte è necessario”.

Per il presidente il Ponte deve essere una realtà e non può spaventare così come non ha spaventato l’attraversamento degli oceani i grandi esploratori.

“Se non ci fosse stato il coraggio non sarebbero state possibili le grandi scoperte. Siamo nel tempo del coraggio, per la costruzione di un ponte che ha avuto tanti sognatori, un progettista e oggi gli esecutori. Basta pensare in piccolo e che tante piccole cose facciano una cosa grande. Il ponte non appartiene solo a Calabria e Sicilia, c’è un continente dopo di noi e dopo il mediterraneo. Sicilia e Calabria sono la soglia dell’Europa”.

Spirlì sostiene che per decenni sono state accampate le più disparate scuse da una certa politica calabrese e siciliana:

“oggi ci si deve assumere le responsabilità di tutte le scelte che si sono fatte da quando si è cominciato a votare i propri rappresentanti a Roma o a Catanzaro. O ci crediamo al progetto morale che la Calabria sta aspettando o cercheremo sempre qualcuno da fuori che abbia la responsabilità. Occorre uscire dal vittimismo costante”.

La logistica integrata

Nel corso dell’incontro c’è stato spazio anche per la presentazione del libro “Uno sviluppo inedito alla Calabria e alla Sicilia… e al Sud Italia”, di Marco Santoro docente dell’Università Mediterranea e curato dall’ex sindaco di Villa Rocco La Valle.

Per l’autore il nostro territorio ha bisogno di infrastrutture, ma anche di risposte concrete costanti e continue dalla politica. Una serie di domande – Perché non si costruisce il Ponte? Come mai il Porto di Gioia Tauro stenta a crescere? Come mai l’alta velocità si ferma a Salerno? Come mai la provincia di Reggio è quella che registra il maggior ritardo? – fanno da sfondo ad un’analisi lucida che porta ad una conclusione:

“La logistica integrata è una risorsa straordinaria che produce ricchezza. E con il Ponte si potrebbe realizzare una grande Piattaforma logistica di grandi prospettive”…
Per Santoro è il momento giusto perché i nostri governanti fermamente possano far riprendere il completamento dell’alta velocità e le autostrade siciliane che rappresentano la parte terminale dei corridoi europei. Santoro chiede l’impegno delle istituzioni – “manca una politica europea in questo senso” dice – ricordando che la Commissione europea ha deciso che il Ponte non è più prioritario – “nessuno contrasta la scelta e i progetti infrastrutturali si bloccano” – ma anche di non sprecare i miliardi messi a disposizione del territorio italiano. Per questo saranno fondamentali le sinergie, con la creazione di una task force fatta da istituzioni e autorità portuali.

Dal Parlamento a Reggio

All’incontro hanno partecipato anche i senatori Silvia Vono e Pasquale Pepe, insieme al deputato Domenico Furgiuele.

La Vono che è anche vice presidente della Commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato prova ad uscire dal solito cliché che vuole contrapposti pontisti e no pontisti:

“Si commette un errore se si ritiene il Ponte in senso solo logistico, escludendone la strategicità: l’opera è strategica e un’opera infrastrutturale non è mai fine a se stessa. Occorre far comprendere che la grande opera è in stretto rapporto con le opere compensative (quelle nuove e quelle esistenti ma da migliorare) che avvalorano la qualità strategica dell’opera. Se i grandi obiettivi europei sono la riduzione delle distanze, fondamentale per gli scambi economici, dovremmo urlare al mondo l’importanza dell’opera e non stare in silenzio. Le risorse non mancano, interne ed esterne, ma non ci si deve perdere in nuovi studi di fattibilità: il progetto esiste ed è stato verificato in sede europea”.

Domenico Furgiuele componente della Commissione Trasporti e comunicazioni della Camera, ravvisa una novità nella questione Ponte: cambia l’approccio.

“Dobbiamo avere il coraggio di affermare che la realizzazione del Ponte è essa stessa sviluppo: porterà lavoro, sviluppo industriale, risparmio per i trasporti, con la consapevolezza che le risorse che inevitabilmente derivano dalla pandemia sono talmente ingenti che si può pensare ad una pianificazione di opere pubbliche che possono far decollare Calabria e Sicilia”.

Per lui la costruzione del Ponte non è alternativa ad altre opere, ma un fiorire di opere pubbliche integrate. Unico neo – “non sono mancati i soldi, ma la capacità di spesa” dice – chiedendo quindi un cambiamento di rotta fondato sulla competenza e il merito.

Pasquale Pepe, vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta del fenomeno delle mafie, è colui che si interesserà del progetto Sud per la Lega:

“Finisca l’epoca dei politici tuttologi – tuona il responsabile del dipartimento mezzogiorno della Lega –. Che cos’è questa terra rispetto al mediterraneo? Non è più la coda, ma la porta dell’Europa. La sfida non è lottare per ottenere delle percentuali, ma mettere in campo i progetti che realmente servono al sud e all’Italia ma anche all’Europa. Servono progetti cantierabili, accettando e vincendo la sfida dello sviluppo”.