Operazione Pratì, Lombardo: ‘Ecco come la ‘ndrangheta muove le fila del narcotraffico internazionale’
La 'ndrangheta che programma, produce e vende, non solo a livello locale, ma nel mondo con canali privilegiati. Il Procuratore: "Nessuno spazio a chi pensa di poter sfuggire"
10 Luglio 2025 - 12:04 | di Eva Curatola

Non più solo acquirente, ma protagonista: dall’organizzazione delle rotte ai contatti diretti con i narcos sudamericani, fino ai nuovi metodi di occultamento. L’operazione ‘Pratì’ svela il potere criminale della ’ndrangheta, capace di agire su scala internazionale con logiche industriali.
Un’organizzazione strutturata e integrata
Non si tratta di una rete di piccoli trafficanti locali. L’operazione “Pratì”, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, mostra una volta di più la potenza e la complessità della ’ndrangheta. Un’organizzazione capace di pianificare carichi internazionali, instaurare rapporti diretti con i cartelli colombiani e controllare ogni fase del traffico di droga, dalla produzione alla distribuzione.
«Non è una semplice somma di soggetti – ha spiegato il procuratore Giuseppe Lombardo – ma un sistema integrato. Tre gruppi con ruoli ben definiti, capaci di interagire tra loro in un disegno criminale unitario. La ’ndrangheta è parte di un piano più grande, con programmazione e gerarchie».
Broker calabresi stabili in Colombia
Il dato che più preoccupa gli inquirenti è la presenza stabile di intermediari calabresi sul territorio colombiano. Sono loro a trattare direttamente con i narcos, decidere tempi e modi delle spedizioni, individuare le navi e persino suggerire nuovi metodi di trasporto.
«Non è mai facile ricostruire dinamiche criminali che coinvolgono Paesi lontani come la Colombia – ha detto Lombardo – ma oggi abbiamo prove chiare di un rapporto stabile e preferenziale tra i calabresi e i produttori di cocaina».
La droga nei pacchi, un metodo silenzioso e pericoloso
Tra i dettagli emersi, uno su tutti ha colpito l’opinione pubblica: l’uso di pacchi per spedire cocaina trasformata in chicchi di caffè. Un metodo alternativo alle grandi spedizioni via mare, ma molto più difficile da individuare.
«Una di queste spedizioni l’abbiamo intercettata all’aeroporto Ciampino – ha confermato il procuratore – ma riteniamo che questo sistema sia già ampiamente utilizzato. È più silenzioso, sfugge ai controlli e va considerato parte integrante della strategia criminale».
La ’ndrangheta programma, produce e vende
L’inchiesta ha anche svelato un altro aspetto del potere delle cosche: la capacità di organizzare direttamente la produzione di sostanze stupefacenti sul territorio calabrese. Le coltivazioni di canapa nella Locride, emerse nel corso delle indagini, sono la prova di un approccio “industriale”.
«La ’ndrangheta non si limita più a comprare droga – ha dichiarato Lombardo – ma la produce, la stocca e la commercializza, replicando nel locale la stessa logica che applica a livello internazionale. Un’espansione operativa che coinvolge anche sostanze diverse dalla cocaina».
Un mercato globale, una gestione totale
Le indagini hanno ricostruito almeno 300 kg di cocaina programmata per l’importazione. Solo una parte minima sarebbe rimasta in Calabria: il grosso è destinato ai mercati europei, dove la domanda è altissima. Un traffico che, secondo la DDA, viene gestito in ogni dettaglio dalle cosche.
«Non esistono ambiti lasciati al caso – ha detto il procuratore – ogni criticità viene affrontata con soluzioni efficaci. È la conferma di un’organizzazione solida, che non si limita a ricevere ma decide, orienta, controlla».
Nessuno spazio all’impunità
Lombardo ha infine ribadito la continuità investigativa tra l’operazione “Pratì” e quella precedente denominata “Malea”, sottolineando come il lavoro della Direzione Antimafia non si fermi mai, perché il fenomeno ’ndrangheta è strutturalmente permanente.
«Non vogliamo lasciare alcuno spazio a chi pensa di poter sfuggire. Chi fa parte di questi sistemi criminali sarà sempre al centro della nostra attività. E continueremo a colpire».