Reggio, la protesta degli imprenditori: 'Vogliamo solo lavorare. Non siamo untori' - FOTO

Prima le sedie vuote a piazza Italia e poi i cappelli bianchi a piazza Duomo, è così che Reggio Calabria sceglie di protestare, in modo pacifico

Prima le sedie vuote a piazza Italia e poi i cappelli bianchi a piazza Duomo, è così che Reggio Calabria sceglie di protestare contro l’ultimo DPCM che mette un freno a numerose attività.

La protesta, organizzata da Confesercenti, è stata l’occasione per esprimere modo sano e pacifico di esporre le proprie idee e necessità ad un Governo che, negli ultimi mesi, ha chiesto sacrifici su sacrifici agli italiani, giunti ormai allo stremo. Ne sono testimonianza le continue manifestazioni avvenute in questi giorni in tutta la Penisola. Da Napoli, Torino, Milano, Catania, l’onda del malcontento ha attraversato davvero tutto lo Stivale, anche se nella maggior parte dei casi si è assistito ad immagini raccapriccianti.

I reggini, invece, anche questa volta, nonostante il momento di grande difficoltà nel settore economico, hanno dimostrato il loro grande buon senso scendendo in piazza a battersi per i loro diritti, sempre però nel rispetto delle norme anti-Covid.

ImprendiSud, Confesercenti, APAR, le associazioni in piazza insieme a tanti cittadini che hanno deciso di mostrare solidarietà alle attività di Reggio scendendo anche loro in piazza a manifestare.

CityNow, che ha registrato in diretta la protesta, ha mostrato ai reggini non solo le immagini della manifestazione avvenuta in seguito all’ok della Prefettura, ma anche dato voce a diversi imprenditori intervenuti per l’occasione.

“Non siamo noi gli untori”

“ImprendiSud rappresenta 100 imprese e circa 10 mila dipendenti – ha spiegato il Presidente Carmelo Crucitti. Vogliamo ricordare a chi ci Governa, che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. E sappiamo benissimo che tutto questo, adesso, manca. Con il nuovo dpcm si è chiesto al settore della ristorazione e dei pubblici esercizi di chiudere ancora una volta.

Per evitarlo sarebbe stato sufficiente una migliore organizzazione da parte dello Stato. Noi non abbiamo fatto nulla di male, anzi, abbiamo curato ogni cosa nei minimi dettagli per proteggere noi e gli altri dal virus. Abbiamo seguito i decreti, siamo stati messi sotto controllo, eppure oggi ci troviamo al punto di partenza con le serrande mezze abbassate”.

Anche Rocco Caridi della pizzeria Lievito ha parlato ai nostri microfoni:

“Vogliamo riuscire a mantenere i posti di lavoro, in una città dove, purtroppo, di lavoro ce n’è già poco. Chiediamo, semplicemente, di continuare a lavorare ovviamente nel massimo rispetto delle regole. Siamo qui per rivendicare il nostro diritto al lavoro ed è evidente che abbiamo risposto in tanti. I gestori dei locali sono tutti qui, e chi non c’è non si trova in piazza solo perchè non può permettersi di chiudere un secondo di più rispetto a quanto già imposto dal Governo”.

La solidarietà del mondo dello sport

Anche lo sport si è dovuto fermare e già nei giorni scorsi era sceso in piazza a manifestare, anche a Reggio Calabria. Non importa che questa volta tocchi ai ristoratori protestare, perché a piazza Duomo il mondo sportivo ha deciso di far sentire la propria vicinanza.

“Abbiamo dato vita al Comitato spontaneo dello Sport appunto per sostenere i nostri amici, anche perché noi, come tutti quanti sanno, viviamo nei locali, organizziamo serate nei locali, organizziamo feste e momento di incontro. Ogni attività è complementare all’altra. Siamo forzati a dover manifestare affinché qualcosa si smuova perché in questo modo muore tutto il sistema” ha spiegato Nino D’Amico.

Il mondo delle gelaterie

“Una piazza piena di cappelli bianchi è un orgoglio per noi che portiamo avanti i valori della tradizione reggina – ha detto Angelo Musolino, Presidente APAR. Conosco tanti di voi e grazie a ImprendiSud ne ho conosciute di nuove. Questo vuol dire associazione, unire, condividere. E questa sera noi stiamo condividendo una protesta pacifica. Chiediamo è avere solidarietà delle istituzioni, noi durante il primo lockdown siamo stati i primi ad essere toccati, i pasticceri hanno fatto a casa la pizza, i ristoratori hanno fatto le torte, ci siamo scambiati i panni. Ma adesso questo non è più possibile, soprattutto in seguito dopo aver messo in sicurezza i locali secondo le norme Covid. Oggi non ci si può ritenere untori, al contrario di altri”.

L’esempio va immediatamente ai trasporti, agli aerei ed ai treni che continuano a viaggiare a “piena capienza”. Musolino però, nel suo discorso tocca un tasto molto dolente fra gli imprenditori.

“Ciò che fomenta ancora di più la protesta è la disparità. Pasticcerie e gelaterie sono meno colpite rispetto a pizzerie, pub e ristoranti perchè lavorano più di giorni che di sera. Ma non è corretto fare differenze tra categorie, non possono esistere attività di Serie e attività di Serie B. Spero vivamente che domani potremo sedere ad un tavolo dove ognuno di noi può dire ciò che serve per la propria attività”.