Reggina, il 2016 si chiude con un derby di accuse e polemiche. Per il futuro servono scelte forti


di Pasquale Romano – Dal Messina…al Messina. E’ l’acerrimo nemico il punto di partenza e arrivo di una Reggina che, chiuso il 2016 con la sconfitta nel derby dello stretto, prova a fare un bilancio dell’anno che si è appena concluso. Da sottolineare, con tutta l’amarezza del caso, la cornice di polemiche, accuse, liti verbali e fisiche che ha preceduto e succeduto i 90 minuti del ‘Franco Scoglio’. Dall’aggressione al portiere amaranto Sala alle incredibili dichiarazioni di Pozzebon, il calcio ha dato conferma di quanta stupidità in alcuni casi possa animarlo e istigare (pericolosamente) alla violenza. Meglio tornare al calcio giocato e sperare, con la scusa di un derby cosi acceso e appassionante, di non dover assistere di nuovo a simili scene deprecabili…

Se contro il Messina, nella gara di andata, la Reggina aveva impresso una virata decisa al proprio cammino, nel derby di ritorno sono riaffiorati difetti e lacune emersi nei due mesi neri, che avevano fatto sprofondare gli amaranto all’ultimo posto in classifica prima della vittoria sul Fondi. Zeman ha parlato di una mancanza di cattiveria insita nel dna di qualche giocatore e ‘incurabile’, assolvendo quindi chi (se stesso) è chiamato a tirare fuori il meglio dal gruppo che allena.

Se la Reggina è crollata dopo un ottimo inizio di campionato, le responsabilità maggiori sono del tecnico boemo o dei giocatori che sono scesi in campo? Le scuole di pensiero si moltiplicano, in mome di chi chiede un importante repulisti dell’organico o di avvicendare la guida tecnica. E’ probabile anche se non scientificamente dimostrabile, che Zeman abbia meriti consistenti sulla prima parte di campionato della Reggina, esaltante soprattutto sul piano del carattere e delle prestazioni, positive anche contro le prime della classe. Allo stesso modo, il tecnico boemo non può ‘svincolarsi’ da precise responsabilità nella fase critica: se la squadra ha mostrato grinta e determinazione per diverso tempo, significa che ha dentro di sè quelle caratteristiche anche per merito di un allenatore che le ha tirate fuori. Troppo semplice, dopo settimane di encefalogramma piatto, affermare che in realtà non c’erano mai state…

La Reggina ha un organico in grado di lottare per la salvezza (unico vero obiettivo sempre sbandierato dalla società) cosi come dimostrato sino alla gara di Caserta, un tempo sufficiente per avere risposte valide. Bisogna in fretta uscire da questo equivoco, altrimenti si corre il rischio di assolvere tecnico e squadra, e non capire come intervenire per correggere i difetti. Servono innesti di mercato utili per colmare lacune oramai evidenti che coinvolgono in modo particolare le corsie esterne. Sia in difesa che in attacco, nel 4-3-3 dogma imprescindibile di Zeman, la Reggina schiera pochi giocatori che danno adeguate garanzie. Porcino unico elemento affidabile, insufficienti gli sprazzi mostrati da Possenti e Tripicchio. Serve almeno un esterno difensivo e uno offensivo, oltre ad un attaccante capace di ‘pungere’ negli ultimi sedici metri.

Per guardare al futuro con ottimismo servono scelte forti e coraggiose, in sede di mercato e non solo. La Reggina non può abbandonare di nuovo il professionismo, il pensiero di fine 2016 si allinea con quello di inizio 2017. Solo un anno fa, gli amaranto militavano mestamente tra i dilettanti, inferno da scongiurare. Se il ritorno in Lega Pro è stato il regalo più bello di quest’anno appena concluso, bisogna difenderlo in tutti i modi per non tornare nella desolazione più assoluta…

logo community