Lido comunale, Emo (Onda Orange): ‘Incuria, abbandono e scelte sbagliate. Il rilancio passa dalla cittadinanza attiva’

L'architetto avanza la proposta dei patti di collaborazione, che consentirebbero anche di superare la logica estiva, restituendo al lido una funzione civica permanente

Ph Architetto Antonio Marra lido comunale

“Il Lido Comunale di Reggio Calabria, affacciato su uno dei panorami più suggestivi del Mediterraneo, è da anni intrappolato in un ciclo di incuria, abbandono e scelte sbagliate. Un esempio quasi unico di stabilimento balneare così grande al centro di una città, un luogo che dovrebbe rappresentare un vero parco urbano, uno spazio di bellezza, socialità e accesso pubblico al mare, è invece diventato il simbolo di quanto può fallire una gestione poco trasparente e disallineata dall’interesse collettivo“.

A scriverlo, in una nota stampa, l’arch. Danilo Emo di Onda Orange, intervenendo sulla questione Lido Comunale di Reggio

L’esperienza fallimentare del partenariato pubblico-privato

“L’ultima esperienza, quella del cosiddetto partenariato pubblico-privato, ne è la dimostrazione più evidente. Un modello che sulla carta prometteva servizi e valorizzazione, ma che nella pratica ha generato vantaggi solo per i privati coinvolti, lasciando alle spalle un bene pubblico trascurato, privo di manutenzione e sostanzialmente abbandonato. Oggi ne paghiamo le conseguenze, e le paghiamo tutti.

L’alternativa concreta dei patti di collaborazione

Esiste però un’alternativa concreta, già prevista dal Comune di Reggio Calabria con la delibera n. 47 del 13 ottobre 2015: i patti di collaborazione. Si tratta di strumenti formali attraverso cui l’amministrazione può stipulare accordi con:

  • associazioni
  • gruppi informali
  • cittadini
  • soggetti privati

per la cura, la gestione e la rigenerazione condivisa di beni comuni urbani.

Ma attenzione: non è una semplice concessione mascherata, né un cambio di denominazione. È un modello completamente diverso, in cui il rapporto tra amministrazione e cittadinanza non è fondato sull’interesse economico, ma su un patto pubblico trasparente, con impegni reciproci, controllo civico e finalità collettiva.

Esperienze positive già avviate

Questo approccio non è solo teorico: è stato già adottato con successo anche in contesti vicini, come il Comune di Palmi, che ha attivato una piattaforma pubblica per rendere visibili, accessibili e monitorabili tutti i patti stipulati sul proprio territorio. Un’esperienza riconosciuta a livello nazionale come buona pratica di gestione partecipata e inclusa nella rete di Labsus – Laboratorio per la Sussidiarietà, che da anni promuove la cittadinanza attiva.

A Reggio, questo stesso modello potrebbe rappresentare una svolta concreta. Immaginare che alcune cabine o porzioni del Lido vengano affidate, in forma sperimentale, ad associazioni del territorio che le presidino attivamente, significa restituire vita, sicurezza e senso di comunità a un luogo che oggi langue.

In cambio di spazi da utilizzare per attività culturali, sociali, sportive o educative, le realtà coinvolte si impegnerebbero alla cura e manutenzione delle aree. Con obblighi chiari, monitoraggio pubblico e revoca immediata in caso di inadempienza, anche i soggetti privati potrebbero partecipare, ma non più in una logica estrattiva, bensì collaborativa e trasparente.

Un nuovo modello per il futuro del Lido

Uno degli aspetti più innovativi dei patti di collaborazione è che, a differenza delle classiche concessioni stagionali, essi hanno generalmente una durata annuale o pluriennale. Questo consente di superare la logica estiva, restituendo al Lido una funzione civica permanente e un presidio attivo anche nei mesi invernali. Un bene comune non può vivere solo tre mesi all’anno.

Inoltre, la documentazione dei patti è pubblica, consultabile, e definisce in modo preciso i diritti e i doveri delle parti, superando quella zona grigia di incertezza che spesso circonda le assegnazioni tradizionali. Questo livello di trasparenza permette non solo una gestione più ordinata e legittima, ma favorisce anche il controllo diretto da parte dei cittadini, restituendo fiducia e senso di responsabilità condivisa.

Uno sguardo realistico al presente

A fronte di questa proposta concreta, è necessario anche un atto di verità sul presente. L’ultima manifestazione d’interesse lanciata sul Lido è andata deserta. Ma come avrebbe potuto essere altrimenti?
I lavori ancora in corso, l’assenza di una visione complessiva, la condizione materiale dell’area e l’ormai atavico problema della balneabilità, puntualmente taciuto, rendono impossibile qualsiasi progettualità credibile. Stupisce semmai lo stupore davanti a un epilogo tanto prevedibile.

Più grave ancora è quanto accaduto a uno dei lotti del Lido, restaurato appena un anno fa con fondi pubblici. Dopo soli 12 mesi, e in assenza di controlli o presìdi, quel lotto è stato vandalizzato, occupato abusivamente e nuovamente abbandonato, trasformando un investimento collettivo in un danno. Un danno economico, pagato da tutti i cittadini, e un danno morale, che segna l’ennesima occasione mancata.

Non è troppo tardi

Ma non è troppo tardi. I patti di collaborazione esistono già, sono stati sperimentati con successo, e possono essere attivati anche a Reggio. La città ha bisogno di sicurezza, cura, appartenenza. Il Lido ha bisogno di mani che lo vivano e lo custodiscano, non di nuovi bandi a perdere. Serve una volontà politica chiara e una direzione netta: quella della cura condivisa, della trasparenza e del presidio attivo.