Reggio, emergenza rifiuti. Falcomatà punta l’indice contro “l’amica” Regione

È ormai tutti contro tutti, ma a farne le spese sono i cittadini. Forte denuncia del primo cittadino: “Cancelli chiiusi solo per la Città Metropolitana”

Cumuli di rifiuti in ogni dove, dalle abitazioni alle attività commerciali, sacchetti maleodoranti, sporcizia che attira roditori e non solo, unite alle discariche improvvisate dal malvezzo del cittadino, impongono di correre ai ripari al più presto rispetto ad una situazione giunta ormai al limite della decenza. E visto che da quasi due settimana, ed a singhiozzo, la raccolta viene fatta in maniera selezionata, lasciando a terra l’indifferenziato, probabilmente la parte più ingestibile del rifiuto, è ora che si faccia chiarezza su una situazione che dall’emergenza sta rasentando il grottesco. Non che da queste parti non siamo abituati a black out del genere, ma le ragioni della “crisi” esposte oggi dal sindaco Giuseppe Falcomatà, impongono una seria riflessione.Perché, la responsabilità di quanto sta avvenendo, per dirla con il primo cittadino, ha un nome e un cognome: “è della Regione Calabria che in maniera indiscriminata ha chiuso solo per la Città Metropolitana i cancelli delle discariche regionali. Questo – ha chiarito – non vale solo per Reggio ma per tutti i 97 comuni della provincia”.

Falcomatà ha scelto la platea del convegno “Economia circolare, ambiente e futuro – Sfide culturali e imprenditoriali per lo sviluppo sostenibile” – promossa dalla sezione territoriale di Confindustria “Energia, chimica e ambiente” presieduta da Girolamo Guerrisi – per fare deflagrare una bomba che sta già avendo uno strascico squisitamente politico. Ma non solo. Perché se è vero che i sindaci dell’area metropolitana sono partiti alla volta di Catanzaro con l’obiettivo di incontrare il Governatore Mario Oliverio, chiedendo l’apertura di un tavolo politico istituzionale permanente per affrontare nell’immediato la questione, è altrettanto vero che il cittadino comune rischi di non capire cosa stia succedendo, tenuto conto anche dello stesso colore politico-partitico delle due istituzioni. Insomma, se la Regione “amica” diventa “matrigna” bisogna capire il perché. Un perché che, al di là delle dichiarazioni pesanti e importanti, Falcomatànon ha saputo spiegare, dicendolo a chiare lettere e denunciando l’assenza di “un confronto politico istituzionale”, soppiantato da “un confronto meramente tecnico, burocratico e dirigenziale”.

Polemica continua

All’incontro in Confindustria Falcomatà ha sottolineato l’assenza dei tecnici regionali che pure erano stati invitati: “Se fossero venuti avrebbero risposte alle vostre domande dicendo che i Comuni devono rientrare dell’80% del loro debito nei confronti della Regione. Ma i comuni, nonostante le grandi difficoltà, e i problemi di liquidità, si sono messi in linea. La percentuale non è arrivata all’80%, ma quasi. Ma anche se fosse arrivata al 20- 30 %, mi domando: è possibile che la salute dei cittadini possa essere demandata ad un calcolo ragionieristico, che insomma possaessere demandata ad una percentuale che non ti impone la legge ma che si impongono gli uffici? L’igiene pubblica di una città può essere demandata ad un dirigente, ad un funzionario, ad un direttore generale senza che ci sia ragionevolezza e buon senso nell’affrontare il problema?”. Domande certamente retoriche, che hanno lo scopo anche di rafforzare l’agire politico dei sindaci dell’Ato che, racconta Falcomatà, hanno provato a chiedere ai gestori degli impianti di bypassare la Regione, assumendosi tutta la responsabilità della questione rifiuti. La risposta è naturalmente negativa. E non poteva essere altrimenti. “Abbiamo un rapporto diretto con la Regione e vogliamo continuare così, ci hanno risposto, visto che la legge regionale sui rifiuti non prevede “filtri” tra gli Enti locali e i soggetti che gestiscono gli impianti”. Ma la denuncia del sindaco della Città Metropolitana diventa allarmante e al tempo stesso grottesca, quando lo stesso si domanda: “Perché le altre province continuano a conferire in discarica? Sono più bravi e virtuosi di noi? Certamente no, ma se lo chiedete a me non vi so dare una risposta”.

Non si è capito che siamo sull’orlo di una crisi ambientale”

“Oggi solo noi abbiamo i cancelli chiusi all’arrivo dei camion in discarica. Crotone, Catanzaro e Cosenza scaricano tranquillamente, e addirittura scaricano anche sul nostro territorio. Il rischio – sottolinea con forza Falcomatà – è generare una guerra tra poveri”. Il senso del discorso del primo cittadino è presto spiegato dalle immagini che lui stesso mostra alla platea con i sindaci della provincia che cercavano di bloccare i camion carichi di rifiuti provenienti da Cosenza. “Adesso qualcuno ci spieghi cosa sta succedendo” ha incalzato Falcomatà, puntando il dito sulle norme che regolano il settore: “La legge regionale è una legge scritta con i piedi, che non prevede un filtro tra i gestori degli impianti e i comuni – ha sottolineato guardando alla Puglia che ha creato un’agenzia ad hoc per fare da filtro nei rapporti con i comuni -. Si è deciso di scaricare sulle città 50 anni di assenza di programmazione. Invece, oggi, la città metropolitana potrebbe essere il territorio più autonomo ed efficiente, di tutta la regione e credo anche del mezzogiorno, sul tema della gestione degli impianti di smaltimento e sul tema dell’economia circolare”.

Da qui un’altra accusa alla Regione e alla sua burocrazia, rea di non aver ancora avviato il completamento della discarica di Melicuccà: “E’ stata dissequestrata, ma se si domanda quanto ci vuole pervederla riattivata, la risposta è sempre ‘due anni’, ma il problema è che non sappiamo quando sarà l’inizio. Quell’impianto è importantissimo perché consentirebbe anche lo smaltimento dei fanghi che ci aiuterebbero in tema di depurazione delle nostre acque e dei nostri mari”.