Calabria, percepisce lo stipendio per 15 anni senza mai andare al lavoro

Nessuna traccia nei tabulati dell'assenteista seriale che ha collezionato stipendi per oltre 500 mila euro senza recarsi sul posto di lavoro

Pur percependo lo stipendio per oltre 15 anni non si sarebbe mai recato sul posto di lavoro per svolgere il servizio per il quale era retribuito. La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini nei confronti di un presunto assenteista seriale dipendente dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio, Salvatore Scumace, di 66 anni e dei suoi superiori che non avrebbero adottato provvedimenti nei suoi confronti.

L’assenteista seriale e le indagini della Guardia di Finanza

Secondo quanto riportato da Ansa Calabria, le indagini della Guardia di finanza hanno portato all’iscrizione a vario titolo sul registro degli indagati di sette, compreso Scumace, tra dipendenti, funzionari e dirigenti dell’Ospedale, per abuso d’ufficio, falso ed estorsione aggravata.

Gli accertamenti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno consentito di rilevare che l’uomo già in organico all’Azienda, nel 2005 era stato assegnato al Centro Operativo Emergenza Incendi dell’ospedale catanzarese ma, per quanto ricostruito attraverso l’esame dei tabulati di presenza, dei turni di servizio e delle testimonianze di alcuni suoi colleghi e superiori, pur percependo la retribuzione (per più di 538.000 euro complessivi), per oltre 15 anni non si è mai recato in servizio.

Per raggiungere tale obiettivo Scumace avrebbe fatto ricorso, tramite intervento di terze persone, anche a condotte estorsive. Nel 2005, secondo quanto ricostruito dalle indagini, “una persona molto distinta” si era senza preavviso nell’ufficio della responsabile del C.O.E.I. (oggi in congedo ed estranea alle indagini) e, operando velate ma inequivocabili minacce all’incolumità sua e dei suoi familiari, l’avrebbe costretta a non segnalare le condotte assenteiste di Scumace. Circostanze che si sarebbero ripetute in seguito quando sia Critelli subentrato come responsabile del C.O.E.I, che i due dirigenti pro tempore dell’Ufficio Risorse Umane (Prejanò e De Vito) avrebbero omesso di adempiere ai controlli.

Fonte: Ansa Calabria