Talenti Reggini, Tommaso Labate: ''Da sempre e per sempre calabrese"

di Pasquale Romano - "Predisposizione, capacità e

di Pasquale Romano – “Predisposizione, capacità e doti intellettuali rilevanti, spec. in quanto naturali e intese a particolari attività”. Le definizione di talento come un vestito sartoriale calza alla perfezione su Tommaso Labate, che dalla Calabria è partito subito dopo il Liceo. Destinazione Roma: come bagaglio solo una vocazione, quasi ‘religiosa’, verso il mestiere di giornalista.

‘Talento Reggino’ è un connubio sincero, reale, se alle qualità professionali si unisce il legame intenso che lo lega alla Calabria. “Avverto di non essermene mai andato, c’è un filo invisibile che mi lega alla mia terra. E ci torno sempre, appena possibile”, dichiara ai microfoni di Citynow il giornalista del ‘Corriere della Sera’ e ‘La7‘.

Il potere brutale della gavetta, totale abnegazione e la consapevolezza di non volere alternative. Cosi Tommaso Labate, arrivato nella capitale, ha saltato a piè pari scuole di giornalismo e Università ad esso dedicato, mentre consegue una laurea in scienze politiche, passando direttamente ad uno stage presso ‘Il Riformista’. Correva l’anno 2004…: “Evidentemente un pò di talento c’è, ma riconosco di essere stato molto fortunato -rivela sincero- in quel periodo storico era possibile avere speranze concrete. Oggi ragazzi molto più competenti e talentuosi di me non hanno le stesse possibilità, emergere è maledettamente più complicato”.

Cresciuto a Marina di Gioiosa, in una casa “a 20 metri dal mare”, Labate ha sempre voluto fare il giornalista, mestiere non semplice che è andato coraggiosamente ad inseguire a Roma. “Se no avrei potuto fare soltanto il pescatore, da amante del mare, o il ferroviere come mio nonno che lavorava a Reggio Calabria – racconta divertito il giornalista reggino prima di tornare serio – Se sogni di fare il giornalista a livelli importanti non hai alternative, devi trasferirti nelle grandi realtà e misurarti con un nuovo mondo”.

Anche se oramai presenza fissa sugli schermi (grazie alla conduzione del programma Fuori Onda su La7 e di #CorriereLive, approfondimento trasmesso in streaming sul sito del Corriere della Sera) Labate si sente romanticamente ancorato al giornalismo che vede l’inchiostro imprimere la carta. “Da sempre la mia ambizione era quella di lavorare nei giornali, ed arrivare al ‘Corriere della Sera’ è stato un punto di arrivo. La televisione invece è arrivata per caso, non l’ho mai inseguita”.

Internet e social network negli ultimi anni hanno sensibilmente mutato scenari e contorni del modo di fare giornalismo e fruire dello stesso. “Siamo all’interno di un paradosso. Abbiamo una società vogliosa quantomai di essere informata, ma non riuciamo a sfruttare in modo adeguato questa miniera d’oro. Le bufale che proliferano sul web? E’ un male di questi tempi, ma il ‘patacchismo’ non durerà in eterno, presto o tardi sarà sconfitto e svanirà”.

Nei confronti di chi vuole affacciarsi al mestiere di giornalista, Labate ha due consigli in particolare da dispensare: “Credere sempre di potercela fare, ma solo se la si sente come una vocazione inestirpabile, perchè ne serve molta. L’autorevolezza di un giornalista credo sia la cosa più preziosa, da preservare con cura. Serve tanto tempo per costruirla e un secondo a distruggerla”.

Autorevolezza che, da appassionato tifoso nerazzurro, probabilmente non avrebbe avuto come giornalista sportivo…: “Credo sarei stato un pessimo professionista, causa attaccamento viscerale all’Inter. Per diversi anni, da abbonato, ho seguito le gare interne a S.Siro. Causa impegni adesso la seguo in modo più distaccato, speriamo bene per la gara di domani contro la Juventus”, sospira.

‘House, Home’. Il giornalista reggino usa la distinzione che inglesi fanno dei termini ‘casa’ e ‘abitazione’ per esemplificare il rapporto tra la sua terra e quella adottiva. “A Roma sto bene ma io sono e mi sento calabrese, ho il senso di appartenenza dei miei conterranei. Mi manca la quotidianità di Marina di Gioiosa, incontrare volti conosciuti, salutare persone che conosci da una vita. Credo e spero di poter vivere la mia vecchiaia in Calabria, al mare, dove sono nato e cresciuto. Ad arrivarci a quell’età… (ride, ndr)”.

Gli anni del Liceo, frequentato a Locri, il periodo magico e irripetibile nel percorso esistenziale di Labate. Un’adolescenza senza traumi, spensierata, la bellezza dei luoghi che la Calabria offre. “Non vengono sfruttati a dovere? E’ un luogo comune che nasconde un fondo di verità. Da noi abbonda la mano di Dio, o comunque soprannaturale, mentre scarseggia quella dell’uomo. Las Vegas, come tanti altri luoghi, sono l’esatto contrario. Paradisi costruiti sul nulla”.

Dove abbonda la mano dell’uomo purtroppo, è nel malaffare che quotidianamente viene scoperchiato dalla magistratura. ‘Ndrangheta e affari illeciti legati alla politica piovre che rischiano di soffocare la Calabria…: “L’eccessiva vicinanza ha creato una commistione velenosa, che come un virus richia di infettare anche le mele che non sono marce. Allentare questi tentacoli è un obiettivo che bisogna raggiungere, e se guardo al futuro sono ottimista. La Calabria sforna talenti in continuazione, vedo un’energia positiva e voglia di reagire”.

Il futuro è nelle mani delle nuove generazioni, deputate a raccogliere il testimone di un’epoca difficile. “La realtà è complicata perchè invece di sconfiggere la criminalità organizzata, ques’ultima ha infettato anche il resto d’Italia. Sono d’accordo con il procuratore Gratteri quando dice che il riscatto deve partire dalle scuole. La ‘Ndrangheta non si sconfigge con l’esercito ma con la cultura“.