Terme Romane di Reggio Calabria in un progetto di sperimentazione e conservazione

Le attività inizieranno alla fine del mese di febbraio, con monitoraggio stagionale

Il sito archeologico delle Terme Romane di Reggio Calabria sarà oggetto di una sperimentazione che avrà l’obiettivo di testare l’efficacia di materiali innovativi per la pulitura delle patine biologiche del mosaico pavimentale nonché la sperimentazione di coatings protettivi idrorepellenti.

“La conservazione del nostro Patrimonio Culturale rappresenta la finalità alla base dell’attività di tutela e di valorizzazione che l’Amministrazione sta portando avanti con risultati apprezzabili e soprattutto a costo zero, grazie al coordinamento delle attività da parte dell’Assessorato – Servizio tutela e valorizzazione del Comune di Reggio Calabria, ed all’interesse vivo dimostrato dagli operatori culturali che non hanno mai fatto mancare il supporto sia con proposte che con progetti di valorizzazione” dichiara l’assessore Irene Calabrò nel presentare il protocollo d’intesa che è’ stato siglato tra l’Università degli Studi di Salerno – Dipartimento di Chimica e Biologia “A. Zambelli”, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia ed il Comune di Reggio Calabria.

“Gli interventi di tutela sono il frutto di una coerente, coordinata e programmata attività di studio e ricerca condivisa con la Soprintendenza. Ma il valore aggiunto di progetti come il recupero del mosaico delle Terme romane, che sta per essere avviato – afferma Calabrò –è dato dal coinvolgimento delle Università capaci di tradurre in concreta opportunità operativa la formazione teorica dei propri studenti”.Il progetto contribuisce alla salvaguardia del patrimonio archeologico del centro romano di Rhegium e si svilupperà secondo le seguenti attività:

* Analisi dello stato di conservazione e delle forme di alterazione dei materiali costituenti i frammenti del mosaico pavimentale selezionati e le porzioni lapidee oggetto della sperimentazione;
* Indagini conoscitive dei materiali lapidei, dei prodotti di degrado e loro caratterizzazione;
* Applicazione, mediante diverse metodologie, di formulati innovativi su porzioni di sacrificio dei materiali scelti e loro monitoraggio nel tempo;
* I risultati della sperimentazione verranno riportati all’interno di una relazione tecnica di fine lavori e consegnata ai contraenti la Convenzione.

Lo studio è incentrato su sistemi basati su polimeri nanoporosi, in grado di rilasciare molecole naturali antimicrobiche, e su composti intercalati ed esfoliati a base di argille, in grado di rilasciare molecole biocide ioniche. Una ricerca che aiuterà a rallentare i processi di degrado dei resti archeologici.

Le attività inizieranno alla fine del mese di febbraio, con monitoraggio stagionale, nell’ambito dello studio “Sviluppo e applicazione di materiali a rilascio controllato per la conservazione e il restauro dei beni culturali” – condotto dalla dottoranda Chiara Gallo, seguita nel percorso di ricerca dalla Prof.ssa Paola Rizzo ed il co-tutor Prof. Gaetano Guerra dell’Università di Salerno e dal Prof. Mauro Francesco La RussaCo-tutor esterno dell’Università della Calabria e dalla Restauratrice, dott.ssa Anna Arcudi docente a contratto dell’Università della Calabria.