“C’è la finanza, accendete i monitor”: così nella clinica si giustificava il reparto fantasma

Pazienti con patologie ordinarie venivano collegati alle apparecchiature del "reparto Utic" poco prima del controllo dei militari

Sant'Anna Hospital

Strumentazioni accese solo in occasione dei controlli, pazienti ordinari monitorati con attenzioni da terapia intensiva da esibire alla visita delle fiamme gialle, infermieri trasferiti in massa da un reparto vero (cardiochirurgia) a uno (quello di Utic) vero solo sulle fatture commissionate al servizio sanitario regionale: nello scandalo sulle presunte irregolarità scoperte dalla Procura di Catanzaro sulla clinica Villa Sant’Anna, c’è tutto il campionario di assurdità burocratiche-amministrative che hanno contribuito a rendere la Calabria uno dei territori meno sicuri sul piano dell’assistenza sanitaria.

IL REPARTO FANTASMA

Al centro dell’indagine della guardia di finanza – che ha riscontrato irregolarità per circa 10,5 milioni di euro finite sul groppone del sistema sanitario – due stanzette al terzo piano della clinica privata di Catanzaro. In teoria, in quelle due stanze di fianco al reparto di cardiochirurgia, dovevano esserci 5 letti destinati alla terapia intensiva coronarica, con tanto di medici e infermieri capaci di tecniche specifiche. Ma, a leggere le carte dell’indagine, quel reparto semplicemente, non esiste. Dalla relazione predisposta dal consulente della Procura, che era presente al momento della perquisizione delle fiamme gialle all’interno della struttura, si legge che «i locali asseritamente destinati al reparto Utic non sono ma stati utilizzati in concreto per fornire prestazioni sanitarie di terapia intensiva cardiologica, venendo regolarmente impiegati per degenze normali, in quanto i pazienti cardiologici più gravi venivano abitualmente ricoverati nel reparto di terapia intensiva ordinaria».

Oltre a questo poi, si legge ancora nelle carte quegli stessi locali «anche volendo non sarebbero comunque stati idonei da un punto di vista dimensionale e tecnologico, ad erogare prestazioni sanitarie di tipo Utic».

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A fronte di sofisticati sotterfugi amministrativi per giustificare un reparto che in effetti non esisteva, la risposta della direzione della clinica di fronte all’inaspettata visita della guardia di finanza – che si materializza negli uffici amministrativi nel febbraio dello scorso anno – è invece dal sapore molto più grossolano e si tinge con i colori del teatro dell’assurdo, con alcuni malcapitati pazienti che, nonostante fossero ricoverati con patologie ordinarie, vengono collegati alle apparecchiature appena prima che i militari possano visitare le stanzette in cui sono ospitati.

«Ho ricevuto una telefonata da parte dell’amministratore delegato – racconta agli investigatori la coordinatrice del reparto di cardiologia – che mi ha comunicato che era in corso un’ispezione in relazione all’unità utic. Ho comunicato alla signora Frontera che avrebbe dovuto inviare un tecnico in quanto io non avevo mai visto acceso né i monitor allocati sui vari posti letto né il controller centrale. Dopo poco è arrivato un tecnico il quale si è adoperato per accendere tutto e poi è andato via».

Circostanza confermata anche da uno dei dottori presenti nella clinica durante l’ispezione dei militari:

«Prima del vostro intervento – racconta il dottore agli inquirenti – i monitor allocati sui posti letto e la consolle del controller centrale non erano mai stati accesi ed utilizzati per un monitoraggio costante dei pazienti. All’atto del vostro primo accesso infatti ho trovato tali apparecchiature accese ed i pazienti sottoposti a monitoraggio sebbene non necessitassero di tale intervento essendo degenti ordinari».

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