Viaggio/reportage di Repubblica su Reggio: "Lo Stato ha sempre fatto grandi promesse senza mai mantenerne una"

Dall'analisi di Rizzo ne esce fuori una Reggio sommersa dalle inchieste giudiziarie ed abbandonata dallo Stato tra 'ndrangheta, disoccupazione e fuga dei giovani

Reggio in primo piano sulle pagine di Repubblica.

Il viaggio/reportage, a firma di Sergio Rizzo, descrive il paradosso di una città condannata e ‘maledetta’, abbandonata, come il resto del Sud, dallo Stato centrale.  Una città fatta di ‘ndrangheta, malaffare e cattiva amministrazione. Una città fatta però anche di arte, bellezze naturali ‘abbaglianti’ impreziosite dallo Stretto di Messina.

“Una continua contraddizione lunga centinaia di anni che si trascina dal 1869 quando – scrive Rizzo – le prime elezioni comunali vennero annullate dal governo perchè condizionate da un’organizzazione di stampo mafioso, la Setta degli accoltellatori”.

A distanza di 150 anni, la storia della già nota Multiservizi condanna nuovamente la bella Reggio coinvolgendo professionisti e politici contigui alle cosche.

“Impossibile non ricordare come sette anni fa il consiglio comunale di Reggio è stato sciolto proprio per quelle ‘contiguità’. Nè che l’ex sindaco Scopelliti, poi governatore calabrese, condannato a 4 anni e 7 mesi per fatti accaduti durante la sua amministrazione, è ora indagato nella stessa inchiesta. E’ lui che ha spento la luce accesa da Italo Falcomatà che non si è mai arreso (riuniva la giunta intorno al letto d’ospedale)”.

Sergio Rizzo riepiloga i fatti del 1970 con la rivolta di Reggio Calabria al grido ‘Boia chi molla“, per poi affrontare la questione tutta meridionale sul tema del lavoro.

“A mezzo secolo dalla rivolta e a tre decenni dal decreto (Reggio), i giovani senza lavoro superano anche il 60% con il datore più importante rappresentato dal Comune”.

E poi c’è il paradosso Hitachi e quello del Porto di Gioia Tauro.

“C’è la Hitachi, è vero, che occupa qualche centinaio di persone. Ma è un altro paradosso estremo, una fabbrica di treni modernissimi nell’area metropolitana meno servita dai treni in tutta Europa. E i pochi treni che arrivano sono vecchi come il cucco. C’è anche il porto di Gioia Tauro, è vero – continua Rizzo – Che purtroppo finisce sui giornali più per i sequestri di cocaina che per altro. Eppure potrebbe diventare lo scalo più importante del Mediterraneo adeguando la ferrovia, bonificando il territorio e facendo partire la ZES…”

Dal 2015 Reggio Calabria ha perduto oltre 3.500 abitanti. I dipendenti del Comune ad oggi sono 830 contro i 1.697 previsti. Sergio Rizzo ricorda anche il fallimento dell’azienda sanitaria reggina, sciolta per infiltrazioni mafiose e i 200 milioni di euro di debito in eredità all’attuale amministrazione.

“La cura è lunga – spiega Falcomatà a Repubblica – Se sei costretto dalle norme a lasciare intatto l’apparato amministrativo, cambiare le cose è difficile…Le risorse straordinarie, come i fondi comunitari, hanno sostituito i trasferimenti ordinari. Senza quelli ad esempio non avrei potuto riaprire i tre asili comunali o fare qualche intervento nelle periferie”.

Dall’analisi di Rizzo ne esce fuori una Reggio sommersa dalle inchieste giudiziarie ed abbandonata dallo Stato.

“Può un Paese sviluppato lasciare un’area di 600 mila abitanti  priva di collegamenti civili?”

Il reportage di Sergio Rizzo su Reggio Calabria continua sulle pagine di Repubblica.

NUMERI IN CALABRIA

21,6% – Il tasso di disoccupazione in Calabria, oltre il triplo più alto della media europea.

18.500 – Il reddito medio annuo della famiglie in Calabria, 10 mila in meno di quella italiana.

1.807 – La spesa media della famiglie in Calabria contro i 2.564 di quella italiana.