Carmen Consoli conquista il Rendano raccontando sé stessa, le sue tradizioni, il suo essere donna – FOTO
27 Febbraio 2016 - 19:08 | di Vincenzo Comi

di Anna Biasi – Come un mago tira fuori dall’asta del microfono plettri bianchi che lancia come un delicato fiore, per dedicarsi all’arpeggio. Sul palco sembra inizialmente silenziosa, dedita solo a cantare con Sud est e San Valentino, e poi accenna un timido “Buonasera”, si alza il sipario e mostra l’orchestra.
Ha i capelli raccolti Carmen Consoli, una camicetta a fiori colorata, una gonna longuette di pelle nera, la chitarra e come sempre i tacchi. Ma la Consoli è tutt’altro che silenziosa. Al teatro di Rendano a Cosenza, racconta sé stessa, racconta le sue tradizioni, il suo essere donna del Sud e le storie sagge della nonna Carmelina.
Parla dell’enorme difficoltà che s’incontrano in gioventù, quando ci si innamora disperatamente di qualcuno e non si è corrisposti. È difficile superare l’abbandono, passare attraverso la poca stima verso se stessi. “Oggi non rimpiango la mia giovinezza, la mia adolescenza – dice con dolcezza – mi sento abbastanza equilibrata. Ricordo tutti questi momenti, come si dice a Catania, di inturciniamenti interiori…chissà se mi pensa… chissà se non mi pensa… chissà cosa sta facendo adesso… e soprattutto ricordo che si diventava alternativi, perché con un’esperienza forte, traumatica, era necessario rispondere e reagire con cambiamenti bruschi. Che ne so, uno diventava anarchico, una vegetariana, uno seguiva filosofie strambe perché doveva essere molto strano, però tutto quanto era mirato per vedere se si riusciva a suscitare l’interesse della persona amata, – dice in dialetto siciliano – praticamente non serviva a niente. Alla fine, però, la primavera è un dato di fatto, perché ogni volta che arriva la primavera ci stupisce, Ecco! Questa canzone è sullo stupore, è per una primavera che arriva, che è anche rinascita”. E canta il Pendio dell’abbandono, tratto dal suo ultimo album l’abitudine di tornare.
Un concerto fatto di suoni, parole e tantissime piante, tracce di una natura che irrompe nella quotidianità.
Carmen Consoli, con la sua forte presenza scenica e la sua musica, con una scaletta che alterna i brani dell’ultimo album con i suoi grandi successi come Pioggia di aprile, Mandaci una cartolina, Aaa cercasi, l’eccezione, l’ultimo bacio o in bianco e nero e l’arrangiamento meraviglioso di fiori di arancio, ha stupito tutti. Anche lo stesso promoter Ruggero Pegna ringrazia il pubblico cosentino per la partecipazione e il grande calore con cui ha seguito questo evento. “Ringrazio – ha detto ancora Pegna – l’ex Assessore Rosaria Succurro e Franco Falcone, direttore del Teatro, per la loro preziosa collaborazione”.
Bellissimo, poi, il momento in cui posa la chitarra per guarda l’alba.
Con voce tenera prima di introdurre la notte più lunga parla degli scenari di disgrazia, riflette e si arrabbia perché noi occidentali abbiamo promesso la salvezza e la democrazia, la libertà e la felicità. “Questa gente – dice la Consoli – oggi ci crede. Abbiamo rimescolato le loro carte, spodestando dittatori senza scrupoli e sventolando il vessillo della libertà, lasciandoli con una promessa di felicità, di gioia, di serenità. Ebbene questa gente oggi, bussa alle nostre porte, il resto lo sapete”.
È magnifica con i suoi passettini avanti e indietro sul palco a ritmo di musica, lei è come una Venere in una perturbazione atlantica.
Abilissimi tutti i musicisti nelle oltre due ore di concerto. Un complimento va sicuramente fatto alla bravissima Elena Guerriero che l’ha accompagnata al pianoforte in Non volermi male.
Non mancano i ringraziamenti a Massimo Roccaforte alla chitarra, suo amico di sempre, Roberto Procaccini, affermatissimo tastierista romano, Fiamma Cardani alla batteria e Luciana Luccini al basso, Adriano Murania, eccellente polistrumentista e primo violino del Teatro Bellini di Catania, Valentina Ferraiuolo, tamburellista del progetto le Malmaritate e Claudia Della Gatta, violoncellista avvezza alle incursioni teatrali: “Le quote rosa dunque superano di gran lunga le quote azzurre. Dovremmo affrontare questa problematica, ma sicuramente questo Governo farà di meglio per aumentare le quote azzurre in Italia” dice scherzando dietro le quinte, post concerto.
Racconta il mito di Orfeo ed Euridice (perché secondo lei Ade è siciliano) e poi canta Orfeo e Sincronia imperfetta. Ricorda sempre alle donne di vivere con “Dignità dignità e dignità” e “chi non accetta non merita” come diceva sempre la cara nonna.
Parole di burro in una versione acustica, movimentata dai battiti di mani della platea e geisha accompagnata dal tamburello e chitarra, sincronizzata con gli effetti di luci, fanno prolungare gli applausi.
Sul finale questa piccola magia. Questa piccola magia non è un sogno, non è una spietata chimera e quasi comincio a credere che la felicità abbraccerà questa vita. E penso di sentirmi confusa e felice. Grazie Carmen.





