A Reggio la manifestazione pro-Palestina, Alecci: ‘Siamo al punto di non ritorno’
"C'è molto da fare e dipende anche da noi, dal livello di partecipazione, da quello che la gente farà anche a livello di scelta individuale nei supermercati e in cabina elettorale" le parole di Alecci
05 Settembre 2025 - 08:52 | di Redazione

“È una situazione di non ritorno, ma questo dipende dalla società civile, e in particolar modo dalla classe politica che è stata eletta da questa società. Non dimentichiamoci che i nostri rappresentanti istituzionali e politici devono rispondere alla sovranità popolare, e senza dubbio non lo stanno facendo”.
Inizia così l’intervista ai microfoni di CityNow con Simone Alecci del coordinamento Pro-Palestina e rappresentante dell’ANPI sezione Condò di Reggio Calabria.

Siamo in piazza Italia, tra Prefettura, Comune e Città Metropolitana, dove i cittadini reggini hanno deciso di manifestare la propria solidarietà e il proprio sostegno al popolo palestinese.
“Oggi – prosegue Alecci – la maggioranza della popolazione europea e italiana, purtroppo non quella israeliana per il momento, è fortemente contraria a questa complicità nel genocidio israeliano. E ricordiamo anche che il governo Meloni ha, in sede di discussione nell’Unione Europea, impedito, insieme a Germania e Ungheria, che si promuovessero delle posizioni anche solo di sospensione degli accordi tra l’Unione Europea e Israele”.

“Quindi c’è molto da fare, il punto di non ritorno dipende da noi, dipende dal livello di partecipazione, dipende da quello che la gente farà anche a livello di scelta individuale nei supermercati, dipende da quello che la popolazione italiana farà in cabina elettorale. La classe politica è comunque oggetto di un’elezione, anche quando ci sono migliaia, milioni di astenuti, vengono eletti dei politici, dei partiti al governo che purtroppo stiamo vedendo hanno queste posizioni che sono inaccettabili”.
“Starà a noi – conclude Alecci – creare tutte le condizioni affinché ci sia un punto di ritorno, il punto di ritorno è che si applichi la giustizia internazionale e che si ponga fine non solo al governo Netanyahu, ma all’ideologia sionista nel suo insieme, che è un’ideologia fondata sull’occupazione di un territorio con presupposti a volte storici, a volte religiosi, ovviamente faziosi, ovviamente strumentalizzati. Ed è un’ideologia molto pericolosa, che sta producendo quello che oggi è il genocidio a Gaza”.