Domenico Mallamaci, amministratore delegato di Castore (ancora per poco), rompe il silenzio dopo la revoca firmata dal sindaco Falcomatà. Lo fa con toni misurati, ma senza nascondere sorpresa e amarezza per una decisione che arriva – dice – nel momento meno opportuno per la società partecipata.
Mallamaci parla di una scelta inattesa, che giudica difficile da comprendere anche alla luce del percorso avviato negli ultimi anni.
«Non mi piace entrare in questioni politiche – spiega – ma se davvero si tratta di un repulisti, e ne ha tutta l’impressione, arriva in un momento complicato per la società. Lascia l’amaro in bocca a me e agli altri componenti del Consiglio. Queste situazioni non si dovrebbero creare».
L’ex amministratore ricorda il mandato ricevuto, sottolineando come non vi fosse alcun legame politico alla base del suo incarico.
«Sono stato chiamato a guidare Castore per le mie capacità professionali e per l’esperienza maturata in altre aziende del settore. Nessuno mi ha chiesto sostegni o impegni elettorali. In questa funzione logiche del genere non mi appartengono. Vorrei che si parlasse dei risultati, non di piccolezze politiche».
Mallamaci rivendica i traguardi raggiunti nella gestione della società: perdite azzerate, bilanci riportati in equilibrio e un fatturato che – secondo le sue stime – avrebbe superato i 10 milioni di euro nel 2025.Abbiamo risanato le perdite degli esercizi precedenti. Siamo in chiusura di bilancio con oltre 10 milioni di euro di fatturato. Abbiamo ottenuto la certificazione del sistema qualità e siamo riusciti a introdurre un premio di produzione per gli operai grazie a relazioni sindacali sempre positive».
Un passaggio lo dedica anche agli investimenti effettuati senza ricorrere a finanziamenti esterni.
«Quest’anno abbiamo investito circa 450-500 mila euro in nuovi mezzi, utilizzando il bilancio comunale. Tra questi anche la tappabuche che vedremo presto in funzione nelle vie della città e della Città Metropolitana».