Mimmo Gangemi: “Il Giudice Meschino è stato un veicolo pubblicitario importante. Abbiamo mostrato la faccia bella di questa splendida terra.”
10 Luglio 2014 - 17:42 | di Redazione
di Vincenzo Comi -“Aver visto una mia opera diventare fiction televisiva è per me una grande soddisfazione.“Sono le parole di Mimmo Gangemi, autore de “La signora di Ellis Islanda”, “Il giudice meschino”, “Il patto del giudice” e numerose altre pubblicazioni, protagonista nella serata di mercoledì del primo incontro organizzato dal Centro Internazionali Scrittori della Calabria presso il Chiostro della chiesa di San Giorgio al Corso, moderato dal giornalista Tonio Licordari. Al centro del dibattito la fiction ‘Il Giudice Meschino’ . La miniserie, tratta dal libro di Mimmo Gangemi, è stata interamente girata a Reggio Calabria e Messina.“Sono contento del successo che ha avuto lo sceneggiato – afferma Gangemi – Ovviamente sono due forme d’arte differenti con tempi, modalità e particolarità diverse. Per questo l’autore non può essere mai soddisfatto pienamente di come il proprio narrato viene trasferito in tv.”La sceneggiatura ha voluto esaltare le bellezze storiche e paesaggistiche del territorio reggino. Il lungomare, il corso Garibaldi, gli edifici del Palazzo del Tribunale, il Palazzo della Provincia di piazza Italia e l’ex Monastero di Sales in via Reggio Campi hanno ospitato le telecamere che hanno girato la miniserie Tv.“Ho collaborato molto per la realizzazione della miniserie tv ed ero tutti i giorni sul set dietro il regista. Conoscendo ogni virgola del mio racconto e leggendo poi la sceneggiatura inizialmente ero un po’ scioccato ma a volte ci sono differenze inevitabili. Essendo Reggio Calabria una città con vocazione al turismo – continua lo scrittore Gangemi – abbiamo voluto mostrare la faccia bella di questa splendida terra e una fiction come ‘Il Giudice Meschino’ è stato un veicolo pubblicitario importante.”Il romanzo nasce dalle dichiarazioni di un pentito di mafia relative a sotterramenti di scorie radioattive in Aspromonte. Dopo, procede in assoluta fantasia.“La storia che racconto, che tratta di scorie radioattive, è un ‘opera di fantasia sebbene agganciata alla realtà. Con la miniserie è diventata drammaticamente vera, ancora più triste di come è stata raccontata in tv. La fiction, più del romanzo, ha anche mostrato aspetti negativi che purtroppo esistono in Calabria. Sia il libro che la serie hanno svolto un lavoro di denuncia. E’ inutile nasconderci o nascondere all’Italia i problemi che questa terra ha – spiega Mimmo Gangemi – Rivelare questo tipo di problemi è un modo per guardarsi davanti allo specchio cercando di mutare situazioni che certamente non ci fanno onore. Non voglio trasmettere messaggi educativi. Racconto per un istinto narrativo. Assecondo solo il mio istinto di scrivere. La chiave di lettura ed il messaggio che inconsciamente l’autore ha voluto dare appartengono solo al lettore.”Gangemi è ingegnere civile e ingegnere clinico, già dirigente dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, dagli anni ’90 ha iniziato a coltivare il suo più grande hobby, quello per la scrittura. Ad ottobre uscirà nuovamente, sulla base di una nuova tecnica, il suo primo libro ‘Un anno di Aspromonte’ pubblicato da ‘Rubbettino’.Presenti all’incontro promosso dal Cis anche la prof.ssa Mila Lucisano, la prof.ssa Francesca Paolino la prof.ssa Emilia Serranò Degli Espositi il prof. Nicola Petrolino ed il giornalista Tonio Licordari.“Mimmo Gangemi ha avuto la grande popolarità nel pubblico che non legge i libri – spiega Licordari – Per chi invece è amante della lettura Gangemi era già un noto autore. Ha scritto otto romanzi dal 1995 ad oggi. La narrativa di Gangemi lascia sempre il segno. Otto romanzi che sono diventati sempre più famosi grazie a trame avvincenti e una narrativa entusiasmante.”